Giornata di riposo oggi al Tour, di semi-riposo a Wimbledon, visto che Sinner ha giocato ieri, appena domani cominciano le semifinali dell’Europeo di calcio, sono finite le qualificazioni olimpiche del basket e dunque è tempo di mettersi alla tastiera e scrivere qualcosa. Ringrazio Andriz per aver tirato in ballo la faccenda dei polliccioni, ma devo dire subito che si tratta di una cosa della quale proprio non potrebbe fregarmi di meno, tanto che per sincerarmi di cosa Andriz stesse parlando sono dovuto andare a guardare in alto a destra ai commenti, cosa che non faccio per principio. A me interessa solo quanto uno scrive e quello che ne pensano gli altri, ripeto, non potrebbe fregarmi di meno. La cosa, per quanto riguarda Manuel, è ovviamente più che sospetta, visto che in assoluto è uno che commenta, dal mio punto di vista, in modo assolutamente corretto, tanto che sono perfettamente  d’accordo con lui riguardo alla disamina sul risultato delle qualificazioni olimpiche.

Non so cosa succede e perché sia preso di mira. Consulterò Tommaso.

Dovrete perdonarmi, ma devo confessare che in questi giorni la mia attenzione è concentrata sul Tour, anche per ovvie ragioni di tifo personale. Si è chiusa una prima settimana strana, in quanto quello che è in maglia gialla, che si dovrebbe dunque difendere e rintuzzare gli attacchi altrui, va invece all’attacco lui e quelli che gli sono dietro sono quelli che lo francobollano, o meglio gli si attaccano come zecche, come detto ieri dai commentatori sloveni riferendosi a Vingegaard. Adesso staremo a vedere, spero solo che non arrivi il caldo torrido che uccide Pogi, perché il più forte è senza dubbio lui e non vedo proprio, incidenti e bambole a parte, come possa essere battuto. C’è anche un’altra cosa che voglio verificare: tutti dicono che Vingegaard entrerà in forma nell’ultima settimana, cosa che mi lascia totalmente sconcertato. A me, quando facevo l’allenatore, spiegavano che atleticamente bisogna fare grandi carichi di lavoro all’inizio per immagazzinare più energia possibile, lavoro che poi si attenua portando al famoso scarico nel quale si curano l’esplosività e la brillantezza. Ora il povero danese è stato più di due mesi senza neanche poter camminare e dunque mi chiedo che lavoro di carico di base abbia potuto fare. Per me dovrebbe pagare dazio quando la fatica si farà sentire e più che i watt che si producono in corsa sarà importante sapere quanti kilo-joule ci sono ancora di riserva. Se non succederà (cosa che penso prima o poi capiterà anche a Evenepoel, per cui secondo me se tutto va bene ci dovrebbe essere una doppietta slovena sul podio), allora vorrà dire che Vingegaard è un marziano a tutti gli effetti.

Prima del basket ancora due cose sullo sport italiano. Penso che la cosa migliore che lo sport italiano abbia prodotto in questa stagione sia stato il magnifico match, purtroppo già al secondo turno, fra Sinner e Berrettini a Wimbledon. Roba di altri tempi che ha nobilitato il tennis. Veramente complimenti. E poi una breve chiosa su quanto ha scritto Skuer sulla mancanza di commenti alla bonanza di medaglie dell’Italia agli Europei di atletica. Onestamente penso che la mancanza di commenti sia stata ovvia, visto che in ogni anno olimpico i campionati continentali in qualsiasi sport non hanno assolutamente senso. L’appuntamento olimpico è chiaramente l’unico che interessa a tutti quelli che non hanno bisogno di farsi belli per ovvie (e giustissime, sia ben chiaro) ragioni promozionali a casa propria. La domanda che ci si deve fare dopo gli Europei è quanti degli eroi di Roma avranno modo di mettersi in mostra a Parigi? Chiaro che talenti eccellenti quali Furlani e Simonelli (per non parlare della marcia, ma su questo punto preferisco glissare, perché ho idee mie tutt’altro che mainstream) potranno fare molto bene e soprattutto sapranno farlo nei tempi che verranno, ma per ora il massimo livello mondiale è ancora abbastanza lontano. Tamberi e Jacobs? Con tutto il rispetto non saranno sempre Olimpiadi scarse nelle loro discipline come quelle di Tokio. Però non mettiamo limiti alla Provvidenza (forse sarebbe meglio chiamarlo culo). A proposito dove sono quelli che propugnano la razza pura che non deve essere contaminata da gente che viene da fuori, soprattutto se ha una pronunciata abbronzatura, per dirla alla Berlusconi? Io da buon triestino bastardo fino al midollo godo quando vedo quanta bella gioventù esce dalla mescolanza dei geni e posso solo sperare che in futuro questo tipo di mescolanza potrà essere nientemeno che routine assoluta e che nessuno guarderà all’aspetto esterno, ma solo a quello che uno fa, dice o come si comporta.

