Sconvenscion oltre i limiti
- Scritto da Sergio Tavčar
Avevo deciso di prendermi un periodo di panciolle, nel senso che volevo vedere fino a quando sarebbe durata la voglia di far niente prima che mi assalisse la noia e decidessi di darmi una mossa e fare qualcosa di utile. Devo dire con raccapriccio che il momento, lungi dall’arrivare, sembra sempre più lontano, visto che in questi giorni di canicola vale sempre di più il famoso proverbio spagnolo che dice quanto sia bello far niente e poi riposarsi.
Però qualcosa devi dirvi e sarò breve. Intanto un annuncio che vi do con largo anticipo: la prossima sconvenscion, quella organizzata a furor di popolo (modo di dire, ovviamente) per il 25 settembre, si terrà una tantum fuori dalla provincia di Trieste, e cioè presso l’Agriturismo Zaglia che si trova in modo estremamente facile. Si esce dall’autostrada al casello di Latisana, si va verso sud sulla strada che porta a Lignano per un mezzo chilometro circa e sullo svincolo si prende la vecchia statale Trieste-Venezia in direzione Trieste. Dopo non più di 300 metri c’è una vistosa insegna sulla destra che indica il luogo d’approdo. Ci troveremo lì, solita ora, solite chiacchiere innaffiate da vino sontuoso, insomma non vedo l’ora.
Medaglie sincere
- Scritto da Sergio Tavčar
“Sono stati più forti. Posso solo dire di essere estremamente orgoglioso della nostra squadra. Mi dispiace per i nostri sostenitori a casa. So quanto ci hanno supportato e avremmo tanto voluto donare loro una medaglia. Tutti lo volevamo e abbiamo provato a fare tutto quanto era possibile per riuscirci. A volte siamo stati troppo emotivi, soprattutto io. Devo ancora imparare a non comportarmi in questo modo. Non ho giocato come avrei potuto e come so fare. Sono molto deluso della mia prestazione. Non ho fatto quanto avrei potuto. Volevo aiutare la squadra molto di più.”
Queste sono le parole dette da Luka Dončić in conferenza stampa dopo la partita contro l’Australia e onestamente mi sembra che non ci sia nulla da aggiungere. Ha detto tutto lui, per cui per ora basta con il basket, se non aggiungendo che un po’ (ma non tanto, in verità…) mi dispiace delle parole dette nel post precedente, dettate dalla foga e dalla rabbia del momento. Quando la Gazzetta fece il mio ritratto alla domanda su quale fosse il mio maggior pregio risposi: “la sincerità” e quando mi chiese quale fosse il mio peggior difetto dissi: “la sincerità”. Ci credo veramente.
Mi assumo la responsabilitä
- Scritto da Sergio Tavčar
Trasecolo. Secondo me alcuni di voi sono fuori di testa. Ho letto con sorda rabbia quanto avete scritto su Dončić prima della partita e mi sono fatto un’idea sul perché possa essere tanto odiato, ma non ve la dico. Penso che sia totalmente inutile tentare di dirvi che è una bravissima persona e che i suoi compagni lo portano in palmo di mano ringraziando ogni momento la sorte che ha dato loro la possibilità di giocare assieme a uno che ha in mente un solo obiettivo, che è quello di vincere la partita. Penso sia inutile dire che il gruppo è palesemente molto unito e che ognuno in campo dà l’anima per ottenere un risultato storico e molto probabilmente irripetibile. Non ha importanza, tanto non mi credete. Per questo sono anche stato zitto, pur roso da una rabbia sorda, in quanto il povero ragazzo tutto questo livore assolutamente non lo merita. E’ forte e sa di esserlo, vorrebbe essere tutelato dagli arbitri come lo è gente molto meno forte di lui (ma non è di un Paese che politicamente non conta nulla), ha i coglioni pieni che possano picchiarlo impuniti per tutta la partita e alla fine tenta di farlo capire, esagerando sicuramente anche perché non è Neymar e non lo sa fare tanto bene quanto i latini, ma per il resto cosa c…o volete che faccia di più oltre che a portare la Slovenia a un punto da un paradiso totalmente improponibile per una squadra che senza di lui ha avuto nelle varie finestre FIBA enormi difficoltà a battere Austria, Ungheria e accozzaglie simili? Non so spiegarmi tutto questo livore se non con richiami psicologici che non mi appartengono, ma che comunque penso di intuire.
Cosa (non) ho visto!
