Dopo averlo severamente redarguito devo fare un plauso a Edoardo che mi ha risparmiato il lavoro, dando lui le coordinate giuste per risalire al pezzo nel quale parlavo di statistiche. Ieri ero troppo arrabbiato per fare i distinguo giusti: dovevo puntualizzare quella che è in effetti la mia posizione che è quella che il plus-minus è una puttanata galattica se si riferisce a una sola partita ed è comunque irrilevante se si tiene conto di un torneo, nel quale normalmente i giocatori giocano più o meno sempre con gli stessi, ma abbastanza equivalenti compagni, e dunque vale sicuramente qualcosa di più, ma non può certo dire moltissimo visto che non tiene in conto gli avversari contro i quali si è giocato. Sui grandi numeri, come tutte le leggi statistiche dicono, i valori cominciano a essere rilevanti, su questo non ci piove e non l’ho mai messo in dubbio.

Ci sono poi statistiche che dicono moltissimo quando si riferiscono a una partita sola, tipo le statistiche di tiro che sono direttamente correlate con  il rendimento in attacco (si chiamerà palla-a-canestro per qualcosa), ma che cominciano a essere molto meno importanti sui grandi numeri. Con l’aggravante che superficialmente vengono considerate una specie di vangelo, cosa che è completamente lontana dalla verità. Un esempio: anni annorum fa giocava nell’NBA un perticone dai grandi mezzi atletici e dalla statura sterminata di nome Artis Gilmore che però aveva il difetto di non metterla mai dentro, avendo la mano totalmente quadra. Il quale Gilmore finì comunque la carriera con medie, cito a memoria, attorno se non sopra al 60%, il che lascerebbe supporre che fosse un emerito tiratore. Questa media comunque la raggiunse praticamente concludendo quasi sempre in schiacciata su assist o a rimbalzo o al più con tiretti da 20 cm di distanza dal canestro, tanto che vedendo i suoi filmati uno si chiede come mai avesse sbagliato il restante 40%. Voglio dire, e qui mi ricollego al punto nodale di tutta la faccenda, le statistiche sarebbero utilissime se fossero approfondite e non prese a un tanto al chilo. Per il tiro ad esempio andrebbe valutata per una carriera: a) la distanza media dalla quale è stato preso – per esempio per il tiro da due è fondamentale sapere se è stato segnato da sotto in contropiede, comunque da sotto, da distanze dai 2 ai 4 metri o da distanze dai 4 ai 7 metri, b) il grado di copertura del tiro stesso, se è stato un tiro aperto o contestato, c)  la correttezza del tiro stesso, se cioè era un tiro da prendere o se era forzato, d) se è stato un tiro costruito individualmente o un tiro preso in seguito a un assist, e)…quello che volete, di discriminanti volendo se ne potrebbero trovare millanta. Per gli assist stessa cosa: a) assist vero, cioè compagno che conclude indisturbato, b) assist fasullo, cioè passaggio a un compagno che segna da fuori, magari da tre (non v’è chi non veda quale differenza concettuale abissale ci sia fra i due tipi di assist), c)…eccetera tenendo sempre in conto che parente prossimo di un assist è la palla persa per assist mancato per colpa del compagno che non ha tagliato dove doveva tagliare o perché si trovava da qualche altra posizione o semplicemente perché l’ottima intenzione si è tradotta in un errore tecnico di esecuzione.  Che è tutt’altra cosa che non una palla persa per un’infrazione o per un passaggio in out. Quello che voglio dire e, perché no, anche propugnare, in questa epoca di aiuti elettronici impensabili solo qualche anno fa, che sarebbe sempre ora che qualcuno facesse questi tipi di analisi e ci presentasse finalmente statistiche serie, approfondite e dunque analizzabili con costrutto. Onestamente penso che le statistiche, come ci vengono proposte oggi (per non parlare di un altro voluminoso capitolo che sarebbe tutto da scrivere, e cioè quello della veridicità di quelli che tengono gli scout, problema che conosce benissimo chi ha mai fatto in vita sua lo scout magari per una volta sola), sono molto belle e spettacolari, ma, come detto nel pezzo citato da Edoardo, oggigiorno, fatte così come sono fatte, sono perfettamente in linea con quello che dicono gli americani e cioè che esistono le bugie, le grandi bugie e per ultime le statistiche.

Una piccola chiosa: a Capodistria, per ragioni tecniche, dopo la prima partita dell’Italia è venuto nella mia postazione Mario Fioretti, il vice di Pianigiani addetto allo scout per analizzare il video. Ho visto come lavora e dunque sono sicurissimo che le squadre, il lavoro di cui ho parlato sopra, lo facciano, e come. Sarebbero irresponsabili se non lo facessero. Però state pur sicuri che quanto scoprono non lo vengono a dire e tanto meno a pubblicarlo per ovvie ragioni di segretezza nella preparazione dei piani partita. Quello che viene a noi e sul quale ci accapigliamo inutilmente, sono in realtà statistiche a un tanto al chilo che, per quanto ho tentato di spiegare sopra, significano in realtà ben poco. Ha fatto 7 su 7 da tre e le statistiche dicono che è stato decisivo! E quando uno  segna 7 su 7 da tre devo ricorrere alle statistiche per arrivarci che la partita l’ha vinta da solo?

Di Italia-Serbia ovviamente non parlo. Tommaso ha detto che quando si gioca a briglie sciolte vengono meglio a galla le doti tecniche dei singoli giocatori. Spero tanto di no. Anche se un fondo di verità in quanto ha detto c’è. Forse non è totalmente vero nel senso che giocare sotto pressione è tutta un’altra cosa che fa parte a titolo integrale, se non preponderante, della definizione stessa di talento, però se si parla di pure e semplici cognizioni tecniche, mi sembra di poter dire che sia più o meno vero. Se dunque, come sembra, l’Italia che per misteriosi ragioni astrali si è trovata davanti un’autostrada verso le semifinali (se Petrucci stesso avesse compilato il tabellone, pur dovendo rispettare le teste di serie iniziali, non credo avrebbe potuto escogitarlo meglio: l’unica avversaria di nome sulla strada dell’Italia è una Lituania in crisi e rinnovamento) dovesse ritrovare sulla sua strada la Serbia, allora potremo sapere quanto la seconda parte del talento, come lo intendo io, conti. Sarebbe (sarà?) una bella cartina di tornasole per valutare anche plasticamente gli attributi dei giocatori delle due squadre. Per finire un commosso e sentito accenno alla Germania che organizza il suo girone, ha un pubblico strabocchevole e correttissimo e esce dall’Europeo: a) perdendo con la Serbia all’ultimo tiro all’ultimo secondo, b) perdendo con l’Italia al supplementare dopo aver avuto partita virtualmente vinta nell’ultimo minuto e c) mancando il supplementare con la Spagna per un tiro libero sbagliato. E in più dovendo subire l’addio alla carriera in nazionale di Dirk Nowitzki. Se non è sfiga questa, qual è (e se non piangi, di che pianger suoli)?