Mi sono molto piaciuti i vostri commenti sui mondiali di nuoto, sport che mi sta molto a cuore, in quanto è il mio secondo sport, anzi il primo, l'unico che ho praticato a livello amatoriale avendo un tantino di talento e dunque battendo regolarmente quelli della mia categoria, e che dunque commento per Telecapodistria da sempre, per meglio dire dalle Olimpiadi di Monaco in poi (Spitz, Calligaris, Shane Gould...) compresi ovviamente questi ultimi Mondiali. Anzi, pensandoci bene, i mondiali di nuoto sono l'unica manifestazione a livello mondiale che ho commentato tutti, dalla prima edizione di Belgrado '73, quand'ero lì , fino a questi ultimi. Non occorre ribadire quali siano stati i nuotatori più in vista, perchè li hanno visti tutti, da Lochte a Sun passando per la Pellegrini attraverso la Soni fino a quell'incredibile ragazzona del Midwest che ha tutta l'aria di essere una fenomena per molti anni a venire, viste le sue incredibili doti atletiche che mi fanno tanto ricordare una versione femminile di Ian Thorpe. Vorrei fare solo due considerazioni su temi che avete sfiorato. La prima riguarda la »gracilità« di Luca Dotto. Dico solo: ben venga! Grazie a Dio hanno abolito le paperette gonfiabili che facevano stare a galla anche quel bisonte delle piscine che era Alain Bernard, per cui finalmente vincono di nuovo quelli che hanno il miglior rapporto fra potenza ed acquaticità , cioè quelli che che spingono meglio (nel senso di massimo rendimento) trovandosi il più possibile in posizione idrodinamica. Tornando alla mia prima esperienza di cronista di nuoto, a Belgrado non riuscivo letteralmente a staccare gli occhi di dosso da Roland Matthes, il mitico dorsista della DDR che è stato senza alcun dubbio il talento più strepitoso che mai abbia frequentato le piscine. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")
Per essere tedesco dell'Est si allenava pochissimo, essendo di mentalità, diciamo così, balcanica, e il suo atteggiamento lo si vedeva benissimo durante le sessioni di rifinitura in vasca, quando lui, mentre gli altri si allenavano come disperati sotto i comandi degli allenatori da bordo vasca (e, credetemi, i comandi urlati in tedesco fanno sempre una certa impressione), cazzeggiava con i compagni (tuffi a bomba per disturbarli, affondate proditorie ecc.) facendo nel compenso qualche breve nuotatina di sgranchimento. Come fisico era incredibile: un'interminabile acciuga di magrezza spaventosa con torace e bacino a spatola, nel senso che da davanti lo vedevi larghissimo, mentre di profilo sembrava quasi l'incarnazione dell'uomo invisibile. Poi in gara vedevi gli altri che nuotavano, mentre lui letteralmente usciva dall'acqua ed era come un aliscafo rispetto ad un natante a motore qualsiasi. Aveva bacino e schiena fuori dall'acqua, per cui le bracciate che faceva servivano unicamente a spingere in avanti il corpo che in realtà offriva un attrito minimo all'acqua essendo, appunto, praticamente tutto fuori, salvo le gambe che servivano ovviamente per dare il loro contributo alla spinta. Questo per dire che l'acquaticità è un fattore fondamentale per avere successo nel nuoto (in piccolo era appunto quella che avevo anch'io che facevo molta meno fatica rispetto agli altri per andare avanti e che hanno, fra i moderni, Phelps e Sun). Mettendo su muscoli si ha certamente più potenza, però anche si affonda, per cui non è affatto detto che poi si vada più veloce. Giustamente Dotto ha detto di voler aumentare di un paio di chili, non di più , di muscoli da mettere al punto giusto, cosa che penso farà anche naturalmente quando avrà completato tutto lo sviluppo fisico fra un paio di anni. Di Dotto (e di Scozzoli) la dote nettamente più importante è quella che sono capaci di fare sempre il loro miglior tempo in finale, contrariamente per esempio a quello che fa il ranista sloveno Dugonjič che fa il miglior tempo nelle qualificazioni, poi lo peggiora di poco in semifinale ed ancora più nettamente in finale. Questo vuol dire che i ragazzi sono vincenti, che hanno la testa giusta (del resto basta sentirli parlare), per cui sono convinto che regaleranno ancora tantissime soddisfazioni allo sport italiano.