Ed ora basket. Comincio a bomba, anche perché è stata una specie di folgore che mi ha trafitto quando ho letto la formazione della futura nazionale italiana che propugna Franz. Leggete i nomi, mettetevi la mano sul cuore e onestamente, senza essere condizionati dall’ambiente e da quanto vi dicono, ditemi chi in Europa questa formazione può battere, a parte le nazioni esotiche senza tradizione cestistica? Questa formazione secondo me in un match andata e ritorno a eliminazione diretta avrebbe molte difficoltà a battere Austria o Ungheria, per non parlare di Montenegro o Macedonia (del Nord). A parte Fontecchio, tutto il resto è formato da gente senza la tecnica e le conoscenze giuste per il ruolo che dovrebbe ricoprire, senza peso, senza statura, senza velocità, sostanzialmente senza particolare tiro. Se questo è il meglio che l’Italia può produrre stiamo freschi. Purtroppo in Italia la gente è condizionata da quanto scrive, di solito per carità di patria, per non dire per autopromozione artificiosamente pompata, una stampa che si definisce specializzata. Il problema è in cosa. Lasciamo stare. Il caso più eclatante è il calcio, nel quale ogni giocatore italiano che riesce a giocare da titolare in Serie A è ipso facto un fenomeno, salvo poi rendersi conto drammaticamente di quanto il re sia nudo quando si incontrano squadre di nazioni nelle quali i ragazzi fanno ancora le trafile giuste per imparare a giocare, come fanno per esempio in Spagna. Ma anche in Francia e Olanda, addirittura ancora in Inghilterra, per dire. Nel basket è purtroppo esattamente la stessa cosa. Si allevano ragazzi per vincere titoli di categoria senza insegnare loro veramente quali siano i fondamenti del gioco, cosa bisogna veramente imparare a fare e cosa è invece insignificante, ma soprattutto non si insegna più l’etica del lavoro, non si inculca più la cosa più ovvia, che senza farsi un mazzo da babbuini non si va da nessuna parte, che senza ore e ore in palestra a memorizzare gesti tecnici e ore in campo allenamento a correre e saltare, e magari a salire 250 scalini di corsa a fine allenamento, non si può diventare forti.

