Subito le ultime sulla sconvenscion di sabato prossimo 7 maggio. Dopo aver vagliato le varie possibilità il mio MC Andrej Vremec ha scelto, ovviamente previa consultazione con il sottoscritto, l’agriturismo Sidonia Radetič di Medja Vas-Medeazza, paesotto dove siamo già stati, ma in un altro posto. Solita ora di “vergaterung”, ma stavolta sono stato pregato per ragioni organizzative di comunicare ai proprietari il numero di presenti, perché possano adeguarsi in tempo, soprattutto in caso di maltempo che ci costringerebbe al chiuso. Ovviamente non è necessario che dica loro quanti saremo di preciso, ma un’indicazione di massima sarebbe benvenuta, per cui vi prego di dirmi chi pensa di venire per comunicarlo in tempo. Fermo restando che la presenza, lo dico per i neofiti, è del tutto libera, non solo, ma anche estremamente benvenuta, della serie, più gente entra più bestie si vedono e più siamo contenti. Si fa per dire: chi partecipa alle sconvescion tutto è fuori che bestia.
Qualche consiglio su come arrivarci per quei pochi che pensano (come me) che i navigatori siano perfetti strumenti di depistaggio e che si fidano ancora dei cartelli stradali che normalmente basta leggerli per arrivare dove si vuole arrivare. Si esce dall’autostrada al casello di Lisert. Si segue immediatamente a destra l’indicazione per Gorizia e si fa la breve bretella di Šabljiči arrivando alla vecchia statale del Vallone, la strada principale che collega Trieste a Gorizia. Solo che invece di girare a sinistra verso Gorizia si gira a destra verso Duino. Dopo circa un chilometro, poco prima di immettersi sulla costiera Trieste-Monfalcone, c’è a sinistra la diramazione che porta a Medja Vas. La quale, come detto, è un paesotto nel quale proprio la strada finisce e dunque bisogna arrivarci per forza. Subito dopo infatti, è questione di qualche decina di metri, c’è il confine con la Slovenia. Per Boki: arrivato a Opicina gira a sinistra verso la piccola rotonda davanti a casa mia e prendi la strada per Prosecco, proseguendo poi sempre avanti fino a Sistiana e ancora Duino-Monfalcone. Subito dopo il vecchio casello del confine del Territorio Libero di Trieste c’è la diramazione a destra verso Gorizia, la stessa strada che prendono gli altri, solo da sotto, e ancora subito dopo a destra (per te) c’è la diramazione per Medja Vas.
Già che ho nominato la Slovenia sono molto contento che, intanto si siano svolte le elezioni (con Janša primo ministro non era detto), e che la destra abbia perso di brutto. La battaglia si è giocata sul controllo dei media verso i quali, soprattutto in questi ultimi tempi, Janša aveva scatenato una vera e propria battaglia campale, perdendola. La TV di stato ha resistito bellamente a tutti gli attacchi e ha continuato, pur fra pressioni varie, ad essere indipendente, anzi, diciamo la verità, ancora e sempre in mano alla maggioranza di giornalisti anti-premier, come non ha battuto un ciglio la principale TV privata, PopTV, a capitale e proprietà ceca, dunque fuori dall’orbita sovranista pro-Orban (che infatti ha immesso capitali ingenti per lanciare la rete TV sia in chiaro che soprattutto on line che sosteneva Janša – però era talmente di parte che nessuno in Slovenia l’ha mai presa sul serio). Con l’informazione ancora libera la gente ha votato come era ovvio che si votasse, come un plebiscito anti-Janša, e in questo contesto l’ex premier non aveva alcuna chance di vittoria, come avevo già scritto tempo fa, rispondendo a Roda che mi chiedeva delucidazioni sulla deriva populista del governo sloveno, cosa di cui era giustamente preoccupato. La destra estrema di stampo Lepeniano, Orbaniano o, se volete, Melon-Salviniano, in Slovenia non ha nessuna chance di successo nelle due zone più sviluppate, la conca di Lubiana dove si ammassa circa la metà di tutta la popolazione slovena e dove la gente ha una profonda tradizione liberale di sinistra, e il litorale commerciale con il grande porto di Capodistria e tutto il suo enorme indotto nel quale, dopo l’esodo italiano, a stabilirvisi sono stati immigrati da tutte le parti della Jugoslavia che ormai alla terza generazione sono già ampiamente slovenizzati malgrado i loro cognomi esotici, ma che mantengono vivo nella coscienza il ricordo di come fu proprio la Jugoslavia comunista a permettere ai loro nonni di riuscire a ottenere una vita più dignitosa e confortevole pur dovendo, per riuscirci, trasferirsi in quello che loro consideravano l’estremo nord del paese.
