Volevo. Ma non ci riesco. Sono troppo triste. Come sono triste ogni qualvolta il basket viene ucciso, il risultato di una partita viene stravolto, l'ingiustizia trionfa sovrana a causa dell'arbitraggio. Vi risparmio la tiritera che arbitrare il basket e' difficilissimo (piu' che vero), che gli uomini sono fallaci e tutte le menate del caso. A me interessano i casi in cui gli arbitraggi sono pilotati da coloro che possono con l'unico precipuo scopo di far vincere una squadra su un' altra per puri calcoli politici. In tutte queste manovre gli arbitri sono quelli che c' entrano di meno. Sabato per Turchia – Serbia sono stati designati tre arbitri sudamericani, stesso criterio usato nel quarto contro la Slovenia. La Slovenia, tenera e travolta dalla gragnuola di triple dei turchi, non poteva costituire avversario probante, per cui l'arbitraggio e' passato inosservato. Sabato no. I serbi, da bravi balcanici, eredi di una dinastia che ha comandato a lungo nel basket europeo anche a livello politico, si erano preparati in modo ammirevole dal punto di vista psicologico nei confronti di un arbitraggio che sarebbe stato altamente sfavorevole, per cui hanno tenuto i nervi a posto per tutto il match pur subendone di cotte e di crude al limite, se non spesso ampiamente oltre, dell'impudenza col giocatore turco che, dopo aver picchiato a man salva per un paio di minuti, faceva un'odiosa sceneggiata sul fallo che ogni tanto erano costretti a fischiargli. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")
La domanda e' ovviamente perche' paracadutare, in una partita densa di tanta tensione emotiva ed agonistica, tre anime candide dall' altro emisfero, gente che non conosceva praticamente niente di coloro che dovevano giudicare, gente che non poteva avere il minimo feeling con quanto stava per accadere? Perche' non delegare tre bravi arbitri europei che questi giocatori li conoscono come le proprie tasche e che potevano comodamente reggere l' impatto con la partita? Evidentemente proprio perche' non, ripeto non, si voleva che gli arbitri reggessero all' impatto, perche' si voleva che cedessero alla pressione di giocatori e pubblico e dunque facessero vincere la squadra di casa.
Ora che la squadra di casa sia favorita nelle fasi iniziali di un torneo ci puo' stare, nessuno e' masochista. Ci sono da salvare incassi, interesse mediatico, perche' no, possibilita' di promozione e di investimento futuri, tutte queste belle cose a cui i politici tengono. Ma che arrivati alle semifinali si faccia in modo tanto spudorato che la squadra di casa possa vincere, ebbene questo non lo tollero. Saro' purista, idealista, ingenuo, ma dopo la partita di ieri, persa fra l' altro dai serbi anche per una dabbenaggine inattesa, unita ad una dose di sfortuna galattica (palla che sfugge a Turkoglu triplicato e termina per caso in mano a Tunceri totalmente solo), proprio sull' ultima azione, ero incazzato come una bestia. Quando una squadra piu' forte di almeno 20 punti perde per colpe esterne lo sono sempre.
Ovvia ciliegina sulla torta la mitica manfrina di Asik che viene trattenuto per il braccio e poi inscena un colpo all' occhio con tanto di caduta per terra, ghiaccio sull'occhio ed uscita sofferente, in purissimo stile balcanico di quelli che nel defunto campionato jugoslavo ho avuto mille volte modo di commentare, solo per far entrare Arslan al suo posto a tirare i liberi. Ecco: un arbitro con le palle avrebbe intanto rifilato un tecnico galattico per simulazione al turco o in subordine non avrebbe assolutamente tollerato il cambio, ma avrebbe aspettato, magari fino a domani, che rientrasse l' ovviamente incolume Asik a tirare lui i tiri liberi. Un arbitro con le palle. Proprio quello che sabato coloro che possono non volevano assolutamente avere.