Benvenuti nel sito ufficiale di Sergio Tavčar
Here comes the Sun
- Scritto da Sergio Tavčar
Sono rimasto assolutamente abbacinato dal post di Stefano nel quale parla delle ultime vicende riguardanti i diritti delle incisioni fatte negli anni ’50 e nei primi anni ’60 dalla Sun Records di Memphis. Parlare dell’angusto studio in 706, Union Avenue che ha agito da big bang per tutta la musica popolare della seconda metà del secolo scorso e che l’ha poi indirizzata lungo una strada ben precisa (anche se sempre più impervia e impraticabile) fino ai giorni nostri significa colpirmi direttamente al cuore del mio interesse per la musica popolare, per cui mi scuserete se all’inizio parlerò un po’ di questo. Penso che alla grande maggioranza di voi l’argomento non interessi (siete più interessati, vedo, alle sigle televisive di cartoni animati e similia: a ciascuno i suoi gusti), per cui potete tranquillamente saltare a pie’ pari questo post. Di sport scriverò la volta prossima, fra pochissimo tempo.
Giramento di palla
- Scritto da Sergio Tavčar
Mi rifaccio vivo dopo essermi divertito a leggere i vostri commenti che spaziavano un po’ da tutte le parti con un continuo crescendo degli scambi sempre più frequenti e, seppur temperati dalla buona educazione, sempre più sostanzialmente aggressivi fra Edoardo e Stefano. Volevo vedere fin dove vi spingevate e intervengo adesso che avete, secondo me, fatto anche qualcosina fuori dal vaso. Ragazzi, vi voglio bene, e Stefano lo sa, perché è già da una decina di anni che ci troviamo alle sconvenscion dove andiamo tutti d’amore e più che d’accordo, ma mettetevi nei miei panni. Se scrivete solo voi, ogni volta dilungandovi sempre di più su quanto volete dire, poi non resta spazio a tutti gli altri che vorrei sentire, non solo, ma anche quello che vorrebbe scrivere poi non lo fa, visto che è inutile. Non si tratta del merito (nel quale sono al 100% dalla parte di Stefano, ovviamente – tanto per dire, Edoardo, per me Bolsonaro e Orban sono fascisti a tutto tondo e senza virgolette, e Biden sta facendo miracoli dopo aver trovato alla casa Bianca terra bruciata senza uno straccio di piano a livello federale anti-Covid ed aver dovuto mettere in piedi in fretta e furia uno tutto suo, per non parlare di uno dei suoi primi interventi che è stato quello di fermare i lavori del muro della vergogna – già per solo questo merita rispetto e gratitudine), ma proprio della forma. Per cui per favore date un po’ di spazio anche agli altri. Ora sarebbe ora di parlare anche un po’ di basket o magari di sport in genere.
Inni alla gioia
- Scritto da Sergio Tavčar
Avevo deciso di ritornare a parlare di basket, ma, per quanto mi sforzi, per ora non ci riesco. Tanto per dire il mio attuale interesse per lo sport che pure mi ha dato di che vivere e che mi ha, a mia totale sorpresa, portato anche a una certa qual notorietà, è tale che ieri, facendo il consueto zapping per vedere i programmi TV ho visto che c’era Milano-Bayern su Eurosport e mi son detto: “Bene, Sergio, guarda la partita e avrai almeno di che discutere con Buck.” Poi è successo che, una volta stufatomi del salotto di Formigli che parlava di cose marziane a me totalmente aliene (sembra che ci sia in corso una specie di crisi di governo – può essere? Eppure ce ne sarebbero di cose importanti da fare subito e il tempo degli stucchevoli giochetti politici dovrebbe essere dimenticato, almeno per un po’, mi sembra), per disperazione ho guardato una vecchia puntata di Castle di cui conosco ormai il dialogo a memoria e mi sono completamente dimenticato della partita. Per cui non ho visto niente e dunque non posso parlarne.