Veramente tanta roba. Tra attualità e spunti proposti dai frequentatori ci sarebbe da scrivere un romanzo. E meno male che siamo d'estate, nella quale tutto dovrebbe essere fermo. Mondiali basket juniores. Grazie ad Eurosport che ce li ha mostrati, anche se io ovviamente non l'ho saputo fino a ieri, quando comunque sono riuscito a vedere la finale, fra l'altro ottimamente arbitrata dal mio amico Guerrino Cerebuch col quale ho avuto qualche settimana fa una bella discussione tipo tavola rotonda di quelle pesanti (c'era anche Claudio Arrigoni) durante un bellissimo clinic organizzato a Trieste da Alberto Tonut. Per chi mi segue, o avendo letto il libro o leggendo questi interventi, sarà solo normale sentirmi dire che una finale fra Serbia e Lituania, visto come io vedo il basket attuale, tutto può dirsi fuori che una sorpresa. Inciso. Tralasciando il merito della telecronaca (purtroppo, almeno io, su Eurosport2 non ho la possibilità di cambiare audio) in italiano, la cosa che mi ha sconvolto del telecronista è che, a parte Bogdanović (voi che lo sapete, è per caso fratello di Luka? - sembrano uguali), per il resto non ha indovinato un nome che sia uno dei giocatori in campo, e dire che avevano sulle maglie i nomi scritti giusti, con tutti i segni diacritici al loro posto, sia i serbi che i lituani. A me che sono slavo di sentimenti e cultura dà un enorme fastidio, soprattutto adesso che un numero consistente di popoli slavi è entrato nell'Unione Europea, la totale ignoranza dei giornalisti italiani rispetto alle basilari regole di pronuncia delle lingue slave che pure sono molto facili, basta sapere come si pronunciano "č", „ž", „š", „ć" e „đ", cioè nell'ordine c di cielo, j francese di jour, s di scena, c tenera per esempio del veneto "ciapar" e j dura per esempio di jolly. Mentre se non hanno il segno sopra sono sempre, senza eccezioni, nell'ordine per le prime tre la doppia zeta di mazzo, la zeta, anche se molto più tenera e virante verso la s, di zanzara, la s normale all'italiana (volendo essere precisi, molto più sibilante). Per non dire della j, che è sempre e comunque la i consonantizzata. Tutto qua. Uniche fulgide eccezioni i telecronisti ora a Mediaset e Sky che sono passati per Capodistria (Massimo Marianella per esempio) e l'ovvio Bragagna che però ogni tanto, per voler essere troppo preciso, la fa un po' fuori dal vaso. Fine inciso. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto") 

Della partita devo subito dire che i serbi mi hanno profondamente deluso. Non mi interessa se erano stanchi, svuotati o che altro, semplicemente non sembravano serbi, ma piuttosto croati, che per me è attualmente uno dei più grossi insulti che possa profferire. Non sanno giocare. Contro la zona lituana hanno giocato per più di metà partita a rovescio rinunciando al classico marchio di fabbrica serbo della rotazione vorticosa di palla con tiro immediato a bersaglio del primo che si poteva trovare libero, arma con la quale i serbi hanno ucciso nella storia tutte le zone che si sono sempre trovati davanti. Non solo, ma quando uno batteva il proprio difensore uno si sarebbe atteso che da buon serbo si arrestasse per tirare nel momento in cui era libero. No, andava regolarmente a cacciarsi nel mucchio, dove trovava l'ombrello atomico di Valančiunas e veniva respinto con enormi perdite. A parte Bešović (leggi Besciovich) che è un talento naturale della madonna, e che fra cinque-sei anni sarà totalmente immarcabile, gli altri, onestamente, facevano pena. La Lituania mi ha sorpreso perché non ha tiro, il che è una cosa assolutamente sconvolgente. E non poteva trattarsi di una giornata storta, perché solo vedere le tecniche di tiro (con una sola eccezione) degli esterni faceva accapponare la pelle. Però avevano un'asse fondamentale del basket play-centro straordinaria ed inoltre rispetto ai serbi sapevano pure giocare a basket, cosa che si è vista perfettamente quando hanno dilagato nel finale. Valančiunas a questi livelli è ovviamente illegale, perché è proprio di un altro pianeta (movimenti tecnici particolari? Vede sempre il canestro, lo attacca, segna in ogni modo, in difesa prende e stoppa tutto: basta?). A memoria non ricordo campionati juniores nei quali un giocatore in campo mondiale fosse tanto superiore agli altri. Speriamo nel lockout e che non vada a rovinarsi. Ed inoltre c'era il play, Čižauskas (leggi Cijauskas), che mi sono accorto di quanto fosse forte solo verso la metà del primo tempo, segno per me inequivocabile della bontà di un play che all'inizio deve leggere la partita, far giocare gli altri e poi prendere in mano la situazione quando il caso lo richiede. Ed inoltre era l'unico che tirava (a proposito) in modo normale. Bravo, veramente bravo, e si apre letteralmente il cuore quando uno, in questi tempi di decadenza, vede un play giovane "vero".