Mi piange il cuore doverlo scrivere, ma in Slovenia sta succedendo, per quanto riguarda il basket, la stessa cosa e dunque ha perfettamente ragione Manuel  quando scrive che dietro a Dončić  c‘è sempre più il vuoto pneumatico. Le nuove leve sono tutti, più o meno, palle lesse. Gente come Gregor Glas, o Žiga Samar, Jan Vide, Urban Klavžar, o lo stesso Luka Ščuka dell'Olimpija, goriziano come Ciani, un altro di cui non si sente più parlare, gente che avrebbe tutte le possibilità, sia fisiche che tecniche, di giocare ai massimi vertici sta sempre più sparendo nell’anonimato e chissà se mai ritornerà a buon livello. In più in Slovenia ci sono, per quanto riguarda il basket, altri due grossissimi problemi, ambedue strutturali, che mi rendono molto pessimista sui possibili scenari futuri. Intanto la Slovenia, come sapete, ha solo 2 milioni di abitanti, il che è, né più ne meno, come ha detto il CT del calcio Kek, che la periferia di una qualsiasi grande città europea e tirare fuori campioni da questa risibile base è comunque un’impresa titanica. Per il basket tutto andava bene fino a che era lo sport nazionale e tutti i talenti sportivi si cimentavano per prima cosa nel basket. Ora le cose sono cambiate. Intanto c’è il calcio che, anche sull’onda delle ottime prestazioni della nazionale all’Europeo, si sta sempre più allargando a macchia d’olio. E poi: nella Stiria inferiore, la valle della Savinja, leggi Celje e dintorni, e nella Carinzia inferiore (Velenje e Slovenj Gradec), lo sport locale per antonomasia è la pallamano, e infatti la Slovenia parteciperà alle Olimpiadi con ambedue le formazioni, sia maschile che femminile, di pallamano. Nella Carinzia superiore (Ravne) e nella Carniola superiore (Gorenjska, per chi non lo sapesse, la valle della Sava a nordovest di Lubiana fino a Jesenice) ormai lo sport locale, oltre all’hockey ovviamente, è diventata la pallavolo, e infatti anche in questo sport la Slovenia sarà presente alle Olimpiadi. Nella Stiria vera e propria, da sempre la principale fucina di talenti cestistici sloveni (da Ivo Daneu e Pero Vilfan, passando per Kotnik e Zdovc, fino ai più attuali Sani Bećirović e Klemen Prepelič), il basket sta sparendo, nel senso che stanno sparendo le società storiche da cui provenivano i giocatori sopra citati (fino a una trentina di anni fa sarebbe stato impensabile che un Kristjan Čeh, di Ptuj, per cui stiriano, non giocasse a basket invece che stare a trastullarsi lanciando il disco). Per cui rimangono le isole di basket che sono fondamentalmente la conca di Lubiana, la Dolenjska, o Carniola inferiore (Novo Mesto e Krško), Gorizia e il litorale. E qui c’è il secondo problema. Si tratta purtroppo (per il basket) di  tutte zone di benessere, dove i bambini sono sempre più educati (o maleducati, fate voi) all’europea, sempre più viziati dai genitori, con sempre meno voglia di lavorare, tutte situazioni che l’Italia conosce bene, ma che sono purtroppo nuove per la Slovenia. Ripeto, sono molto pessimista.

Del resto le qualificazioni olimpiche hanno dimostrato, almeno a mio avviso, che le cose stanno andando sempre peggio anche altrove in Europa. E’ semplicemente inaudito che alle Olimpiadi non ci sarà neanche un paese baltico e che delle squadre jugoslave (minuscola, indica la provenienza geografica, come scandinave o iberiche) si sia qualificata solo la Serbia. Per non parlare di grandi nazioni che hanno fatto la storia del basket europeo come Cechia (parentesi: da quando ho visto che a Roma gli atleti cechi avevano la maglietta con la dicitura Czechia, e che dunque anche loro hanno sdoganato finalmente il nome breve, scriverò d’ora in poi sempre Cechia invece che Repubblica Ceca) o Polonia, praticamente sparite di circolazione. Evidentemente i problemi italiani e ora anche sloveni li hanno anche altrove. Le grandi scuole nazionali di una volta (e qui includo con somma nostalgia anche l’Italia, che aveva a Trieste, Gorizia, Venezia, Mestre, Cantù, Varese, Pesaro, Livorno, Brindisi…eccetera, eccetera, scuole cestistiche di eccellenza, tutte ormai un triste ricordo del passato) stanno sempre più evaporando, se non sparendo del tutto e non è un caso che in Europa chi resiste ancora con scuole basket di ottimo livello (Spagna, Germania e Grecia su tutti) si sia qualificato per le Olimpiadi. Chissà per quanto resisteranno ancora.