Tiratori metafisici
- Scritto da Sergio Tavčar
La scorsa settimana sono rimasto confinato nell’angusto perimetro di casa causa il mio consueto episodio tardo autunnale di guai intestinali dovuti al Crohn (quelli che hanno visto in diretta coloro che sono stati presenti tanti anni fa a Staranzano alla presentazione del libro), guai che mi hanno tenuto inchiodato ad una vicinanza di sicurezza dalla tazza del bagno, per cui mi sono fatto una scorpacciata di TV in cerca di spunti per questo blog. Non so se ero in delirio, ma il fine settimana scorso ho visto una partita di campionato italiano nella quale le due squadre andavano a turno in attacco, uno a caso sparava un tiro del piffero con conseguente mattonata, gli altri prendevano il rimbalzo, andavano a loro volta in attacco, il loro designato sparava il suo tiro del piffero con mattonata uguale e contraria, gli altri riprendevano la palla e tutto ricominciava esattamente allo stesso modo. Dopo cinque minuti di questo assoluto non senso ho cambiato canale, o per meglio dire mi sono messo a guardare uno della mia raccolta di film romantici, quelli che mi tirano su e, almeno surrettiziamente, mi fanno pensare che la vita possa anche essere bella e divertente.
Poi sono successe tre cose di fila che mi hanno finalmente dato lo spunto, anche se è un argomento che ho trattato finora fino all’esaurimento psicofisico (mio) senza raccogliere alcun tipo di frutto, il che mi fa sospettare che purtroppo anche una platea di persone sicuramente di intelligenza nettamente superiore alla media quale siete voi a volte ha difficoltà a credere alle proprie capacità di ragionamento preferendo adagiarsi al mainstream, a quanto dicono sedicenti esperti da tavolino e salotto (con annesso tablet per le famigerate statistiche, ovviamente), e dunque in definitiva a credere, al di là di ogni prova che possa loro offrirsi davanti ai loro occhi, a quanto in realtà le viene fatto credere.
La tattica dell'acqua calda
- Scritto da Sergio Tavčar
Ringrazio Llandre per il filmato che ci ha proposto e che mi permette di togliermi molti scogli dalle scarpe. Ma come? Quando a dire certe cose è il sottoscritto, sì…però così si giocava una volta…oggi questo tipo di gioco non è proponibile…, quando invece le stesse identiche cose le predica un santino del basket americano tutti lì a sbrodolarvi come se l’invenzione dell’acqua calda fosse la stessa cosa della scoperta della fusione nucleare a freddo. Mi sento, a dire il vero, un tantino offeso. Forse qualcuno dei più attenti di voi ricorderanno che all’inizio di questo blog, penso fosse esattamente 10 anni fa durante l’Europeo del 2011, scrivevo che la squadra che seguivo con più divertimento e interesse era la Gran Bretagna, squadra modesta, allenata da un coach abbastanza decrepito e apparentemente senza alcun tipo di carisma, perché non urlava, non si sbracciava e non disegnava geroglifici sulla lavagnetta, che però mi folgorò quando la vidi iniziare l’attacco senza il famigerato p’n’r alto con il centro a uscire fino a quasi metà campo tentando di tagliare la strada al difensore della guardia centrale (dire play sarebbe fuorviante) e poi magari rimanendo lì a fare l’ancora più famigerato pick and pop.
La lingua del basket
- Scritto da Sergio Tavčar
Nei vostri commenti al post precedente mi sono imbattuto nell’articolo riportato da Stefano che parla di Dante nei Caraibi. Visto che Pado, il nostro esperto in materia par excellence, ha poi , come dire, “recensito” in modo molto favorevole il pezzo stesso e visto che tratta di argomenti che mi fanno immediatamente rizzare tutte le possibili antenne che ho in testa (per i maligni tutto sono meno che corna visto il mio stato civile) sono ovviamente andato a leggermi il pezzo. Sicuramente molto interessante, anche se dal mio punto di vista un po’ troppo intellettualoide con una velata ricerca continua di trovare il modo per impressionare il borghese, come dicono i francesi. Quando l’intervistato ha cominciato a parlare della cosa che onestamente mi interessava di più (non è che Dante visto da fuori non sia interessante, anzi, ma meravigliarsi del fatto che in altre culture sia visto e interpretato in modo del tutto diverso da come lo vediamo noi, della serie la lingua batte dove il dente duole, mi sembra onestamente un po’ la scoperta dell’acqua calda), e cioè dell’importanza della lingua come visione del mondo e fondamentale strumento di identità culturale, mi sono imbattuto in questo passaggio:
Una splendida giornata (o meglio due)
- Scritto da Sergio Tavčar
Scusate il ritardo, ma onestamente non avevo molto da dire in fatto di argomenti sportivi, in quanto quello che volevo dire e sentire l’ho detto e sentito in abbondanza alla sconvenscion e non avrei saputo cosa aggiungere. Ho atteso pertanto un po’ che partisse l’annata agonistica anche per “impostare”, diciamo così, il discorso che faremo nei mesi a venire.
Innanzitutto vorrei veramente ringraziare tutti quelli che avete reso l’ultima sconvenscion veramente unica. Da mezzogiorno e mezza fino alle 11 di sera mi è parso che il tempo volasse, tanto che quando ci siamo lasciati avevo nettamente l’impressione che ci fosse ancora tantissimo di cui parlare. Del resto quando ci si trova in compagnia di persone intelligenti, istruite e educate, e tutte appassionate alle cose delle quali sei appassionato tu è solo normale che avvenga. Credetemi, se la giornata è stata anche per voi la straordinaria boccata di ossigeno intellettuale (nel suo senso etimologico) che è stata per me, allora penso che non abbiamo certamente sprecato il nostro tempo. Magari si potesse sempre sprecarlo così…fra l’altro il tempo passato a discorrere non può essere definito sprecato, in quanto se siamo stati dotati di un cervello superiore a tutte quante le altre specie viventi, allora usarlo dovrebbe essere il nostro compito principale per il quale siamo su questo mondo…o no?...e allora perché mai Adamo e Eva sono stati cacciati dal Paradiso terrestre quando hanno voluto cominciare a conoscere le cose?...troppa alta filosofia, lasciamo stare che è meglio.