E così le elezioni le ha stravinte una lista civica appena fondata di centro-sinistra che si è presentata come un movimento trasversale per il cambiamento (italiani, vi ricorda qualcosa?), che però ha adottato una tattica, o forse sarebbe meglio dire una strategia, molto più astuta e soprattutto costruttiva rispetto alle declamazioni teoriche di principio fuori dal mondo reale dei 5stelle. Il lavoro sporco degli attacchi ad alzo zero nei confronti delle politiche di Janša lo ha lasciato alla coalizione KUL dei partiti già presenti nel parlamento uscente (va be’, in italiano fa ridere una coalizione kul, ma è semplicemente l’acronimo sloveno della denominazione “coalizione dell’arco costituzionale” – koalicija ustavnega loka) prendendosi per sé il compito di mostrare la faccia del movimento che sostiene i giovani soprattutto ecologisti e che ha il solo scopo di superare le divisioni politiche presenti nella nazione per propugnare una politica moderna, inclusiva e soprattutto attenta ai bisogni dei giovani. E così, mentre i partiti tradizionali del KUL hanno tutti subito grosse perdite, tanto che due di loro non hanno neanche varcato la soglia parlamentare del 4% e sono dunque rimasti fuori, la lista “Libertà”, come si è autonominata, ha sfiorato il 38% dei voti prendendosi 41 deputati sui 90 totali del parlamento sloveno. Un dato che comunque lascia ben sperare è che di questi 41 deputati 22 sono donne (giovani) che sono dunque in maggioranza. Ad elezioni concluse il loro leader Colombo (Golob) ha subito teso la mano agli altri partiti della sinistra offrendo anche a quelli rimasti fuori dal parlamento poteri decisionali nelle consultazioni per il programma e posti ministeriali nel futuro governo, dicendo magnanimamente che senza il loro lavoro la sinistra non avrebbe mai vinto con tale margine. Si prevede perciò che le consultazioni per il programma comune di governo siano rapide e indolori e che dunque la Slovenia avrà molto presto un governo molto solido di sinistra-centro. Se poi questo governo riuscirà a soddisfare gli sloveni, molto esigenti nei confronti dei loro politici (retaggio austro-ungarico), è ancora tutto da vedere, ma penso che per i prossimi quattro anni siamo a posto. Uff, bel sospiro di sollievo, almeno per me.
Tornando al pezzo precedente devo ancora spendere qualche parola per la descrizione degli americani fatta dall’amico del “Cencio” (al secolo Gabriele Cencioni) Gambadani che si chiama Daniele e dunque da buon Sherlock suppongo che il suo cognome cominci in qualche modo per Gamba. Quando l’ho letta sono scattato in piedi tributandogli una solitaria standing ovation dicendomi che è stato il miglior ritratto che abbia mai letto su di loro. Spero vivamente che riesca a venire alla sconvenscion per complimentarmi di persona.
Un’altra cosa, per Andrea (Rizzi). Per il pranzo di Pasqua passato in famiglia sono venuti a trovarci e a passarla con noi i nostri amici di Vienna, due professori universitari di biologia (lei, lubianese di origini serbo-triestine, insegna a Vienna, lui, valtellinese di madre francese, a Pavia) che abbiamo conosciuto quando hanno abitato a Trieste lavorando al centro di ricerca di Padriciano sia perché sono venuti ad abitare a casa mia tre piani sopra di me sia perché hanno una figlia dell’età di mia nipote che è stata sua compagna di classe sia all’asilo che alle elementari e con la quale sono sempre amicissime. Ovviamente una delle prime domande che ho fatto a Kristina è stata quella di spiegarmi tutto sull’epigenetica e lei lo ha fatto asserendo che si tratta di una scienza affascinante a lei molto cara e che offre sempre nuove scoperte. “Ma esiste?” le ho chiesto. “Assolutamente” è stata la risposta.
