Intervengo nuovamente con le mie considerazioni anche perché proprio non riesco a stare zitto dopo aver vissuto una delle giornate più gratificanti dal punto di vista sportivo della mia vita, posso dirlo ad alta voce.

Si comincia alle 10 di mattina. Mi siedo e guardo Italia-Serbia. Comincia la partita e vedo la classica Italia in versione partita nella quale non ha niente da perdere. In questa versione i tiri vengono effettuati con la leggerezza dei classici momenti finali a babbo morto quando i tiri entrano da soli e infatti Spissu segna tre triple, addirittura una con fallo, segna Tonut, segna addirittura Melli, insomma mi dico oggi si vince. Anche perché la Serbia è la classica Serbia versione Pešić, tanti muscoli e tanto poco cervello con confusione dilagante. Mi ricordo di quanto scritto sull’Italia e di come avrebbe dovuto giocare le prime partite e mi diverto a vedere la Serbia che fa lo stesso identico errore.

Gioca a fagiolo per l’Italia, corri e tira (sempre e comunque fuori), sull’unica azione nella quale dà una palla dentro a Milutinov questo segna senza problemi di forza, ma la squadra sembra non accorgersene e continua a sparare a casaccio, penso a quanto mi diceva Tanjević sull’Europeo vinto con lui in panchina, quando aveva preteso di giocare in amichevole contro la Serbia prima degli Europei per tentare di vincere e togliere così ai giocatori il complesso di sudditanza che avevano nei confronti degli ex-jugoslavi, cosa fatta perfettamente dall’attuale Italia dopo aver estromesso i serbi dalle Olimpiadi e averli buttati fuori all’Europeo, insomma mi dico oggi l’Italia non può perdere. Oddio, sto quasi per cambiare idea sul -14, ma il karma è troppo forte, i serbi secondo la loro proverbiale tracotanza si adagiano, lasciano resuscitare Datome, e poi continuano a giocare alla pene di segugio, non si preoccupano di Fontecchio che continua a sforacchiare il loro paniere senza che tentino di fare nulla per fermarlo, insomma si suicidano con le proprie stesse mani. E infine perdono, credetemi, con mia somma soddisfazione, perché quando uno palesemente più forte perde per la propria dabbenaggine in un gioco nel quale l’intelligenza dovrebbe essere preminente su tutto il resto godo immensamente. Che sia ben chiaro, l’Italia ha giocato una grandissima partita, ha difeso come meglio non avrebbe potuto, gli unici appunti che si possono fare sono intanto i tantissimi tiri da sotto sbagliati incredibilmente a inizio partita che, se fossero stati segnati, avrebbero già subito creato un vantaggio molto importante, e l’altro, che avrebbe potuto avere conseguenze deleterie, è (devo dire che in diretta mi sono lasciato più volte a imprecazioni molto succose) il numero enorme di falli inutili fatti nel finale senza senso, suppongo per eccesso di adrenalina, mandando in lunetta spesso e volentieri i serbi che, se fosse stata loro data sufficiente corda per impiccarsi sembrava che non aspettassero altro, per cui bastava aspettare sulla riva del fiume perché passasse il loro cadavere senza dare loro ciambelle di salvataggio, ma per il resto nulla da dire. Sui singoli devo spendere una parola su Paiola che, lo sapete, non è proprio il tipo di giocatore che ami di più (eufemismo che neanche i maghi dei telecronisti Sky saprebbero trovarne uno di più sopraffino), ma che ieri ha fatto tutto giusto giocando per quello che sa fare esaltando le sue doti e mascherando in modo magistrale i suoi (tanti) difetti, per cui non solo è stato utile, ma molto di più. Peccato solo per Polonara che proprio non sembra ritrovarsi con incredibili errori da sotto e mano gelida da fuori. Se solo si risvegliasse anche lui…

