Giorno di riposo per il girone sloveno, per cui ne approfitto per trattare la più stretta attualità. Ho testimoni che, prima dell'inizio del campionato, avevo detto in redazione che il problema della squadra USA era quello che, una volta iniziata la fase ad eliminazione diretta (e per vincere alla fine bisogna vincere quattro partite secche di fila), una partita prima o poi era destinata a cannarla e, se fosse capitato contro qualche squadra un tantino più forte, gli USA correvano il serio rischio di venire eliminati in modo del tutto inopinato. Insomma un Portorico-USA tipo Atene 2004 poteva sempre succedere. È successo ieri sera che gli USA quasi perdessero col Brasile ed ovviamente, come primo commento ho sentito che a questo punto il Brasile diventa un contendente per il podio. Metto la testa sul ceppo e dico subito che per me il Brasile rimane un contendente per il podio uguale a quello che era ieri a quest'ora, cioè non ha speranze reali, essendo una squadra di pari valore a quella slovena e solo forse di poco superiore alla Croazia. Quando il fenomeno è Marcelino Huertas, ed a Bologna hanno avuto modo di deliziarsi ampiamente delle sue prodezze, scusatemi, ma proprio non riesco a prenderli sul serio. Certo, il buon Marcelino (o Marcelinho?) è capace anche di vincere da solo una partita, ma è altrettanto, se non di più, capace di perderla sempre giocando da solo e non di squadra. Se poi le altre stelle sono giocatori tipo Giovannoni, scusate, ma proprio, parlando dalla sponda slovena, non posso aver paura di loro. Chiaro, c'è Barbosa, classico giocatore da NBA della serie terminale dell'attacco, ma non certamente uomo squadra, ci sono Splitter e Varejao (che giocano comunque più o meno nello stesso ruolo, per cui tendono ad escludersi), i quali però dipendono dai palloni che ricevono, cioè con Huertas ben pochi. Insomma per me la Slovenia nello scontro di domani rimane favorita, anche se molto, ma molto marginalmente, per cui la partita finirà punto a punto. Se poi la Slovenia perderà di brutto, con le parole che rimangono indelebili sul blog, avrete tutto il diritto di prendermi in giro per il resto dei miei giorni. (Per proseguire clicca sotto su "leggi tutto")

E allora perchè gli USA hanno rischiato di perdere? Perchè mai una squadra con tanti punti nelle mani ha fatto solo 24 punti nel secondo tempo (9 nel quarto quarto)? Secondo me perchè sono una squadra senza paracadute, nel senso che quando non riescono a correre in contropiede dopo palla recuperata, cioè quando i loro avversari non se la fanno addosso e gliela regalano, cosa che li mette in partita, non hanno soluzioni "B". Una volta tolto dal discorso Kevin Durant, giocatore con i controfiocchi che non sembra neanche americano per come gioca, nel senso che la sua prima ed unica preoccupazione è quella che dovrebbe essere per tutti i giocatori, cioè quella di fare canestro nel modo più semplice possibile, gli altri si perdono non essendo più abituati a trovare soluzioni di squadra. Emblematico ieri, quando in tutto il quarto quarto è uscita (come sempre succede nei momenti di stress e panico) la loro vera natura, che è quella NBA per cui si gioca in 1 contro 5 ed ad ogni azione il primo che ha la palla vuole fare canestro lui. Hanno avuto fortuna che il Brasile sia stato colto dalla classica paura di vincere, perchè ha veramente graziato gli USA con tiri aperti in serie che si sono infranti sul ferro mentre per tutto il resto della partita entravano. Oggigiorno si è sempre più persa la nozione del playmaker vero. Si vuole che la point guard sia atletica ed abbia tanti punti nelle mani, si parte cioè dal concetto che il gioco si crea rendendoci pericolosi innanzitutto in prima persona, cosa che dovrebbe poi aprire il gioco per le soluzioni di riserva. Ed invece, da bieco passatista, sono fermamente convinto che uno dei dodici dovrebbe essere il classico fosforo umano da mettere in campo nei momenti di crisi, che sappia "stare sul pallone" come dicono in jugoslavia prendendo spunto dal calcio, che sappia addormentare il ritmo per ritrovare la fluidità, che sappia in poche parole rimettere in moto la macchina cercando e trovando le giuste linee di passaggio, coinvolgendo i giocatori più bisognosi di riprendere confidenza col pallone, che sappia come fare per prendere punti nel modo più sicuro, e cioè dalla lunetta. Poi, una volta rimessa in moto la macchina, potranno rientrare i veri fenomeni. Del resto la grande Jugoslavia fine anni '80, con i vari Petrović, Kukoč, Divac, Radja eccetera, quando andava in crisi faceva entrare il tombolotto Obradović che pompava la palla, chiamava i giochi, e se serviva, alla fine tirava lui il piazzato dalla linea da tre. Sì, guarda caso si tratta dello stesso Obradović che ora è forse, con Ettore Messina, il miglior coach d'Europa.

Finisco riandando in breve sui sempre felici commenti al mio contributo precedente. Ripetendo fino alla noia che mi da una gioia immensa leggere commenti di gente normal-pensante (per i miei gusti), puntualizzo che Weiss era semplicemente un colossale incapace brocco, non rientrava dunque nella categoria degli imbecilli cestistici. Su Dubuisson d'accordo, però lui almeno era capace, a volte, di segnare, per cui, anche se raramente, era utile. Certo, col fazzoletto annodato al collo da fighetto irrecuperabile...(ve lo ricordate?). Per finire col basket francese, me lo sono scordato ieri, un giocatore veramente forte (di testa, cuore e coglioni, come diceva Diaz Miguel) lo hanno avuto, ovviamente, nella persona del Roi Rigaudeau. Guarda caso... chissà come, ma vedi mai... con lui in squadra sono arrivati all'argento olimpico.

Sull'Italia, lo sapete, dico sempre quel che penso, per cui potete star sicuri che sono abbastanza ottimista, anche se, purtroppo, rimane irrisolto il nodo Mancinelli e Belinelli che per me è il nodo fondamentale. Se non si risolve, non ci sarà salto di qualità, perchè Bargnani tutto da solo non può fare. E, ripeto, Gallinari è un sicuro talento che è andato in NBA almeno tre anni troppo presto, per cui ho paura che aspettarlo come un messia sia totalmente sbagliato. Molto più probabile che faccia come Bargnani il primo anno di ritorno dall'NBA, agli Europei in Spagna, dove era da calci in culo a raffica.