Scusate il larghissimo ritardo, ma è stato dovuto a cause esterne alla buona volontà del sottoscritto. Semplicemente il mio computer è morto di vecchiaia dopo una lunga e penosa malattia che l’ha portato prima alla sparizione del suono, poi all’impossibilità di connettermi ad Internet ed infine è regredito fino al punto da ricordare HAL in Odissea 2001, in quanto ha progressivamente dimenticato di parlare in italiano e l’ultima volta che l’ho acceso si è materializzata l’agghiacciante scritta: “No operating system”. Chiaramente era ovvio che avrei dovuto comprarne un altro e eravamo d’accordo con mio fratello, esperto in materia, che saremmo andati a farlo assieme, ma lui è stato a lungo tempo costretto a casa a causa dei fastidiosissimi effetti del post-Covid. Alla fine siamo riusciti a fare le compere giuste e ora sono finalmente collegato di nuovo al mondo informatico.

Un intervento solo per indire anche ufficialmente la sconvenscion n.? (qualcuno ha circa un’idea di quale possa essere? – per me siamo già oltre le 25, tanta roba) del prossimo sabato 23 novembre. Stavolta torniamo nel goriziano in un ristorante, visto che di osmice buone, ma soprattutto spaziose, di questi tempi ce ne sono molto poche, se non che proprio non ce sono. Appuntamento dunque Da Andrea in pieno centro di Doberdob-Doberdò Del Lago, dove siamo già stati, ma quella volta eravamo in un agriturismo ai margini del paese. Stavolta siamo in pieno centro. Il posto si raggiunge uscendo dall’autostrada a Redipuglia (se uscite dal Lisert fate un giro attorno al didietro con la mano sinistra per raggiungere la tasca destra, come dicono gli sloveni) e poi seguendo le istruzioni stradali. La buona notizia è che per arrivarci non ci sono più di 5-6 km, la cattiva è che si tratta di strade secondarie, per cui chi ha un navigatore è molto meglio messo.

Il ristorante ha un suo sito (oltre che uno spazioso parcheggio per gli avventori), ovviamente, con tanto di mappetta, per cui non dovrebbero veramente esserci problemi. Inizio dei lavori all’ora solita, da poco oltre mezzogiorno (per la cronaca io partirò da casa alle 12 e per arrivarci ci metto circa 25 minuti) fino all’oltranza serale per i locali che sono vicini a casa. Ci vediamo.

Salve a tutti. Mi scuso per il prolungato silenzio, dovuto ad un accumularsi di cose. La prima è il fatto che sono stato abbastanza impegnato, soprattutto nei fine settimana, con le mie trasferte promozionali, nelle quali sono stato peraltro trattato in modo regale e ringrazio veramente di cuore tutti quelli che mi avete ospitato. Il problema è che, come scritto nel pezzo precedente, ho dovuto cominciare a fare queste trasferte senza essermi prima rimesso del tutto dal malanno che mi aveva fatto ricoverare, per cui è stato un periodo abbastanza faticoso e appena adesso che ho più pace me ne rendo conto. Avevo tutta l’intenzione di scrivere la settimana scorsa, ma nel frattempo il venerdì prima alla fine della serata di Udine, andando a cena, sono inciampato come un idiota in una di quelle micidiali zampette invisibili che tengono in piedi le transenne divisorie per i lavori in corso (e che sono la causa delle più rovinose cadute nelle volate ciclistiche) finendo diritto disteso sul mento. Per fortuna sono carsolino e non ho problemi di osteoporosi, perché se no ora sarei con tutta una serie di chiodi nelle mandibole. Tecnicamente mi sono solo fortemente contuso la mandibola inferiore con un grosso taglio al mento, ma il fatto è che il giorno dopo sono venuti a galla tutti i dolori per le varie contusioni subite anche al costato e sul polso sinistro, per non parlare del fatto che non sentivo le mandibole e non riuscivo a deglutire se non a grande fatica. Insomma una settimana miserevole dalla quale sono per fortuna ora uscito.

Intanto grazie di cuore per gli auguri. Toccando ferro ora come ora sono normale, per cui speriamo che duri. Ringrazio quelli che sono venuti domenica scorsa alla Lovat a Villorba per la presentazione del libro e ringrazio anche per le belle parole quelli che lo hanno letto. Proprio domenica, parlando con pado che, come saprete, oltre a fare il professore universitario ora è anche assessore alla cultura del Comune di Vittorio Veneto, dunque, diciamo così, è “abbastanza” occupato, siamo arrivati alla conclusione che sabato 23 novembre lui potrebbe trovare un buco per venire alla sconvenscion. La data mi sembra molto buona. Voi che ne dite? Scatenate le vostre connessioni social e poi sapetemelo dire.

Letteralmente mi faccio vivo dopo lungo tempo. E’ successo che subito dopo la presentazione del mio nuovo libro al Teatro Miela di Trieste ho avuto un brutto blocco intestinale che mi ha costretto in ospedale per tre giorni e dal quale sono uscito senza subire l’operazione che sembrava necessaria al momento del ricovero. Grazie a Dio sono riuscito ad andare a Pordenone per la presentazione nel palazzetto di Rorai Grande (qualcuno ha notizie di Llandre che pensavo di vedere lì?), per cui le cose stanno andando molto meglio, diciamo del tutto normalmente, anche se sono più o meno costretto a casa a causa di una fastidiosa conseguenza della mia malattia di Crohn, leggi, non so come dire, la necessità di essere più o meno sempre a distanza di sicurezza dalla tazza del bagno.

Avete presente Paperino quando sente la rabbia montargli e si vede il sangue che sale gorgogliando dalla pancia fino in testa e poi alla fine esplode? Ecco, questo è stato il sottoscritto quando ha letto i vostri commenti sul basket olimpico. Come vedete è arrivato il momento per me di parlare di basket e so benissimo che dopo quanto leggerete la percentuale di presenti alla prossima sconvenscion diminuirà drasticamente. Anzi sono molto curioso di vedere in quanti verrete ancora.

Per commentare le Olimpiadi appena finite penso che la cosa migliore sia semplicemente tradurre ancora una volta quanto ho scritto a mo’ di commento finale sul Primorski. Primo, perché penso di aver fatto un buon lavoro, nel senso che ho espresso perfettamente quanto penso veramente e, secondo, perché, dovendo comprimere tutto nel formato di un editoriale sono stato anche sorprendentemente succinto rispetto alla mia classica logorrea. Eccovi dunque:

“Abbiamo archiviato un’altra Olimpiade. Ieri alla fine della cerimonia di chiusura sono stato colto da una deprimente sensazione, pensando al fatto che quella di Parigi è un’altra Olimpiade in meno rispetto a quelle che mi è stato di vedere nella mia vita, e devo confessare che mi si è stretto il cuore.