È dura, me ne sto sempre più rendendo conto, tenere in piedi un blog che tendenzialmente dovrebbe parlare e discutere di basket proprio in un momento nel quale di basket se ne vede sempre meno. O meglio, si vede sempre più un basket che nella mia concezione è sempre più lontano da come dovrebbe essere, e ciò non solo in senso tecnico, ma soprattutto concettuale. È uno sport nel quale mi ritrovo sempre meno, che sempre meno capisco, e dunque mi sento sempre più a disagio nel doverne parlare, perché, appunto, non ho mai avuto l’ambizione né la presunzione di parlare e pontificare su cose che non conosco, e poi perché dovrei ripetere sempre in continuazione le stesse cose e non c’è nulla di più fastidioso di un disco rotto che ritorna incessantemente sempre sulle stesse note.

Lo dico perché è da tempo ormai che sono partiti sia il campionato che le Coppe europee che la famigerata NBA. Eppure non ho ancora visto nessuna partita intera. Non parlo dell’NBA, ovviamente, che è del tutto inguardabile. Ieri mi sono sforzato di vedere il fenomeno Banchero per avere un’idea di come appaia e di quali siano le sue qualità e invece l’unico giocatore che ho visto e che dal mio punto di vista meritava vedere e che mi sembra molto bravo è stato il fratello grande di quel Wagner che ha giocato agli Europei. Certo, se agli Europei ci fosse stato lui invece di sciagura Schroeder, non vedo come la Germania non avrebbe potuto vincere.

“Grande” Fox che ha segnato la tripla della vittoria da metà campo. Peccato solo che prima avesse fatto tutta una serie di cagate incomprensibili e che Sacramento abbia buttato nel cesso in modo ridicolo una partita già ampiamente vinta solo non facendo idiozie per poi doverla vincere con una prodezza balistica allo scadere. Ecco, proprio questa partita mi ha ulteriormente rafforzato nella mia convinzione che l’NBA sia totalmente l’antibasket. Pensate a quante volte girerà sulla rete e sulle TV la “prodezza” di Fox per magnificare la bellezza e l’imprevedibilità della più bella Lega del mondo, mentre tutte le nefandezze che hanno portato a doverla fare non se le filerà nessuno. Mentre per me sono quelle, e solo quelle, le cose che mi interessano e di una prodezza balistica non potrebbe fregarmi di meno.

Banchero? Non ho idea. So che ha fatto 33 punti, ma quel pezzo di partita non l’ho visto (in contemporanea c’era lo studio di Sky che sparava a zero sulla povera Juve, salvo poi tentare disperatamente di fare marcia indietro quando i nostri poveri Miretti e Fagioli hanno vinto 2 a 0 sorpassando in classifica la magnifica Inter – scusate, ma ho goduto come un suino). Ho visto l’ultimo quarto e poi il supplementare nel quale ha fatto lo zero Kelvin, per cui non ho la più pallida idea di quali sarebbero le sue qualità. So solo che dicevano che il tiro da tre frontale è un ottimo tiro che dovrebbe prendere sempre. Ma se fa 0 su N? Non dovrebbe forse trovare qualche altra via? Almeno secondo come la vedo io.

Del campionato italiano non parlo neppure, avendo troppe poche informazioni per poterlo fare. Ho visto spezzoni di partita per le ragioni dette sopra, nel senso che a un dato momento il dito scatta inesorabile sul telecomando e non posso proprio fermarlo, è troppo più forte di me, e, per quanto riguarda le Coppe europee, avrei voluto vedere di più, ma i turni importanti sono proprio nelle serate dedicate al bridge (scusate, ubi maior minor cessat) e per sapere cosa hanno fatto Armani e Virtus devo ricorrere ai vostri commenti. Quel poco che ho visto è stato molto preoccupante: Milano è a ogni partita un’incognita e gioca sempre e comunque in modo diverso e imprevedibile, per cui cosa voglia fare da grande ancora non l’ho capito né, temo, lo capirò mai, mentre per quanto riguarda la Virtus mi rimangio le parole dette sul fatto che mi sembra più squadra, o meglio, è sicuramente più squadra rispetto a Milano (ed è praticamente impossibile non esserlo), ma con giocatori che, lo devo confessare, pensavo fossero migliori. E basta la sconfitta contro l’ASVEL, subita senza mai dare l’idea di cosa si sarebbe dovuto fare per evitarla, per capire che Scariolo avrà i suoi bei volatili senza zucchero, come li chiamava Aldo Giordani.

