Certo che me ne avete dati di argomenti sui quali scrivere e commentare. Dalle discussioni su regole burocratiche, e come tali incomprensibili, con le quali lo sport europeo combatte battaglie perse in partenza contro la globalizzazione mondiale, ma soprattutto contro il fenomeno epocale della nuova migrazione dei popoli, alle discussioni di alta filosofia sul senso e il valore che hanno le squadre nazionali, appunto, nella logica di cui sopra. Con in mezzo anche commenti e riferimenti all’incredibile messe di competizioni sportive che ci sono state in questo finale di estate.

Penso che uno dei compiti che spetti a chi provoca e coordina queste discussioni sia anche e soprattutto quello di tirare alla fine le fila delle discussioni per provare a trovare una sintesi che aiuti in tempi successivi a salire di livello nelle discussioni stesse.

Penso che alla fine, dopo il profluvio dei commenti che avete postato e dei quali vi ringrazio (ho apprezzato molto le sintesi di manuel che è stato sicuramente, a mio avviso, il più obiettivo di tutti e dunque sono stato in disaccordo con i suoi commenti magari su qualche dettaglio, ma mai sull’impianto generale), sia giunto il momento di dire magari anche la mia sui Mondiali appena finiti. Mi scuso per il ritardo, ma ero impegnato anche  con la mia rubrica sul Primorski dnevnik e in più proprio in questo periodo ho avuto in una sola settimana ben tre serate di presentazione (Llandre, ti è piaciuto l’aneddoto sul pattinaggio veloce?).

Comincio con una cosa molto semplice e cioè con la traduzione del mio ultimo pezzo di commento apparso oggi (12/9) sul Primorski, nel quale penso di aver fatto una buona sintesi dell’ultima giornata. Spero che il mio amico Jan, responsabile dello sport del giornale, non mi denunci per plagio, ma penso che siamo abbastanza amici perché non lo faccia, tanto più che, oltre a citare la fonte, questa mia traduzione apparirà quando l’articolo sarà già del giornale del giorno prima. Allora:

Intervengo nuovamente con le mie considerazioni anche perché proprio non riesco a stare zitto dopo aver vissuto una delle giornate più gratificanti dal punto di vista sportivo della mia vita, posso dirlo ad alta voce.

Si comincia alle 10 di mattina. Mi siedo e guardo Italia-Serbia. Comincia la partita e vedo la classica Italia in versione partita nella quale non ha niente da perdere. In questa versione i tiri vengono effettuati con la leggerezza dei classici momenti finali a babbo morto quando i tiri entrano da soli e infatti Spissu segna tre triple, addirittura una con fallo, segna Tonut, segna addirittura Melli, insomma mi dico oggi si vince. Anche perché la Serbia è la classica Serbia versione Pešić, tanti muscoli e tanto poco cervello con confusione dilagante. Mi ricordo di quanto scritto sull’Italia e di come avrebbe dovuto giocare le prime partite e mi diverto a vedere la Serbia che fa lo stesso identico errore.

Sulle indecifrabili prestazioni dell’Italia finora in questi Mondiali avete già scritto molto voi, ma vorrei dire lo stesso anche la mia, anche per contribuire alla discussione offrendo magari qualche nuovo tema da affrontare.

Prima di tutto una considerazione di carattere generale. Mi sono sempre chiesto se l’abitudine italiana di vedere solo tutto bianco o tutto nero sia una caratteristica, appunto, peculiare del carattere italico oppure se sia una classica attitudine da appassionati tifosi sportivi. Penso sia una combinazione di ambedue le cose che si sommano, per cui i tifosi italiani sono il massimo al mondo che si possa avere in merito all’approccio nei confronti delle proprie nazionali di tutti gli sport. O sono fenomeni paranormali o terribili pippe, vie di mezzo non esistono. La cosa peggiore è che i fenomeni diventano pippe in un batter d’occhio, cosa ovviamente impossibile, ma sembra che nessuno di voi se ne accorga. Penso che uno sguardo meno viscerale e appassionato non possa che fare del bene, per cui vi consiglio di provare a essere un tantino più obiettivi guardando le cose un po’ più da lontano, con occhio un tantino più imparziale. Per me, tifoso della Slovenia e che verso l’Italia non nutro certamente passione viscerale se non un po’ al contrario, per così dire, la cosa è un po’ più facile, per cui penso che possa dire cose un tantino meno di parte, non obnubilate da alcun tipo di tifo.

Sono assolutamente attonito per il responso che ha suscitato il mio ultimo intervento. Di solito di questi tempi siete tutti in vacanza e, giustamente, il tono del “dibattito” è un tantino fiacco, ma stavolta siete letteralmente esplosi all’unisono (con la ciliegina sulla torta del ritorno di due vecchi frequentatori che saluto con molto calore) spaziando dai minimi ai massimi sistemi con una polifonia educata e rispettosa toccando tutti i tasti possibili, insomma secondo me la lista dei commenti all’ultimo post è forse la migliore che questo sito abbia mai ospitato, sia per quantità, varietà e soprattutto qualità, ragion per cui vi ringrazio veramente di cuore e, posso dirlo, sono anche un po’ orgoglioso di quanto ho letto in questi giorni.

Ovviamente come prima cosa un grande ringraziamento a tutti quelli che siete stati presenti alla sconvenscion, sperando che abbiate passato un’ottima giornata. L’unico momento un po’ difficile è stato il terzo (e quarto…) tempo trascorso fra furibonde litigate con urla e strepiti a causa delle discussione con Marko, l’amico di Buck, un incrollabile assertore del diritto assoluto della Russia nell’invadere l’Ucraina (della serie “mi stanno sulle palle e allora li invado”), cosa che, mi conoscete, non è certamente nel solco della mia mentalità, per cui, come altrettanto mi conoscete, potete immaginare che non sono stato tranquillo ad ascoltare cose che per me sono inaudite e intollerabili. Per fortuna Marko si era offerto di pagare l’ultimo giro e dunque alla fine ci siamo lasciati tranquilli senza esserci sfidati a singolar tenzone.

Innanzitutto un ringraziamento a tutti per la magnifica giornata trascorsa a Latisana, sperando che fra poco ci possa essere il bis, magari un tantino più numeroso (per quanto pochi, ma molto buoni, è pur sempre una situazione comunque vincente), qui da noi a Praprot.