Ancora basket e la rinuncia di Erazem Lorbek che, a sentire il servizio ieri sulla TV slovena sul primo giorno di raduno della nazionale, non deve essere stato preso con molta simpatia dai compagni. Non so cosa ci sia dietro quest'anno: normalmente a decidere è il padre, commissioner della Lega Adriatica, che è da tempo in rotta con le strutture federali. Normalmente Erazem gioca se gioca Domen che però quest'anno era saltato, si diceva, per un infortunio. Che evidentemente doveva essere una scusa politica se poi il fratello ha rinunciato. Un po' quel che è successo nelle ultime stagioni con Beno Udrih, per non parlare di Vujačič, che i compagni proprio non vogliono. Come molto poco popolare è Bečirović, e infatti se giocava lui, non giocava Smodiš e viceversa. Insomma gli unici più che scusabili sono Vidmar, veramente spaccato, e Nesterović che ha già dato ed aveva annunciato il ritiro già molto tempo fa. Peccato, anche se penso che quelli che ci sono saranno comunque competitivi anche se non proprio per le medaglie più pregiate. Sulla generazione di Ohrid non mi sembra che non abbiamo fatto bene. Bečirović (ancora sano) e Nachbar, per non parlare di altri buoni giocatori quali Ožbolt, Zagorac o Pavić, la loro carriera l'hanno fatta, come hanno fatto la loro carriera i campioni di quattro anni dopo, i fratelli Lorbek e Rizvić (per non parlare di Vujačić, che anche allora aveva rinunciato!). Attualmente la Slovenia a livello giovanile non è che stia benissimo, ma qualcuno sta uscendo come il fratello di Dragić, i fratelli Murič, o anche una piccola guardia dell'Helios dal tiro mortifero e dalla faccia tosta balcanica di nome Prepelič, per cui non sarei tanto pessimista.

Capitolo sport femminile. Voi ed io stiamo parlando di due cose totalmente diverse. A me non potrebbe interessare di meno quanto bello sia da vedere lo sport in questione. Mi sembra una mentalità strettamente parziale e biecamente maschilista. Anche a me piace vedere un bel match di beach volley magari fra Brasile e Svezia, per non parlare di un bel match di mud wrestling, ma il punto non è quello. L'importante è cosa piace alle ragazze, perché, vivaddio, saranno prima o poi libere loro, e non i genitori, di decidere cosa diavolo vogliono praticare! Ed in questa ottica è solo ovvio che, più passa il tempo e più passano le generazioni, più l'emancipazione femminile porterà inequivocabilmente ad una distribuzione dell'interesse più o meno analoga a quella attuale dei maschi. Per cui la discriminante su quale sport sia più o meno bello da vedere è totalmente irrilevante. Del resto, non mi pare che le tribune dei Mondiali femminili di calcio siano poi tanto vuote (mentre sono desolanti quelle della Coppa America, per dire), inciso, col Giappone in semifinale – lì non giocavano solo a pallavolo, come insegnano i cartoni animati?, mentre parlando di Leghe professionistiche, non mi pare che esista al mondo una Lega professionistica femminile di pallavolo, mentre esiste la WNBA che sarà quel che volete, un semiprofessionistico riempitivo estivo dell'NBA con intenti promozionali, ma intanto esiste. Per cui, please, ragionare in termini un tantino più globali, e non solo italici.

Tennis e materiali in genere. All'amico Roda vorrei solo consigliare di guardare qualche volta su Raisport una di quelle antiche registrazioni che propongono nei programmi dedicati alla memoria. Proprio l'altro giorno ho visto un servizio d'epoca su una Svezia-Italia di Coppa Davis degli inizi degli anni '60. Era tutto un altro sport. Era molto facile fare serve e volley: eri a rete quando la tua palla di servizio stava appena rimbalzando! E vista la risposta dell'avversario, anch'essa al rallentatore, avevi tutto il tempo del mondo per fare il tuo svolazzo elegante. Ora parte un missile a 230 all'ora, l'avversario si appoggia al tuo colpo ed indietro ti arriva un missile altrettanto veloce e vorrei vederti andare a rete! Appena ti muovi, ti fulminano, nel senso che è la stessa velocità della tua palla che ti impedisce di arrivare in tempo a rete, neanche Usain Bolt ci arriverebbe. Per cui le uniche soluzioni possibili di serve e volley sono sugli slice esterni, più lenti e che danno meno angolo, ed infatti è proprio su questi colpi che puoi vedere ancora qualche volta servizio e colpo di volo. È proprio la fisica galileiana elementare a far sì che il tennis di oggi non sia più quello di una volta, come non lo è il baseball o il golf, come, se vogliamo, non lo è l'automobilismo. C'è l'evoluzione tecnologica, per cui gli sport cambiano e non c'è niente da fare. Erano riusciti a trovare addirittura i missili tecnologici nel nuoto, cioè nello sport che per logica dovrebbe essere quello più refrattario ai materiali! Per cui dire che i tennisti di oggi siano solo dei pedalatori mi sembra altamente ingiusto. Ma avrete visto qualche Barazzutti-Higueras? Io sì, e credetemi, quello sì che era pedalare e basta. Andare a rete oggi senza essere quasi sicuri di prendersi il punto equivale ad un suicidio bello e buono. E nessuno è tanto mona da suicidarsi solo per apparire meglio nelle foto.

Per finire: aggiungendomi al rammarico di tutti per l'abbandono di Yao, una sola altra cosa. Chi non pensa come me che il basket sia il gioco più bello del mondo, semplicemente cambi blog.