Sempre riguardo al basket la settimana scorsa ho toccato con mano il polso di quanto si sta facendo in Europa per l’educazione e lo sviluppo delle nuove generazioni. Lo Jadran, per mano del vulcanico e incredibilmente capace Boris Vitez, ha infatti organizzato a Opicina, con finali all’Allianz Dome, un grandissimo torneo a otto squadre per gli Under 16, cioè nati nel 2007 e dopo. Partecipanti? Real Madrid, Barcellona, Bayern, Partizan, Olimpija, Armani, Bassano e Stella Azzurra. Ovviamente ho partecipato allo svolgimento del torneo, che ha visto in veste di volontari (segnatamente autisti di pulmino) praticamente tutti gli ex giocatori dello Jadran, come presentatore delle squadre. Per cui ho visto quasi tutte le partite. L’unica cosa che mi dispiace è stato vedere all’opera solamente per 5 minuti e 42 secondi quello che è secondo tutte le liste l’assoluto numero uno europeo della categoria, un ragazzo del Real di nome Declan Mmasichukwu (?) Duru, ovviamente fortemente abbronzato, direbbe Berlusconi, oltre due metri di statura assolutamente incontenibile. Nel breve tempo in cui ha giocato prima di storcersi una caviglia, ragion per cui per precauzione non ha giocato più, ha segnato otto punti, senza un tiro, con sole schiacciate terribili a difesa schierata, non fruendo di assist, ma facendo tutto da solo. Roba incredibile. L’unica cosa da chiedersi è se sia veramente del 2007, ma comunque c’è ed è comunque ancora molto giovane, per cui ne sentiremo ancora molto parlare.

Il Real ha comunque vinto, grazie ad una magnifica partita del suo play, un francesino dai capelli rasta (per noi è stato per tutto il torneo Bob Marley) di nome Kyllian Charles Michee, eletto per acclamazione MVP del torneo, battendo in finale il Bassano che nella drammatica semifinale tutta italiana aveva battuto di strettissima misura la Stella Azzurra. Queste due società hanno puntato tutto sul settore giovanile organizzando un’ottima struttura piramidale con istruttori e preparatori atletici a libro paga (cosa che ogni società che voglia avere un buon settore giovanile dovrebbe fare) e a tutto questo si aggiungono foresteria, scuola e quant’altro. A Bassano fra l’altro se uno va male a scuola è immediatamente rimandato al mittente. Insomma come si dovrebbe fare. L’unica cosa che mi preoccupa un tantino è il fatto che questi ragazzi giocano un basket moderno nell’accezione peggiore di questo aggettivo, soprattutto quelli di Bassano, secondo me senza una particolare attenzione al lavoro sui fondamentali di base che questi ragazzi dovrebbero fare fino all’esaurimento psicofisico, per cui corrono, saltano, tirano, come si fa oggidì, ma il tutto sembra più che altro uno scimmiottamento abbastanza stucchevole di quanto vedono fare nell’NBA. A dire il vero la Stella Azzurra sembra dal punto di vista dell’insegnamento del gioco in sé un tantino meglio, anche perché ha nelle sue file un bravissimo playmaker, giocatore dal sicuro futuro, anche lui ovviamente di pelle scura, di nome Eric Junior Kemm. Peccato che sia svizzero. Nel Bassano dall’altra parte non mi sembra di aver visto nessuno che in un lontano futuro possa fare la differenza. Armani, a dire il vero, uguale come sopra.