La seconda chiosa riguarda il doping. Tutte le vostre considerazioni ed i vostri distinguo sono giustissimi e la cosa è ovviamente molto preoccupante. Nel senso che ormai la lotta al doping è diventata una lotta di cavilli, di interpretazioni da legulei, di vari fori e tribunali che decidono in varie istanze, di organizzazioni varie i cui interessi si scontrano e che hanno tutte voci in capitolo, per non parlare della grande politica sportiva che incombe su tutto e lascia sempre (almeno in me) il sospetto di sapere benissimo quando, dove e chi colpire. Tutto legittimo, perchè troncare di punto in bianco la carriera (remuneratissima) di uno sportivo di vertice comporta responsabilità enormi e tutte da vagliare fino al minimo dettaglio, ma che sfugge secondo me al problema di base. Il doping sparirebbe di colpo (o si autolimiterebbe moltissimo) se solo l'opinione pubblica ed i media mostrassero il disprezzo dovuto a chi è pescato con le mani nella marmellata. A me per esempio è venuto il voltastomaco durante il Tour quando i pur straordinari Pancani e Cassani (per me gli assoluti numero uno delle coppie di commentatori ogni TV – se solo lasciassero che la Di Stefano sciorinasse i suoi eleganti elzeviri a diretta finita...) si meravigliavano del rendimento inferiore alle aspettative di Ivan Basso che, guarda caso, chissà come mai, ma vedi un pò la combinazione, da quando è ritornato dalla squalifica non fa più i risultati di una volta. Una volta che finalmente uno si alzasse in piedi e gridasse a pieni polmoni: »Cribbio, e che sia perchè ora non ci sono più le sacche di ricambio?«. Basterebbe una sola frase del genere per inquadrare tutto il problema e far capire alla gente che quando uno non si dopa è molto probabile che vada molto più piano. Ed infatti il Tour di quest'anno mi è parso molto più pulito del solito. Guarda caso, ma vedi un pò la combinazione, anche Contador ha avuto stavolta una crisi! E infatti ha vinto il suo primo Tour Cadel Evans che sarà sicuramente un caso, ma finora non è stato mai coinvolto, anzi neanche sfiorato da casi di doping.
Finirò con un paio di cose frivole, visto che siamo sotto Ferragosto. Fra l'altro sto scrivendo nell'attesa della telecronaca serale dell'amichevole di basket Lituania-Slovenia, prima partita di preparazione per i lituani e prima partita seria per gli sloveni, mentre da dopodomani fino a martedì (con nostre telecronache la domenica ed il martedì sera) ci sarà a Lubiana il gustosissimo esagonale ex-Yu (si chiama proprio così anche ufficialmente) che vedrà impegnate le sei Repubbliche ex-Yu che parteciperanno tutte (per la prima volta assieme) agli Europei. Per cui per parlare di basket ci sarà molto più materiale sul quale discutere la settimana prossima.
Allora. Prima frivolezza. Durante i Mondiali di nuoto il collega che faceva le notizie è incorso in un lapsus ed ha annunciato le medaglie dei »500 farfalla«. Disciplina fantomatica ed ovviamente impossibile che richiama alla mente altre discipline che potrebbero essere inserite in qualche programma sadico di eliminazione di atleti in surplus. A me è subito venuta in mente una bella maratona a siepi. A voi? E poi ci sarebbe da parlare, in questo momento storico di proliferare di discipline balzane con incroci di vari sport (scusate, ma per esempio il senso ultimo del triathlon non sono riuscito ancora ad afferrarlo – almeno il pentathlon moderno ha una sua base storica) di nuove discipline da inserire eventualmente in un bouquet più moderno di offerte agonistiche. Per esempio, perchè no nel canottaggio un bel tre di coppia o, ancora meglio, per me che sono di estrazione bridgistica, un bel 7 senza con 4 remi da una parte e tre dall'altra per poter fare un percorso in circolo e fare quanti giri si vogliono, magari all'americana? Oppure un misto di canoa e kayak con uno che davanti pagaia alla canadese a destra, due in mezzo con classiche pagaie a due pale, ed in coda un altro che pagaia alla canadese, solo a sinistra? E sono fra l'altro sempre in attesa della scoperta dell'uovo di Colombo, il biathlon a piedi, cioè maratona con fucile in spalla e piazzole di tiro come nel biathlon sugli sci. Del resto, se hanno inventato il basket con salti sul trampolino elastico, queste non sono neanche idee poi tanto più imbecilli.
Seconda frivolezza, ma questa neanche tanto. Sempre ritornando alla telecronaca cult di Slovenia – Macedonia di basket l'ineffabile telecronista ad un dato momento ha presentato Uroš Slokar come un giocatore della squadra del »brez kluba« (non aveva ancora firmato per Roma). Chiaramente ero scosso da incontrollabili conati di riso, in quanto non occorre essere ferratissimi in lingue slave per sapere semplicemente che »brez kluba« vuol dire semplicemente »senza club« in sloveno, cioè giocatore libero com'era al momento e come veniva sicuramente presentato sul sito della Federbasket slovena. La mia ilarità è stata poi rinforzata da un ricordo del passato di contenuto analogo. Anni fa la Domenica sportiva televisiva in Jugoslavia veniva trasmessa ogni settimana da una delle TV di espressione serbo-croata a rotazione (giravano TV Belgrado, TV Zagabria, TV Novi Sad, TV Sarajevo e TV Titograd). Un giorno erano in turno i montenegrini di Titograd (ora Podgorica) e loro, astutamente, captavano attraverso l'Adriatico il segnale della RAI dando piratescamente i gol del campionato italiano (con tanto di marchietto RAI e commento in italiano sullo sfondo) strafottendosene bellamente dei vari problemi legali legati ai diritti. Quando trasmisero la partita della Roma vinta non mi ricordo contro chi per 2 a 1 con due rigori a favore il commento fu: »la Roma pareggia poco dopo dal dischetto con »Surigore« e poi fissa il risultato definitivo ancora con lo stesso giocatore, sempre dagli 11 metri«. Niente da dire: quei tempi un pò mi mancano.