Intanto subito una proposta: sentita un po’ di gente penso che il giorno migliore per la annuale sconvescion estiva sia sabato 22 giugno, sempre sperando che per allora sia venuta se non l’estate, almeno la primavera. Luogo (orario no, ovviamente quello solito) da stabilire, però, abbiate fiducia, la macchina organizzativa è già in moto.
Devo dire che dei playoff italiani ho visto ben poco, essendo la proposta sportiva di questi tempi molto variegata, tra calcio con le varie finali di Coppa (ebbene sì, onestamente a me il calcio piace da sempre, quello che ovviamente non sopporto è che in Italia sia lo sport che fagocita tutti gli altri, addirittura più nella pervicace ossessiva copertura dei media che non nella reale percezione della gente, soprattutto quella giovane), ciclismo con il Giro dove un “mio” è assoluto protagonista, anche se mi ha fatto andare su tutte le furie quando si è lasciato andare a squallidi “mind games” con Nibali consegnando de facto la corsa a Carapaz (poi è caduto, ha avuto problemi di stomaco – che nessuno ha riportato – dai quali si sta riprendendo a fatica, ma questo allora, quando in bici volava, non poteva saperlo) e ora anche con il Roland Garros.
Tanto per dire l’altro ieri ho guardato gara uno fra Milano e Sassari fino alla fine del terzo quarto e poi semplicemente ho dimenticato di guardare il finale, anche perché, oltre a Chelsea-Arsenal, c’era una puntata di Bull che non avevo ancora visto. Ragion per cui per sapere ho dovuto leggere il resoconto del nostro giornalista di fiducia, ovviamente Buck (giornalista non di professione, Dio me ne scampi, ma di attitudine, per cui Buck non pensare che ti abbia insultato), per sapere che, come succede sempre, anche contro Avellino che però non poteva sfruttarlo, visto che in ogni finale di partita era con la lingua a terra, Milano nel finale ha sbracato perdendo ogni possibile filo del gioco e ha dunque perso. Mentre scrivo non so ancora come andrà fra Cremona e Venezia, ma ho testimoni che possono confermare che qualche giorno fa ho affermato che qualsiasi finale che non sia fra Cremona e Sassari mi avrebbe sorpreso. Vedremo se ci ho azzeccato, oppure se farò una figuraccia. E se poi la finale sarà veramente come ho farneticato? Chi vince? Boh. Si tratta di due squadre sane che giocano un basket logico, che hanno alla base la stessa filosofia di gioco, concretamente che in campo un giocatore italiano che rende è preferibile sempre e comunque all’americano che gioca da solo e che vuole fare il salvatore della patria. Avendo questo tipo di impianto “democratico” non può succedere che nel finale si sfaldino, anzi. Essendo le responsabilità divise in modo equo nel finale fanno quello che il più elementare buon senso suggerisce: dare la palla a quello che la mette invece che a quello che forse dovrebbe metterla, ma non essendo in giornata non è detto che lo faccia. Il quale poi, essendo la bocca di fuoco designata, si intestardisce a giocare da solo, gli altri guardano, sai che voglia di difendere abbiano una volta che il fenomeno ha buttato l’ennesima palla nel cesso, lui spara tiri alla pene di segugio, direbbe Giordani, e le cose vanno velocemente a ramengo (vista la mia filippica sul famoso “iconic shot” non sorprende certamente questo mio atteggiamento). Poi tutto si può, anzi si deve, discutere, ma a mio avviso una cosa nessuno potrà convincermi che sia superata e passatista, e cioè che, sempre e comunque, il basket rimane un gioco di squadra. E se gioca la squadra tutto diventa più facile.
Tutto quanto appena scritto mi riporta un po’ alla serie che abbiamo perso (del tutto meritatamente, loro erano sicuramente più forti) contro Cremona. Intanto sono felice che siamo arrivati ai playoff e che si siano potute giocare due partite al PalaRubini con la magnifica cornice di pubblico che c’è stata e che, Lofoten perdonerà, ha dimostrato al di là di ogni dubbio chi sia la vera Basket City d’Italia. In sostanza è successo anche qui che nel finale di tutte e quattro le partite (anche nella terza, già ampiamente vinta che poi si è dovuta rivincere) la vera squadra abbia preso il sopravvento e che la squadra senza vere gerarchie e compiti ben definiti si sia persa nel finale. Secondo me l’idea alla base del gioco di Trieste in questa stagione (o per meglio dire dell’era Dalmasson) è un’idea molto bella che diverte giocatori e pubblico e sarebbe molto sbagliato se venisse abbandonata. Però anche in un impianto di gioco di questo tipo alla fine sapere con precisione “chi beve e chi paga” sarebbe sempre necessario. Intanto bisogna comunque sopravvivere come società. Speriamo bene.
Un piccolo commento su quanto detto da Buck su Stefano Gentile. Anche qui ho testimoni che possono provare che la mia opinione è da lunghissimo tempo che dei due fratelli quello sicuramente più dotato per il basket sia proprio Stefano e che fosse figlio di un Gianni Rossi qualsiasi invece che di cotanto padre con tutto quello che ciò comporta, arroganza derivata dall’ambiente ovattato e sopravvalutante nel quale è nato e cresciuto in primis, sarebbe da tempo il play di riferimento della nazionale. In realtà ha fisico, leggi soprattutto velocità, istinto per il gioco e molto più tiro rispetto al fratello, per cui il fatto che la sua carriera sia stata tutta un ottovolante di alti e bassi (se non hai autostima, nel senso di autocontrollo, non hai nessun tipo di vera bussola che ti faccia capire chi sei, dove vai, e cosa in realtà si aspetta da te e quello che puoi dare – in sostanza tutto quello che si è già ampiamente detto di Alessandro) è un grande peccato per tutto il basket italiano.
Questo per ora in attesa di rivederci e di discutere tutto in modo molto più ampio e articolato alla sconvenscion. A proposito, come va l’NBA? E’ finita (allusione al fatto che non vedo l’ora che non se ne parli più in questa sede) o giocano ancora?