- Scritto da Sergio Tavčar
Oggi è veramente il giorno giusto. Intanto domani il Primorski non esce, per cui ho un giorno di riposo e non mi tocca scrivere la rubrica, e in più oggi sono successe tantissime cose che, devo confessare, mi hanno inchiodato sulla poltrona dalla tenera ora delle 3 e mezza del mattino in poi (non preoccupatevi, ho lo stesso trovato il tempo per dormire, sacrificando - ?? – la Formula Uno – fra l’altro, chi ha vinto?), per cui potrei scrivere e commentare fino a domani.
Subito, prima che me ne dimentichi. Le due bandiere che avevo in mente erano quelle del Paraguay, che ha due stemmi diversi sulle due facce, e quella dell’Arabia Saudita che ha su ambedue i lati la scritta “Allah è l’unico Dio e Maometto è il suo Profeta” messa in modo tale che si possa leggere correttamente da ambo i lati. Sarebbe ovviamente blasfemo se su un lato si dovesse leggerla alla rovescia.
Palla piena!
- Scritto da Sergio Tavčar
Dopo tanto tempo faccio sentire anche la mia voce. Ho la mia buona dose di scuse. Visto il lavoro infame che svolge la RAI, per guardare il nuoto, mio sport prediletto, sono costretto ad alzarmi nel mezzo della notte, perché in questi primi giorni ho capito che di vedere repliche intere sulla RAI, magari delle sole finali, non se ne parla, e dunque guardo la sessione intera sulla TV slovena che almeno la trasmette intera senza interruzioni se non quelle pubblicitarie. Dormo dunque poco e allora devo recuperare durante il giorno, non solo, ma ho la mia rubrica quotidiana sul Primorski dnevnik, molto corposa peraltro, per cui nel pomeriggio mi tocca redigerla e mandarla al giornale, insomma non ho tempo né poi molta voglia. Scrivendo per il giornale della minoranza slovena ovviamente l’accento è sulle prodezze degli atleti sloveni, di cui godo come un suino (non avrei mai pensato che dopo cinque giorni di gare saremmo stati al 13.esimo posto del medagliere, davanti all’Italia - ! – non solo, ma se guardate il medagliere stesso ci sono anche due ori per il Kosovo, dati da due judoka formatesi e che ancora si allenano a Celje presso il mago del judo Marjan Fabjan, e dunque sono medaglie che considero anche molto nostre), e dunque seguo molto poco quanto fanno gli italiani.
Ci sono ancora le bandiere
- Scritto da Sergio Tavčar
“Non credete troppo alle autorità. Non ascoltate i maestri che dicono di saperla lunga, gli allenatori che pensano di potervi miracolosamente far andar forte, fidatevi di poche ma buone persone. Più uno parla di solito meno sa quindi non dategli retta. Non ci sono scorciatoie. Lavorate, studiate e inseguite i vostri sogni”.
Scusate, ma quando sento queste parole, dette da una ricercatrice di matematica alla Ecole Polytechnique Federale di Losanna, una dottoressa con master a Cambridge che sta studiando le equazioni differenziali parziali non lineari che sorgono nella fisica matematica, e che intanto ha vinto l’oro nella gara in linea del ciclismo femminile alle Olimpiadi di Tokio, sarà anche l’età, ma mi commuovo fino alle lacrime e penso a tutto quanto di bello sa offrire lo sport, di quali favole vere, solari, istruttive e educative nel senso più nobile di questo aggettivo, sia capace. Insomma, per restare a quanto scritto nell’ultimo post, queste sono le favole che lo sport offre e che dovrebbero essere immortalate in un film: niente di morboso e sofferto, ma semplicemente bello e edificante.
Sport popolare
- Scritto da Sergio Tavčar
Ho aspettato apposta che finisse la settimana folle dello sport italiano per scrivere questo commento a quanto è successo principalmente a Londra. Volevo dire la mia aggiungendomi a tutto il resto del mondo, sperando di dire qualcosa che non fosse la classica melassa appiccicosa che la retorica italiana applica a piene mani quando si tratta di sport. Quanto successo mi ha infatti ancora una volta rafforzato nella mia opinione che l’Italia, quando si tratta di sport, è una nazione particolare e del perché lo sia non sono mai riuscito a capirlo. Ho delle ipotesi che vi esporrò dopo aver fatto un piccolo ragionamento. Parto da un fatto che a me, forte anche del fatto di essere figlio, e dunque di aver tratto dei parziali benefici genetici, di un critico letterario e scrittore, sembra incontrovertibile: gli italiani non sanno fare film, né scrivere veri libri (sono i giornalisti a scrivere le cose migliori, a volte ottime, ma i “veri” scrittori” non sono mai riusciti a farlo) sullo sport.
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