Colgo la palla al balzo prendendo spunto dagli ultimi commenti sul mio post precedente per dire anche la mia, di opinione, sull'argomento (sono o non sono il padrone di casa? Avrò diritto di dire la mia?).

Perchè Bargnani, Belinelli e Gallinari sono andati nell'NBA? Sembra una domanda stupida, però è probabilmente la domanda del secolo. Già, dannazione, perchè? Chi glielo ha fatto fare? I soldi? Ad occhio ed ad un tanto al chilo non vedo altre spiegazioni. Mi rifiuto di pensare che se uno ha solo un milligrammo di cervello e vede le cose con i propri occhi e non con quelli degli altri non riesca a vedere che andare a giocare nell'NBA sia oggigiorno più o meno equivalente alla morte tecnica di un giocatore di basket. Tutto quello che ha imparato in Europa lì deve dimenticarlo. Deve semplicemente mettere su fisico, saltare e correre, perchè da sport di squadra nell'NBA il gioco è diventato un enorme 1 contro 1 giocato da gruppi di persone che per regolamento sono cinque per parte, per cui la difesa per esempio è un elementare tenere il proprio uomo. Se lo si tiene va bene, se no quello che se ne va, va a canestro. Con la conseguenza che le varianti tattiche di dargli un lato, spingerlo verso una determinata zona del campo dove ci saranno gli aiuti, eccetera, tutte le varianti difensive (parliamo tanto dell'attacco troglodita che si usa nell'NBA, ma per la difesa vale lo stesso discorso) normali per un gioco di squadra come il basket dovrebbe essere se ne vanno a farsi benedire. E dunque se hai fisico giochi, se no non giochi. Se sai giocare, se vedi il gioco, se trovi la lettura giusta per scardinare la difesa avversaria (pensata come difesa "europea", 5 contro 5) coinvolgendo questo compagno invece che quest'altro, se sai scegliere l'opzione giusta in un dato momento, tutto questo laggiù non conta. Corri? Salti? Bene. Non corri? Non salti? Ed allora tutti, compreso quella pippa allucinante che giocava a Roma, Brandon Jennings mi sembra si chiamasse, ti vanno via e tu fai una figura del piffero. (Per continuare a leggere, clicca sotto su "leggi tutto")

Mi riesce alieno riuscire solo ad immaginare come ad un normale giocatore di basket, uno a cui piace il gioco che pratica, che ha il desiderio di imparare sempre cose nuove, che in definitiva ha la curiosità intellettuale di tentare di capire le cose come sono nella loro essenza, possa solo essere sfiorato dall'idea di andare a giocare in America. Se non per i soldi, a questo punto. Oppure perchè è talmente fighetto che gli piacciono le arene rutilanti, i benefit con auto di gran lusso, alberghi satrapici, ragazze ad ogni angolo, perchè insomma gli piace la gran vita vuota stile Grande Fratello. E se per i soldi riesco a capire, per questa seconda motivazione posso solo nutrire un profondo disprezzo che non riesco a collegare ad una persona per definizione intelligente come dovrebbe essere un giocatore di basket.

Forse ricorderete aneddoti del passato. Kićanović andò a fare un provino con New Jersey, firmò un contratto per un anno, disse grazie, ora ho la carta che secondo voi sono un buon giocatore di basket, e tornò a Belgrado. Oscar fece la medesima cosa (per la stessa squadra, fra l'altro, mi sembra) e se ne tornò a Caserta. Dalipagić andò a fare un provino a Boston e quando Red Auerbach voleva firmarlo, disse grazie tante, ma non capisco la lingua e non mi diverto, per cui torno in Europa. Petrović, dopo aver vinto il possibile in Europa, andò a Portland, mangiò sterco in quantità industriale a causa del clan Drexler-Terry Porter, inghiottì tutto e migrò a New Jersey, divenne un giocatore di tutto rispetto e, finalmente, dopo aver sfondato anche lì, decise che aveva dimostrato abbastanza e quando morì aveva in tasca un foglio dal quale si capisce che l'anno dopo avrebbe giocato nel Panathinaikos.

E ancora: a Bodiroga non è passato neanche per l'anticamera del cervello di andare in America. Da persona con un paio di marce in più in testa capì subito che le sue qualità in America erano irrilevanti e che lì avrebbe solo pagato la lentezza di piede che è stata sempre la sua più grossa lacuna. Jasikievičius, arrivato ad Indiana, disse subito quello che tutti sappiamo, che cioè l'NBA fa schifo ed ovviamente tornò subito indietro.

Quello che voglio dire è che se uno è oggigiorno un vero giocatore di basket, uno cioè che ha orgoglio, che non si vende per un piatto di lenticchie, che ha voglia di progredire, non va nell'NBA neanche in fotografia. E vedere gente come Gallinari che, scusatemi ma sono violentemente in disaccordo con la maggior parte di voi, era in Europa tutt'altro che un giocatore fatto e finito, finire castrato in una squadraccia come New York fa veramente male al cuore. Bargnani e Belinelli no. Per il loro gioco, per il loro fisico, per la loro attitudine mentale sembrano giocatori creati per l'NBA, per cui è solo normale che stiano lì, perchè è il loro tipo di gioco ed inoltre guadagnano benissimo. Cosa possono volere di più? Se si è però coerenti, altrettanto noi non dobbiamo attenderci nulla di loro quando tornano indietro per giocare in Nazionale. Per come giocano infatti da noi saranno sempre pesci fuor d'acqua, per quanto, ripeto, Bargnani quest'estate mi abbia sorpreso più che positivamente. Ed infatti tornato nell'NBA dopo essersi abituato a giocare di squadra, chissà come in precampionato sembrava spaesato ed ha giocato malissimo. Quando poi si è finalmente disabituato a giocare a basket è ridiventato il Bargnani normale da NBA. Tornando a Gallinari, uno col suo fisico di 2 e 08, con la sue attitudini tecniche e fisiche, con la sua testa, se fosse rimasto in Europa avrebbe fatto il corso normale di apprendimento, detto in breve avrebbe fatto quanto hanno fatto ad esempio Smodiš e Lorbek, cominciato ad imparare i movimenti sotto canestro, a giocare spalle e fianco a canestro, per poi, grazie al tiro da fuori aggiungere una dimensione in più al suo gioco diventando un giocatore dall'impatto devastante. Ora spiegatemi nell'NBA che differenza fa che sia 2 e 08 o 1 e 25 per come gioca. Tirare dai nove metri e non fare niente altro sanno farlo tutti. Non era certo questo il Gallinari che volevamo.