Da questo punto di vista mi è invece piaciuta la filosofia del Barcellona, che ha infatti secondo me giocato il miglior basket, inteso come gioco di squadra con giocatori che sanno cosa si deve fare per far rendere il collettivo al massimo. Loro fino ai 17 anni allevano solamente giocatori di casa, nel senso del circondario, e solamente a livello Under 18 vanno a pescare talenti anche altrove. Per loro è importante, anzi fondamentale, inculcare nei ragazzi le idee giuste secondo i dettami della loro eccellente scuola di basket per poi porre le basi perché da grandi possano essere sia bravissimi giocatori che, perché no, anche coach. Ho molto apprezzato questa filosofia e secondo me il tutto andrebbe fatto esattamente come fanno loro. E come fa pure il Bayern e, nel loro piccolo, anche Olimpija e Partizan. Come va la scuola jugoslava? Scuola…what? La finalina per il settimo posto si è giocata proprio fra le due squadre jugoslave. Detto tutto, anche se a dire il vero l’Olimpija ha un bravissimo ragazzo che è stato anche il capocannoniere del torneo di cui non dico il nome, perché gli allenatori lubianesi mi hanno confidato che i loro ragazzi sono comunque già montati e si credono tutti dei Dončić visto quello che fanno alle altre squadre slovene nei campionati di categoria. E beccare scoppole terribili come le hanno beccate a Opicina non può che far loro bene.

Per finire con il basket un plauso sincero tipo standing ovation all’intervento di Pado su Wembanayama, o come cavolo si chiama. Se uno a 18 anni si fa convincere dall’agente a non giocare in Eurolega per arrivare sano al draft significa che non ha capito un c…o tanto della vita che del basket. Se vuole fare il fenomeno da baraccone e l’ammennicolo da salotto, faccia pure. Se pensa di diventare forte non cimentandosi con i più anziani e smaliziati di lui, se non prende i suoi colpi imparando anche sia a schivarli che poi a ritornarli, se non fa esperienza e non mangia la sua amara pagnotta quotidiana, allora che vada in malora. E dire che il ragazzo è un talento assolutamente incredibile, onestamente mai visto prima, un Jabbar con un ottimo tiro frontale se solo volesse diventarlo. Ho invece paura che diventerà una specie di Porzingis, giocatore tanto bello quanto inconcludente.

Passiamo adesso a cose più banali. Di solito non parlo di me, ma mi hanno pregato di farlo per pubblicizzare le serate di presentazione del libro (non la casa editrice, ma uno di voi che mi ha telefonato apposta per pregarmi di farlo). Allora: venerdì prossimo 11 c.m. sarò alle 21 al Campo sportivo di Mortegliano. Domenica ho alle 17 e 30 a Trieste un pomeriggio fra amici sloveni al circolo Škamperle di San Giovanni, poi venerdì prossimo ancora (il 18) sarò all’azienda agricola Russiz di Capriva del Friuli alle 18 e 30, e infine sabato 17 dicembre ci sarà una serata a Ronchi dei Legionari dove giocheremo in casa, in quanto a chiacchierare con me sarà nientemeno che Tommaso Manià. E a proposito mi è venuta un’idea, anche dopo aver letto tutti i panegirici che avete elevato alle nostre ormai mitiche sconvenscion, cosa che mi ha reso particolarmente felice, in quanto l’idea iniziale di trovarci a chiacchierare fra amici si è tramutata in un qualcosa che forse addirittura travalica la valenza dell’evento stesso. Che ne direste se quel sabato, una settimana prima di Natale, non organizzassimo alla solita ora una bella sconvenscion di fine anno anche per farci gli auguri e poi, chi vuole, magari tornando verso l’Italia, si ferma a Ronchi a seguire la serata per infine concludere il tutto con un bellissimo terzo (quarto, quinto…) tempo finale? A me l’idea piace tantissimo, non so a voi. Ditemelo se vi va bene, così mi organizzo.

E proprio per finire desidererei che si smettesse di parlare di politica, almeno nel modo sterile di questi ultimi tempi. Tutti noi (meno uno, ovviamente) sappiamo cosa abbiamo avuto dopo le ultime elezioni, un governo di destra estrema e dunque intrinsecamente reazionario e oscurantista che si comporta di conseguenza. Ribadire ad ogni loro prodezza che la stanno facendo fuori dal vaso è semplicemente inutile, perché è esattamente quello che ci si può aspettare da un governo del genere. E, come ho detto anche su queste colonne, meravigliarsi che un mona si comporti da tale è stupido. Se non lo fosse, non si comporterebbe così. Per cui adeguiamoci alla legge del menga (chi l’ha in c..o se lo tenga) e speriamo che passi la nottata, come disse il più grande drammaturgo che il teatro italiano abbia mai prodotto (parola di mio padre che, credetemi, di teatro si intendeva).