Cosa volete che vi dica. Se qualcuno pensa a una mia cosmica gufata sappia che non sono abituato a fare certe cose. Ero assolutamente convinto di quello che ho detto anche alla Gazzetta, per cui mi assumo tutta la responsabilità della figuraccia. Bella roba, per la prima volta appaio sulla rosea e subito faccio la figura del pirla. Alla faccia del "mito"!

E il brutto è che la partita è andata esattamente come prevedevo che andasse. "Solo" che non avevo tenuto conto di quanto mi andava dicendo da giorni Robi Siljan, che cioè la differenza fisica di velocità, reattività e stazza era preponderante a favore della Slovenia, per cui, diceva lui, avrebbe vinto pur giocando peggio (e per lunghi sprazzi proprio non giocando affatto) dell'Italia. Il che si è puntualmente verificato. Qui ve lo dico sottovoce, sperando che non mi uccidiate: come ve l'ho detto sono tifoso sloveno e, come voi che vivete sul confine riuscirete a capirmi benissimo, qui da noi le passioni sono molto più marcate, per cui, come per un italiano di qui la massima libidine era ai suoi tempi battere la Jugoslavia in qualsiasi sport, la stessa cosa vale specularmente per me quando la Slovenia, la piccola Slovenia dagli abitanti che riempiono a malapena il centro storico di Milano, batte, anche qui in qualsivoglia sport, immaginarsi nel basket, l'Italia. Eppure ieri non ho provato la minima libidine. Ero contento sì, ma con un retrogusto molto amaro. Ha prevalso in me il senso estetico del gioco del basket. La Slovenia ha vinto solo perché sotto canestro ha fatto strage e il pur bravissimo Cusin, che ha fatto più del massimo possibile, non poteva sdoppiarsi, avendo alle spalle il vuoto (impeccabile la vostra analisi su Melli), ha vinto perché la velocità dei Dragić bros. è, soprattutto vista dal vivo, supersonica rispetto a quella delle guardie italiane, ha vinto perché la difesa reattiva e appiccicosa (ma molto meno sporca di quanto Pianigiani ha voluto sottolineare – quella russa a Capodistria non era stata per niente più morbida, eppure l'Italia aveva vinto) ha imbrigliato benissimo il gioco esterno dell'Italia e soprattutto ha messo in tilt l'uomo chiave della vittoria contro la Grecia, Belinelli, mettendogli subito in partenza addosso una mignatta come Joksimović, che infatti non aveva alcun tipo di ruolo in attacco, con l'unico compito di seguirlo anche in bagno. Con queste premesse la partita avrebbe dovuto essere una passeggiata per la Slovenia ed è invece stata una partita punto a punto fino al finale, con il canestro decisivo sul più tre messo a segno da Zoran in modo surreale prendendo con la rapidità del fulmine una palla vagante a centro area dopo l'ennesima cavolata in entrata del fratello, proprio perché l'Italia è una squadra e la Slovenia invece no. La partita era ampiamente finita in due occasioni: la prima sul più 10 con la tripla di Edo Murić, la seconda sul più 9 con la tripla dall'angolo di Domen Lorbek, eppure la Slovenia, palesando tutta la scelleratezza che paventavo, è riuscita in ambedue le occasioni, gestendo la palla in modo vergognoso in attacco, a rimettere in corsa gli azzurri che da bravissime formichine hanno raccolto quanto gli avversari le offrivano. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

