Inutile. Siamo alle solite. Appena mi azzardo a dire la mia sul basket NBA parte la solita raffica di commenti inviperiti di adoratori del Reverendo Jones (pardon, James) che non hanno altra religione all'infuori del Prescelto. Ha perfettamente ragione Walter (wf2): partendo dai commenti ed andando a ritroso si penserebbe che io abbia scritto cose totalmente diverse da quelle che ho scritto in realtà. Per cui basta. Mi arrendo, alzo le mani. Tanto non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire.

È dunque perfettamente inutile che io continui a dire che della squadra americana James è sicuramente il migliore, assieme a Love e Paul (quest'ultimo però molto meno contro l'Australia rispetto alle altre partite), tanto si sa che lo odio. E' dunque altrettanto perfettamente inutile che io continui a dire che una cosa è essere i più forti e vincere per manifesta superiorità soprattutto atletica (o forse gli americani sono debolucci e senza elevazione?) e un' altra cosa è apprezzare quanto si vede riguardo alla concezione che uno ha del gioco del basket. Mi vergogno un po' a paragonarmi a Gianni Clerici, ma se mi si perdona questo clamoroso allargamento, perché tutti capiscono il suo discorso quando dice che non lo diverte più vedere il tennis ridotto a confronto muscolare fra violente virago in campo femminile (leggere prego i suoi commenti sulle finali delle ultime edizioni di Wimbledon o comunque di qualsiasi altro torneo dello Slam) o il forzuto braccio di ferro fra arrotini in campo maschile, mentre nessuno vuole capire il mio discorso rispetto al basket che è esattamente lo stesso? Io dissento violentemente sull'equazione vincono=giocano bene. No, maledizione. Fra il vincere ed il giocare bene non c'è correlazione di alcun tipo. A volte si vede giocare un bellissimo basket nelle categorie inferiori in Italia (molto a volte, anzi, pensandoci, è da tempo che non mi succede, ma va be', è giusto per dire...), ma per questo nessuno pretende che vincano se vanno a giocare contro Team USA. A me un discorso del genere sembra chiarissimo, ma, ripeto, quando la mente è obnubilata da non so cosa (propaganda? Riflessi condizionati dall'abitudine che tutto quel che è "ammericano" è il massimo?) ed entra in campo la fede religiosa, per cui le cose sono così perché sono così e basta, ogni ragionamento va a farsi benedire. Per cui reitero la mia accorata esortazione: adoratori del Reverendo James, per favore, sfogatevi sui blog di vostra pertinenza e lasciate stare in pace questa oasi di resistenza civile che ritengo essere questo mio infinitesimale spazio nello sterminato oceano della rete. E soprattutto rendetevi finalmente conto che invadere questo piccolo spazio tentando patetiche opere di conversione (mi ricordate le agghiaccianti apparizioni dei predicatori biblici che ogni tanto suonano alla porta offrendo opuscoli per favorire la conversione alla loro setta religiosa – grande era il padre di mia cognata che li respingeva immediatamente con la frase definitiva: "sono comunista e donatore di sangue") è totalmente inutile. Per cui, ripeto in ginocchio, non ritornate all'assalto ogni qualvolta mi azzardo a dire che il basket NBA oggi come oggi mi lascia totalmente indifferente perché proprio non è lo sport di cui mi sono innamorato da piccolo e che nel bene ha condizionato tutta la mia vita dandomi anche la grande opportunità di assicurarmi l'esistenza materiale grazie ad esso.

Una delle conseguenze perniciose delle massicce incursioni dei seguaci del Reverendo James è che mi hanno fatto esaurire quasi del tutto lo spazio che oggi volevo dedicare a cose ben più importanti. Intanto: ieri ho visto la miglior partita di basket di queste Olimpiadi, ovviamente la finale anticipata del torneo femminile fra USA e Australia. Mi è dispiaciuto che le australiane abbiano subito il break probabilmente decisivo (anche se poi temporaneamente tamponato) all'inizio del secondo tempo, quando ci sono state due triple di fila di Diana Taurasi (una addirittura con fallo), mentre dall'altra parte le australiane hanno fatto 1 su 4 dalla lunetta con Jackson e Cambage sbagliando nel contempo un paio di facili tiri da sotto. Questi episodi hanno condizionato la partita portando le aussies a dare tutto subito arrivando alla fine senza benzina. Tanto di cappello comunque alle americane che sono rimaste in partita all'inizio sbucciandosi le ginocchia sulle palle vaganti, andando a rimbalzo come ossesse, ma soprattutto adattando molto meglio nel secondo tempo la difesa sull'alto-basso che aveva portato nel primo tempo la Cambage ad essere totalmente devastante. Ecco, questo è il basket come lo intendo io.

Che dire della medaglia storica del Montenegro nella pallamano femminile dopo aver battuto Francia e Spagna? Niente per ora: attendo con impazienza la semifinale della pallanuoto col derby che più derby non si può fra Croazia e Montenegro (i montenegrini di mare sono in realtà etnicamente di origine croata, ecco perché parlo di derby alla massima potenza).

E l'atletica allora? Rudisha con i due bambini dietro che corrono più veloce di quanto facesse Coe? O quasi. A memoria mi pare che il tempo di Amos sia quasi esattamente il tempo che fece Coe per il suo primato mondiale stabilito in Italia che poi resistette per tempo immemorabile. Usain che fa il serio per vincere (pur rallentando negli ultimi metri) per la clamorosa tripletta giamaicana con l'ennesimo bambino al terzo posto. Il bronzo di Donato. Questo sì che è sport, che è la quintessenza delle Olimpiadi, in barba a tutti i Grillo ed agli snob che di sport non capiscono una mazza e si concentrano su cose marginali (sullo sport e gli affari, non preoccupatevi, parlerò ancora, e molto a lungo). Ed a me tocca rintuzzare gli attacchi degli adoratori del Reverendo James. Sciò, via, alla larga, come diceva Paperone alla Banda Bassotti.