Mi scuso per la lunghissima pausa, ma è dovuta a cause di forza maggiore. Due settimane fa mi è improvvisamente morto il computer, evidentemente di pura e semplice vecchiaia. Per fortuna ho un fratello che è un esperto della materia, e lui è riuscito, al prezzo di una semplice cena, a recuperare un altro computer che aveva di scorta, non solo, ma ha anche salvato tutto il salvabile, per cui ora sono più o meno dove ero prima, anzi, con le migliorie che mi ha apportato, forse anche meglio.

Nel frattempo ne sono successe di cose. L’unica che proprio non mi ha appassionato è stata purtroppo la serie finale dell’NBA. Evidentemente ero stato troppo ottimista sulle possibilità di Dallas che ha fatto una pessima figura. Non ho visto niente, perché è solo ovvio che per vedere un evento sportivo annacquato da pause lunghissime e intollerabili, già di per sé non proprio entusiasmante, di alzarsi alle 2 e mezza di notte non si parla neppure e dunque ogni mattina attendevo di sapere il risultato per vedere se valeva la pena di vedere la differita.

Intanto un ringraziamento a tutti quelli che siete stati presenti alla Sconvenscion per la bellissima giornata. A margine solo un appunto al commento di Llandre sulle “franche discussioni” fra noi due su Jokić nel contesto della storia del basket. Ripeto per l’ennesima volta e dopo taccio per sempre secondo la massima che è inutile parlare a quelli che non vogliono sentire. Dei highlights che circolano sul web non potrebbe fregarmi di meno per la semplicissima ragione che quanto si vede è decisivamente condizionato dal contesto nel quale le cose che si vedono si sono svolte. Se guardo una serie di highlights nella quale uno segna in tutti i modi possibili e poi scopro che si tratta di highlights del campionato UISP (o ACLI, fate voi) è solo ovvio che le prodezze del fenomeno di turno lasciano il tempo che trovano. Questo è quanto ho cercato, inutilmente pare, di spiegare. I highlights di Jokić, nel contesto del basket attuale, non sono semplicemente comparabili con quelli dei tempi di Divac, perché allora la competizione era ben diversa. E in più allora i centri giocavano da centri (vi immaginate Magic se qualcuno di 2 e 11 avesse preteso di palleggiare lui magari smazzando assist?), per cui il confronto fra le due epoche è totalmente improponibile. Tutto qua.

Dopo un lungo consulto con il MC Andrej Vremec abbiamo deciso che il luogo della sconvenscion p.v. il 25, prossimo sabato, si terrà in località Samatorca-Samatorza nel locale agriturismo Žbogar. Si tratta di un luogo molto conosciuto e potrete sapere tutto accedendo al loro sito. Sul sito scrive che si trova a Sgonico, ma è un’informazione inesatta, perché sì, è nel comune di Sgonico, ma in località, appunto, Samatorca, attigua al borgo di Salež-Sales. Non so cosa vi proporrà il vostro navigatore, ma il modo più breve per arrivarci è uscire dall’autostrada a Sistiana, prendere lo svincolo verso Sistiana, allo svincolo girare verso sinistra verso Nabrežina- Aurisina, attraversare il paese, proprio all’uscita dal paese verso Santa Croce prendere verso sinistra il bivio per Šempolaj-San Pelagio, attraversare Šempolaj e Praprot (ricordate Zidarič?) e scendere verso destra sulla provinciale che da Salež porta al confine di Komen-Gorjansko in direzione, appunto, Salež, e, una volta superato l’abitato (in realtà due case) di Trnovca, un chilometro dopo a destra si vede l’insegna del luogo di destinazione. Solito raggruppamento da mezzogiorno in poi con inizio lavori all’ora classica delle 13. Menù a scelta dall’ampia gamma di offerte.

