Leggendo gli ultimi commenti al post precedente mi sono sempre più convinto che ormai siamo diventati, o per meglio dire lo siete diventati voi, troppo raffinati, intelligenti e competenti per poter essere ancora competitivi nel panorama di tutte le cose fra superficiali, quando va bene, e idiote, nella maggioranza dei casi, che si trovano in rete. Ho letto con grande interesse e angoscia tutto il dibattito sulla previdenza sociale delle banche, interesse perché l’argomento è delicatissimo e cruciale per capire come stanno andando le cose al mondo, e angoscia perché, oltre ad aver avuto la netta sensazione che tutto stia andando ad escort, mi sembra di non aver capito un tubo di quello su cui stavate dissertando. Continuate così!! Mi raccomando, fatelo, non è mai troppo tardi per imparare cose nuove.
A questo punto mi sembra obbligatorio tornare a volare a livelli più bassi, per non dire infimi, parlando un po’ di sport e di basket, ovviamente, in particolare. So cosa a voi interessa, per cui non vi parlerò di quanto interessa di più a me, che sono state in questi giorni le partite di qualificazione per i prossimi Europei femminili. Vi dico solo perché mi interessi. Le femmine, come ho più volte detto, causa insormontabili inferiorità fisiche rispetto ai maschi, per giocare a basket non possono ricorrere allo strapotere fisico, che non esiste, per cui sono costrette, appunto, a dover tentare di giocare a basket. Ragion per cui sono per me molto più interessanti, potendo giudicare, guardando le loro partite, quanto basket in effetti ci sia in esse. Prima considerazione: sarebbe magnifico se le femmine giocassero secondo le loro inclinazioni e potenzialità senza tentare di scimmiottare i maschi, per cui qui, almeno per come la vedo io, che tento di penetrare sempre nell’essenza delle cose, mi si apre tutta una finestra di considerazioni quasi filosofiche sul perché nessuno abbia mai preso in considerazione questo aspetto della cosa che a me sembra, più che lampante e ovvio, banale. E invece, soprattutto guardando le ragazze azzurre, ho visto robe secondo me ridicole, per non dire grottesche: tentativi di tiri addirittura in step-back, la cosa più stupida che le femmine possano fare, perché proprio non hanno il fisico per farlo, poi tentativi, caricaturali quasi, di penetra e scarica con passaggi che, prima di arrivare (ovvio, visto che la velocità che le donne possono imprimere al pallone non è paragonabile a quella che possono imprimergli gli uomini), venivano tranquillamente intercettate da qualsiasi difesa che non fosse immersa nelle braccia di Morfeo. Ho visto cioè lo stravolgimento totale, almeno a mio avviso, di quella che dovrebbe essere la filosofia di base del basket femminile, e cioè di essere basato tutto ed esclusivamente sull’abilità tecnica (manualmente le ragazze sono mediamente molto più coordinate e abili dei maschi), la velocità di esecuzione e la comprensione del basket. Detto in breve il basket femminile dovrebbe essere orizzontale, tutto il contrario rispetto a quello maschile, che si sta verticalizzando sempre di più. E invece, scimmiottando i maschi, le femmine si rendono semplicemente ridicole, e la cosa mi sconforta profondamente.
Per fortuna, a tirarmi su, ci hanno pensato le “mie”, le slovene che, battendo la Grecia a casa loro, sono già virtualmente qualificate per l’Europeo. Ho già detto che mi diverto e godo particolarmente a guardarle, in quanto, al di là delle solite sciocchezze che le ragazze commettono di tanto in tanto, e perché lo facciano non sono mai riuscito a capirlo, sono state istruite ed ora sono allenate in modo superbo da quello che a mio avviso è il miglior istruttore-allenatore di basket, maschile compreso, che ci sia ora in Europa, il fautore del Celje femminile basket, che di nome fa Damir Grgić. È riuscito a creare un movimento dal nulla tirando su ragazze che hanno tutte un’idea estremamente sana del basket, che fanno le cose che vanno fatte, che in campo pensano. Essendo uscite tutte, o quasi, dalla stessa scuola in campo e fuori si intendono a meraviglia, l’americana naturalizzata è una di loro, avendo giocato per un paio di stagioni a Celje, e dunque, per quanto fisicamente non possano competere con le nazionali di paesi più importanti, alla fine, quando si può fare, vincono loro. E ciò malgrado stavolta abbiano dovuto fare a meno, causa Covid, di due titolari che hanno ulteriormente prosciugato un roster tutt’altro che amplissimo. Insomma, se voglio riconciliarmi con il basket, guardo sempre e comunque le ragazze slovene.