Devo anche ringraziare Buck per la descrizione minuto per minuto della situazione di Milano che, mi pare di capire, è abbastanza grama. Del resto bastava sentire Messina nell’intervista dopo la bellissima partita contro l’Efes che ha fatto capire che dal suo punto di vista si trattava del canto del cigno e che non vedeva come potesse vincere la serie. E quando Pietro Colnago ha tentato di consolarlo dicendo che è stata la zampata dei campioni Ettore lo ha gelato subito dicendo: “Peccato che i campioni in carica siano loro.” Da parte mia comunque penso che la componente psicologica sia molto più importante di quanto si pensi e che, giocando così, Milano possa avere più chance di quante non si pensi (scrivo prima di garatre, per cui avete tutte le possibilità di sbertucciarmi poi a piacimento). L’adrenalina e la voglia di vincere a volte fanno dimenticare la fatica. Gli occhi di tigre sono fondamentali per qualsiasi impresa si voglia fare. Certo, poi quanto l’adrenalina duri prima di svanire completamente è difficile capire. Rimane il fatto che Milano, secondo me, continua a pagare a caro prezzo il fatto che, con il gran lavoro che fa in difesa, poi in attacco non possa divertirsi e riposare, cosa che si può fare con un play che in campo ragioni, a volte gelando la palla per poi cambiare ritmo di colpo, e con Delaney che come play è più deleterio che scarso e con il Chacho, straordinario giocatore che ha però un ritmo solo, quello di andare sempre e comunque a 200 all’ora, è una cosa che non potrà mai fare. Ragion per cui il dispendio energetico per partita di una squadra come Milano è esorbitante rispetto a quello di una squadra capace di giocare a volte camminando, come dicevamo noi, per cui, per quanta benzina possa accumulare, poi questa si spende in modo copioso con la conseguenza che gli infortuni sono dietro a ogni angolo.
Su Messina: Ettore lo conosco praticamente da sempre e posso confermare tutta la vita che lo reputo un grande allenatore. Come tutti però anche lui ha i suoi difetti. Ha cominciato allenando squadre giovanili passando poi alla gestione dell’intero settore giovanile di una grande squadra come la Virtus, per cui il suo imprinting quasi genetico di coach è quello di uno abituato a comandare in modo quasi dispotico una gran massa di giocatori per tenerli a bada. E inoltre è uno che ci tiene, perfezionista quasi maniacale, e dunque soffre tremendamente quando in campo la sua truppa non fa quanto vorrebbe. Tutto questo stress prima o poi lascia il segno e ora, onestamente, mi sembra che lo abbia quasi sopraffatto. Basta vedere il suo aspetto fisico. Voi lo descrivete come emaciato, per me è sulla via della consunzione. Dovrebbe darsi una calmata e magari andare a pescare per qualche tempo. Ma come può farlo adesso che si arriva al dunque? Devo confessare che mi fa pena e che sono molto preoccupato per lui.
Tempo per parlare di sport ce ne sarà comunque tantissimo alla sconvenscion. Guardando indietro ho visto che non abbiamo detto niente della sconfitta della poderosa nazionale campione d’Europa contro il Vardar Skopje, non abbiamo parlato delle classiche di ciclismo (meglio, perché gli improperi che ho gridato quando Pogačar ha buttato nel cesso per troppa sicurezza il Fiandre non sono riportabili), non abbiamo parlato del finale di stagione degli sport invernali, insomma, come si dice, di cevapcici sulla piastra (carne al fuoco) ce ne sono a bizzeffe. Ne parleremo.
Ah sì, Andrea Llandre. Dove sono stato tanto incauto, ma soprattutto crudele, da invitare qualcuno a vedere le partite dell’NBA? Per quanto mi ricordo ho solo una volta affermato che a mia grandissima sorpresa una partita è stata incredibilmente una volta tantum guardabile, ma non mi sembra che il mio atteggiamento complessivo sia mutato. Fra l’altro ho visto a casa di Franz le finali dell’NCAA. Gli devo riconoscere che almeno da quelle parti provano a giocare a basket e in effetti Kansas, che poi ha vinto, in attacco, udite udite, non gioca mai iniziando l’azione con il pick-and-roll centrale alto, ma gioca in modo umano muovendo tutti i giocatori. Il problema è che l’istruzione prettamente tecnica dei giocatori è di anno in anno più carente e, se sono cestisticamente fondamentalmente analfabeti questi che hanno giocato le Final Four, immaginarsi come sono gli altri. Certo è che, sulla falsariga dell’NBA, tutti tirano più che decentemente, ma per il resto sanno poco o nulla, con letture delle situazioni di tipo primordiale, quando ci sono. Di gente che veda e capisca il gioco non se ne parla neppure.
Per cui, Llandre, fermo restando che Dallas gioca come gli altri, cioè c’è un giocatore che fa tutto lui e gli altri guardano e possibilmente vanno negli angoli per tirare da tre, pur sempre ha un giocatore che come ieri fa sembrare Gobert un pupazzo a molla facendolo girare più volte su se stesso roteando vorticosamente gli occhi per poi segnargli in sottomano rovesciato da fermo. Ecco, almeno questo lasciamelo godere.