Finalmente riesco a rifarmi vivo. Lo dico in modo letterale, perché un paio di settimane fa, al repentino cambio del tempo con la caduta verticale della temperatura, ho avuto una delle mie classiche crisi stagionali (Roda è stato testimone oculare di cosa intendo quando è stato, ormai 15 anni fa, alla mia primissima presentazione del libro a Staranzano) con totale catalessi e vomito continuo per due giorni che mi ha letteralmente stroncato. Per fortuna mi sono ripreso abbastanza bene, per cui eccomi qua. Per fortuna nel frattempo c’è stato molto sport, per cui c’è di che parlare. Non posso comunque non iniziare se non parlando del Giro di ciclismo che è stato scoppiettante e divertente in queste prime tappe. Proprio oggi mi sono divertito un mondo leggendo il sito della TV slovena nel quale è riportato il twit (o l’ “X”, come si chiama adesso, correggetemi se sbaglio) di Geraint Thomas che si rivolge a Pogačar dopo il suo inatteso scatto finale prima dell’arrivo a Fossano, nel quale dice: “Ragazzo, OK, ti sei divertito. Che ne diresti se oggi facessimo una tappa tranquilla?”, con la pronta risposta di Tadej: “Oggi si parte allo sparo!” Devo dire che questo tipo di atteggiamento da parte dei protagonisti, con estremo rispetto reciproco, ma con nel contempo una grande combattività, mi piace tantissimo e non vedo l’ora di vedere come andrà a svolgersi la corsa. Poi Tadej potrà anche scoppiare come l’anno scorso al Tour, ma intanto ci saremo divertiti.

Subito un avvertimento: questo post è del tutto estemporaneo e chi pensa che in esso si parlerà di sport può subito passare a leggere altrove. L’altra volta volevo parlare poco di basket, visto che anche poco ne vedo, ma mi sono lasciato trascinare e alla fine il tutto era troppo lungo per parlare ancora di musica come avevo all’inizio intenzione di fare.

Però evidentemente fra noi sconvenscioners deve esserci una specie di collegamento telepatico, perché nei commenti del blog precedente Stefano mi segnala il concerto di Mark Knopfler e EmmyLou Harris a Los Angeles del 2006 che è adesso presente anche sul sito ufficiale di Mark Knopfler in forma integrale.

Non ci posso fare niente e la cosa mi angoscia. Non posso più guardare il basket, mi arrabbio troppo e il dito scatta inesorabilmente su qualche altro canale. Ma la cosa che più mi angoscia veramente è il fatto che sono sempre più lontano dall’ opinione pubblica generale, anche di gente che stimo e che scrive su questo blog. Io vedo una cosa e poi sono costretto a leggere di aver visto tutta un’altra cosa rispetto a quello che hanno visto gli altri. E arrivo alla conclusione che non ci capisco niente, anche se poi in effetti, quando sono in compagnia di gente che dal mio punto di vista capisce di basket, le loro opinioni collimano quasi perfettamente con le mie. Poi mi accorgo di avere a che fare con gente che ha vissuto il mio stesso basket, che magari sono stato io a allevare ai loro inizi, e mi persuado che siamo un po’ una setta di apostati che è sempre più fuori dal mondo. Della serie, fermate il mondo che voglio scendere.

Questa volta la faccio grossa e, seppur vergognandomi di farmi auto-pubblicità, vi dico lo stesso che ho appena finito la prima stesura del mio libro, quello che io reputo a tutti gli effetti il mio secondo. Nel senso di mio, scritto e pensato interamente dal sottoscritto. Ho voluto lasciare una testimonianza sulla storia della redazione sportiva di Telecapodistria, dai primi avventurosi albori attraverso i tempi d’oro fino ai giorni odierni di purtroppo inevitabile decadenza, per non dire sparizione tout court. In pratica si tratta di una cavalcata nel tempo, arricchita anche di gustosi e a volte esilaranti aneddoti, che racconta l’improbabilissima storia di una banda Alan Ford di dilettanti allo sbaraglio diventata incredibilmente, e a nostra totale insaputa, una specie di mito in Italia. Dovrebbe uscire in autunno per i tipi di Bottega Errante, sperando ovviamente che non facciano troppo gli editori e lascino abbastanza le cose come stanno, nel senso di come le ho scritte io. Come ben sapete, del fatto che i miei periodi siano forbiti, costruiti secondo i giusti crismi lessicali e grammaticali, non potrebbe fregarmi di meno. Volendo, credetemi, saprei scrivere anch’io in modo asettico e formale, ma io voglio che la gente, leggendomi, mi senta quasi parlare al microfono con tutti i miei difetti e magari anche con gli ineludibili accento e cadenza triestini.