E passo ora al basket che secondo voi, in larghissima maggioranza, è l’unico “vero”, quello dei maschi. Non ne ho visto molto, anche perché domenica, ovviamente, la serata era dedicata all’ultimo giro del Masters di golf. Non c’era pubblico, il vincitore era largamente annunciato, visto che è stato l’unico che in tutto il torneo ha giocato un campo tutto suo, par 69, senza prendersi rischi e facendo quello che sembrava fosse solo il suo dovere, visto che sembrava di un altro pianeta, ma è stato lo stesso bello. Poi Augusta mi è diventata più simpatica da quando ho visto che ha votato Biden. Ed anche vedere la moglie di Dustin Johnson, la figlia d’arte Paulina Gretzky, è stato un altro bel vedere.
Non ho visto dunque la partita di campionato sulla Rai che neanche sapevo quale fosse (se è per quello ho guardato solo saltuariamente Italia-Polonia di calcio). Però in settimana sono finalmente riuscito a captare una partita di Eurolega, nientemeno che Barcellona – Fenerbahce. Scusate, voi che seguite, ma il Fenerbahce non era lo squadrone allenato da Obradović? E’ la stessa società, o c’è stato un cambio di nome? Perché una simile accozzaglia di cessaggine spinta era da tempo che non la vedevo. E infatti il giocatore più intelligente fra i turchi sembrava Bobby Dixon, il che è tutto dire. Ma cosa hanno fatto a prendere quell’Ulanovas che già agli Europei juniores di Lubiana mi sembrava un lituano anomalo, cioè negato per il basket? E poi vedere Vesely che si immagina tiratore da fuori è stata la ciliegina sulla torta. E gli altri americani dove li hanno presi, in Cità Vecia, come diciamo qui a Trieste? Il meno peggio, anzi, l’unico che sembrava un giocatore di basket, era Barthel, il che è ancora di più tutto dire.
Ora contro un avversario del genere è difficile giudicare il valore reale di una squadra, però a quanto visto il Barcellona mi sembra molto forte. Guardavo e mi dicevo: “Vedi un po’ quanto bene giocano, le guardie fanno le guardie, le ali fanno le ali, tira da tre quello che segna e non cane o porco, la gente taglia negli spazi vuoti, sembra quasi basket!” Poi guardo la panchina, vedo Jasikievičius e più o meno capisco tutto. Ma vedi un po’, anche oggi è possibile ancora allenare basket! Basta conoscerlo. Dici poco, mi son detto, e subito ho pensato che non è possibile che solo il Jasi sia capace e gli altri siano inetti. Ho pensato a quel poco che sono riuscito a vedere il Bayern, altra squadra che fa tanto con pochi giocatori buoni, e ho visto in panchina Trinchieri. Allora si può. E allora perché di grazia oggi si gioca per la massima parte un gioco di stampo americano, cioè un non gioco? Forse è dovuto al fatto che in Europa arrivano solo seconde scelte da oltreoceano. E, già viste le prime, uno suppone che le seconde siano ancora più insipienti rispetto alle sunnominate e che dunque i vari coach europei debbano fare buon viso a cattivo gioco, facendo fare loro quello che sanno fare, cioè tutto il contrario rispetto a quello che è il basket, e sperando che almeno uno quella sera indovini la partita della vita segnando tiri assurdi da metà campo. Altro non sanno fare (mi sembra di essere Giordani che diceva le stesse cose dei giocatori jugoslavi – cosa volete, è l’età). Però anche qui qualcosa non mi torna, perché ho visto che Jasikievičius, per avere un centro che facesse il centro e non avesse velleità di tiri da tre, ha preso con sé dallo Žalgiris Brandon Davies che non sarà Jabbar, ma, di grazia, gioca dove deve giocare, fa sempre bene le cose che sa fare, dà sostanza, profondità e rimbalzi. Dunque anche qui si può, basta saperlo e volerlo. L’unica cosa che proprio non sono riuscito a capire è l’utilità di Oriola, ma non si può avere tutto dalla vita.