In definitiva le mie previsioni sono state il classico esempio di operazione riuscita, paziente morto. L'Italia, come era facilissimo prevedere, è molto più squadra, quello che gli Sloveni le concedevano lo sfruttava, quando riusciva a creare una situazione di tiro pulito lo metteva, non ha avuto cedimenti mentali di nessun tipo e infatti nelle dichiarazioni post partita tutti i giocatori sloveni hanno abbondato in lodi per l'Italia affermando che in effetti è stata molto, molto più dura di quanto si attendessero e che hanno dovuto dare tutto e anche di più per farcela. La Slovenia gioca invece all'arrembaggio, quando va, va e quando non va "ocio de soto", come diciamo a Trieste, cioè non c'è paracadute, non c'è alternativa alle frenetiche giocate dei Dragić bros., ed è proprio questo ciò che imputo a Maljković, di aver messo le sorti della squadra in mano a giocatori che dovrebbero essere il valore aggiunto e non la struttura portante della squadra. Senza struttura portante gestire i momenti topici dei finali punto a punto è durissima e non sempre possono venire rimpalli favorevoli a far vincere per la terza volta una partita vinta già prima per due volte. Il che mi lascia molto dubbioso sulle possibilità della Slovenia per la fase a eliminazione diretta. E che di converso, sempre che ci arrivi, lascia ben sperare per l'Italia, a patto ovviamente di non subire ogni volta la strapotenza fisica degli avversari.

Tornando a casa in macchina la domanda che ci ponevamo io, Robi e Tommaso era perchè mai Pianigiani non avesse mai provato la zona. Per cui inutile dire che la Redazione sportiva di Tv Capodistria è d'accordissimo con le vostre perplessità in merito. La Croazia e la Georgia avevano messo a nudo nella prima fase tutte le difficoltà che la Slovenia incontra nell'attacco alla zona (mancanza di struttura portante!) e la partita di ieri sembrava fatta apposta per un repentino cambio di ritmo con tentativo di chiudere i buchi più palesi sotto canestro con una finta zona box and one, in realtà con una 3-2 con l'uomo in mezzo davanti a far finta di essere a uomo su Dragić, salvo staccarsi e andare a chiudere le linee di passaggio quando questi avesse iniziato l'inevitabile scorribanda mandando praticamente a ramengo tutta la strategia di base dell'attacco sloveno. Ecco, sono curiosissimo di sapere perché non sia stata studiata una soluzione del genere che, per vincere una partita cruciale, avrebbe dovuto superare qualsiasi orgoglio di voler dare alla partita il proprio ritmo, quando si sapeva prima dell'inizio che il ritmo del corri e tira è quello che la Slovenia vuole. E che se glielo togli rimane senza nessun tipo di piano "B". La partita la stava palesemente facendo la Slovenia, per cui inventarsi qualcosa era più o meno obbligatorio, almeno secondo tutti e tre noi.

Sull'altra partita clou di ieri, visto che sono lungo e ho ancora molto da fare (per esempio il servizio con le interviste della partita! – con il montatore che mi ha già chiesto quando cominceremo, mentre non ho ancora neanche tradotto le interviste di Lakovič e Nachbar) solo da dire che la Spagna ha confermato tutte le perplessità sorte dopo la sconfitta con la Slovenia, squadra piatta, senza cambio di ritmo nel finale che accetta supinamente la sua sorte, messa in mano a sciagura Rubio (si può dire?) invece che a quel bravissimo e soprattutto sommamente intelligente (a differenza di altri) giocatore che è Calderon. E poi, quando perde una squadra che ha sulle maglie scritti i nomi Ricky, Rudy, Marc, Pepi, Toni e Gianni invece dei cognomi, della serie, tanto siamo così famosi che tutti ci conoscono, io godo sempre, perché gli escrementi montati sulla seggiola mi fanno da sempre venire l'itterizia. Grande Grecia invece con Trinchieri che sembra abbia fatto un bel repulisti di spogliatoio rischiando di perdere una partita strategicamente stravinta mettendo Kavvadas durante il necessario riposo di Bouroussis e prendendo in tre minuti 11 punti da Marc (tanto sapete tutti chi è), ma poi vincendola semplicemente perché ha giocato come si deve. Ho seguito Spanoulis praticamente "a uomo". È ufficiale: è attualmente, come aveva detto Rađa, nettamente il miglior giocatore europeo in circolazione. Non ha sbagliato una scelta, dicasi una, in tutte le varie situazioni susseguenti agli adeguamenti difensivi sul pick and roll, tanto meno nei minuti finali, quando può tira e segna, anche qui soprattutto quando conta. Guardandolo si ha la netta impressione che in ogni momento faccia la foto della situazione, la analizzi istantaneamente e che dal suo computer nel cervello esca la soluzione giusta. Un gran bel vedere.