Annuncio e richiesta Sconvenscion
- Scritto da Sergio Tavčar
Un breve intervento, tanto avremo tanto da parlare e da discutere all’ormai imminente sconvenscion. Tanto per dire il commento su Flushing Meadows e Đoković è inutile che lo faccia, visto che nel suo articolato intervento Pado ha praticamente scritto parola per parola quello che pensavo io, per cui se volete sapere come la penso leggete il suo commento.
C’è però una cosa più importante ed è necessario farla, anche se so che molti non l’apprezzeranno. Però siamo persone intelligenti e sono sicuro che capirete. Per la prossima sconvenscion che si terrà all’ agriturismo Zaglia che ho già descritto come raggiungere con grande facilità, visto che si tratta di un complesso molto grande con molta clientela, e visto che siamo malgrado tutto ancora in situazione pandemica e non è affatto detto che il prossimo 25 ci si possa accomodare tutti all’esterno (sta arrivando il primo assaggio di autunno), il padrone di casa ha bisogno di un numero abbastanza sicuro, anzi molto sicuro, di persone che vi prenderanno parte per prendere tutte le precauzioni di legge e assicurare a tutti un posto all’interno. Sono stato pertanto pregato di dirvi che stavolta non si accetteranno arrivi dell’ultimo momento e alla sconvenscion, fermo che è ovviamente aperta esattamente a chiunque pensi di parteciparvi, parteciperanno soltanto coloro che in tempo utile, facciamo questo fine settimana, annunceranno la loro presenza con un post su questo blog. Per dire, Toni di Mogliano basta che posti un qualcosa tipo “Sono Toni e confermo la mia presenza” che le formalità sono esaurite. Oppure che Gianni di Bologna scriva “Arrivo di sicuro con tre amici al seguito” che le cose sono altrettanto completate. Però, e vi scongiuro di farlo, dovete farlo. Ripeto: fa testo solo una comunicazione su questo sito.
CoScienza medica
- Scritto da Sergio Tavčar
Tanti spunti interessanti. Intanto alcune precisazioni sul ciclismo: capisco perfettamente quanto scrive Franz, anche se onestamente non sarei così lapidario sui suoi giudizi, soprattutto avendo a mente il carattere degli sloveni che sono notoriamente molto mal disposti verso chi “ha” e vorrebbero vederlo ritornare il prima possibile nell’ambito di coloro che devono combattere giorno per giorno per poter avere un tetto e di godere di due pasti quotidiani. Per cui il fisco è particolarmente mal disposto verso chi è palesemente benestante. E inoltre per onor di cronaca bisogna subito rimarcare che Pogačar, oltre ad aver sempre risposto presente al richiamo della nazionale ed aver preso parte sempre e comunque ai campionati sloveni, non solo, ma per esempio quest’anno ha preso parte al Giro di Slovenia proprio per rimarcare il suo attaccamento ai colori nazionali, è inoltre attivamente coinvolto con la sua presenza di testimonial, ma soprattutto con cospicue e continue donazioni di materiale tecnico, nell’attività del suo club ciclistico di origine. Per il resto niente da dire, mi avete stroncato. Il parallelo che ho tracciato con la coppia Coppi-Bartali non regge. Chiedo scusa, ma a mia parziale scusante va il fatto che comunque vedo una certa qual similitudine nell’accostamento giovane-anziano e in quello fra uno un po’ sfigato e uno comunque fortunato (nel suo campo di lavoro, non certamente nella vita).
Avete voluto la bicicletta
- Scritto da Sergio Tavčar
La gente che incontro e che legge più o meno regolarmente questo blog mi chiede come mai ho scritto così poco delle Olimpiadi e si dichiara abbastanza delusa. Le ragioni sono semplici: durante tutto il periodo olimpico la mia attenzione era rivolta principalmente al pezzo che dovevo scrivere e consegnare ogni giorno al Primorski, pezzo che evidentemente andava scritto alla fine delle competizioni, dunque verso sera, che è quando normalmente scrivo i miei interventi sul blog. Di giorno guardavo ovviamente le gare, per cui di tempo non ce n’era. La ragione principale però è un’altra: dovendo scrivere per un quotidiano della minoranza slovena la mia attenzione era rivolta verso gli sport nei quali primeggiavano gli sloveni che erano esattamente altri rispetto a quelli che interessavano voi che mi seguite. L’unico punto di contatto era il basket, ma quanto scrivevo di basket ha incontrato un per me stranissimo (o forse neanche tanto strano, ma lasciamo stare, tanto non lo ammettereste mai) muro di incomprensione e rifiuto, addirittura ostilità oserei dire, per cui, capita l’antifona, mi sono adeguato e ho preferito tacere. Non c’è discussione più inutile e controproducente che quella fra gente che parte da punti di vista opposti e inconciliabili. In più, essendo io come sapete di sentimenti sloveni, mi sono talmente immerso nelle cose “mie”, che erano fra l’altro esattamente quelle che interessavano i miei lettori del momento, che delle cose che interessavano a voi onestamente non avrebbe potuto fregarmi di meno.
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