Qualche tempo fa ho visto anche la Virtus che ha fra l’altro perso squagliandosi nel finale. Fossi un tifoso delle V nere sarei sinceramente preoccupato, perché mi sembra abbastanza una squadra senza particolari capi né code. Marković non ha giocato (era infortunato?), Teodosić sembra sempre più narcisista, innamorato delle sue capacità di passatore, e per fare ogni tanto la magata mi sembra abbia perso di vista la sostanza del gioco, non si riesce bene a capire chi dovrebbe essere quello deputato ad aprire per primo la scatola da fuori (domanda: esiste?), sotto canestro Gamble e Hunter mi sembrano onestamente buoni mestieranti e ben poco più, tanto che forse il migliore sotto canestro è in realtà Tessitori. E infine: secondo me Ricci è un eccellente giocatore, e sottolineo giocatore (nella mia accezione di cos’è un giocatore di basket), ma anche lui dà l’impressione di improvvisare e in sostanza di vagare per il campo. Ora io ho una enorme fiducia in Sale Đorđević, perché se ce n’è uno che conosce il basket, questo è lui, ma l’impressione che ho è che si trovi in una situazione abbastanza caotica e che avrà grossi problemi, se mai riuscirà a superarli, per uscirne. Spero tanto di sbagliarmi.
Prima di finire altre due cose. Entrando nella discussione aperta da Llandre su quando bisogna cominciare la specializzazione dei giovani giocatori la risposta lapidaria è: mai. Tutti devono sempre allenarsi esattamente sulle stesse cose, in quanto il nostro obiettivo deve essere sempre quello di far comprendere ai ragazzi cos’è il basket, e per farlo devono sapersi immedesimare in ogni ruolo del basket, perché, sapendo cosa quel ruolo comporta, sono molto più capaci di capire le intenzioni del compagno che in partita ricopre effettivamente quel ruolo. Chiaro, poi in partita i ruoli devono essere ben definiti. Come facciamo? Molto semplice. Dopo tanti anni che li abbiamo in custodia sappiamo benissimo, giudicando dalle partitelle di allenamento, quali inclinazioni abbia ognuno di loro. Uno vuole avere la palla, a un altro piace tirare, ad un altro piace ancora passare, e infine c’è sempre qualcuno che va sempre e comunque sotto canestro per prendere i rimbalzi. Sta a noi assecondare queste inclinazioni e far sì che ognuno in campo giochi dove si trova meglio e in definitiva dove si diverte di più. I fondamentali specifici per i vari ruoli devono essere affinati il più possibile avanti nella carriera, quando uno ricopre lo stesso ruolo già da molti anni. E’ un lavoro di fino che deve fare lo stesso giocatore (se è intelligente, presupposto fondamentale e imprescindibile per me per uno che voglia giocare a basket) che solo lui a un dato momento della carriera sa cosa gli serve per migliorare. Il tutto ovviamente in collaborazione e sintonia con il coach, ma il tutto deve sempre essere un lavoro fatto di comune accordo.
E ancora in fondo due considerazioni sportive extra basket. Prima: domenica si è scritta la storia delle car radio di Formula Uno. La straordinaria performance di Leclerc dopo aver gettato al vento il podio all’ultima curva oscura definitivamente anche la più famosa scena di Quattro matrimoni e un funerale, quella di Hugh Grant in sagrestia. Seconda: come ho detto ho anche guardato di tanto in tanto la partita della nazionale di calcio. Non ditelo a nessuno, perché mi vergogno, ma ho l’impressione che l’Italia sia molto forte e completa. Giocatori come Barella e Locatelli era da tempo che non ne aveva. C’è un portiere, ci sono difensori (quel Bastoni dell’Inter è fortissimo), il centrocampo ha finalmente anche giocatori che abbinano la quantità alla qualità, manca forse il bomber vero, ma fra Immobile e Belotti comunque non è che attualmente in Europa ci sia molto di meglio, insomma mi sembra una gran bella squadra. Attenzione: non commentate troppo per favore. Fate finta che non ho scritto nulla in merito.