Una volta assaporata con soddisfazione doppia la vittoria dell’Italia e la contemporanea sconfitta della Serbia è venuta la partita della Slovenia e qui ho vissuto una delle esaltazioni più ineffabili di tutta la mia vita di appassionato di basket. La Slovenia è senza Goran Dragić, auto pensionato, Čančar, spaccatosi ricadendo male dopo una schiacciata all’ultimo secondo di un’amichevole contro la Grecia già sotto di 20, Edo Murić, infortunato di lungo corso, e Jaka Blažič che sta rimettendo assieme le ossa dopo essere stato asfaltato da Šengelija nella prima fase, insomma contro i Boomers degli otto (nove?) giocatori NBA sembra essere del tutto senza chance. Una nazione di 2 milioni di abitanti è difficile che possa rimpiazzare tanti importanti assenti, avendo per pure ragioni demografiche un bacino da cui pescare molto limitato. E invece i miei (scusate…) giocano benissimo, convinti, da squadra vincente (cosa che dopo i tracolli a cavallo del secolo mai, e poi mai, avrei pensato di vedere in vita mia), Dončić fa il vero leader e capitano, non forza, prova a far giocare tutti e resiste stoicamente (fino a un certo punto, ovviamente, il sangue non è acqua) ai continui raddoppi e rattripli che fanno su di lui gli australiani (con conseguente picchiaggio continuo, ovviamente, per non parlare delle continue provocazioni con conseguenti sceneggiate, ma questo lo dico solo ai non odiatori di Luka, e dunque non ai frequentatori di questo blog), gli altri lo seguono perfettamente, insomma va avanti in doppia cifra. E ciò malgrado Dončić arrivi presto a quattro falli fischiatigli contro con conseguente cautela massima nel suo impiego. Poi viene il terzo quarto, Giddey, bravissimo veramente, non riescono a tenerlo, l’Australia chiude il quarto a meno quattro e poi arriva a meno due a inizio ultimo quarto. E qui arriva il momento magico. Sull’azione successiva l’ex allievo di mio fratello (un anno ha insegnato matematica al liceo di Capodistria e nella sezione degli atleti di vertice – dovete sapere che ogni liceo in Slovenia ha una sezione dedicata agli studenti atleti per andare incontro alle loro specifiche esigenze – c’era anche Gregor Hrovat) va in entrata e segna con un bellissimo tiro in corsa, sull’azione successiva gli australiani sbagliano, gli sloveni vanno in contropiede, sempre l’ex allievo passa la palla nell’angolo, dove c’è il figlio minore di una leggenda del basket capodistriano, per quanto nato in caserma a Postumia da un ufficiale serbo, ma da moltissimi anni capodistriano a tutti gli effetti, e Aleksej Nikolić segna la tripla del più sette. Gli australiani vanno nel pallone, la Slovenia arriva in un battibaleno quasi a più 20 e può festeggiare l’approdo ai quarti di finale che, onestamente, non le accreditavo. Scusate, ma vedere che il break decisivo sia stato confezionato praticamente da gente di casa mia (ho passato quasi 50 anni della mia vita andando ogni giorno a Capodistria – fra l’altro anche Vlatko Čančar è capodistriano DOC), break che ha mandato a casa i rappresentanti di un intero continente farciti di giocatori NBA è stata una soddisfazione che definire immensa è dir molto poco. Tanto più che ho subito pensato a Buck e il tutto si è ampliato ulteriormente. Eccote, ciapa su e porta a casa, mi sono detto e ho goduto come un suino. 

Poi c’è stata la sconfitta delle strombazzatissime pallavoliste italiane contro la Turchia, c’è stata la facile vittoria dei pallavolisti sloveni contro la Finlandia (ricordandomi che quasi 30 anni fa, con la Slovenia appena indipendente, feci da Nova Gorica la telecronaca di un match di qualificazione non mi ricordo per cosa nel quale fu accolta con molta soddisfazione la vittoria in un set contro, appunto, la Finlandia), ho scoperto che Rai2 ha ricominciato a trasmettere la serie Castle, per cui potrò registrarmi le puntate che ancora mi mancano, insomma è stata la classica giornata perfetta.

Sul resto delle partite di ieri vi rimando alla perfetta sintesi che ha fatto Manuel, che ringrazio ancora una volta di cuore per il gradito ritorno, sottolineando anch’io la straordinaria sorpresa delle due sconfitte della Spagna (con ulteriore piacere per le ottime partite che sta facendo la Lettonia – potrebbe essere che in uno scenario ideale ci possa essere un magnifico quarto Slovenia- Lettonia), ma soprattutto del Canada contro un Brasile che avevo visto contro gli spagnoli e che non mi era sembrato un granché. In più le incredibili difficoltà incontrate dagli USA contro il Montenegro (800 mila abitanti!), sommate al fracaso dell’Australia contro la Slovenia, mi fanno pensare che le squadre farcite di giocatori NBA possano soffrire molto più del previsto squadre che praticano un gioco fisico, basato sulla difesa e sul gioco controllato con particolare propensione al gioco interno in attacco, detto in breve che, secondo i dettami più logici del nostro gioco, fanno del tiro da tre un’arma tattica e non strategica. Abbastanza prevedibile considerando il non gioco dell’NBA. Insomma, forse non tutto è così scontato e la finale potrebbe anche non essere Canada contro USA. Fra l’altro il Canada, come giustamente ha detto Manuel, per andare avanti deve battere la Spagna, e dunque potrebbero essere cavoli molto amari.

Ancora una parola sulla formula del torneo che, contrariamente all’opinione della stragrande maggioranza di voi, reputo molto interessante e per me molto giusta. E’ quanto di più vicino ci possa essere rispetto a quella che io reputo la formula perfetta, che è per me quella del judo, o del beach volley, se volete, cioè del torneo a tabellone tennistico con tabellone parallelo di ripescaggio che dà la possibilità di un esame di riparazione per le squadre che perdono una volta, costringendole per rimediare, giustamente, a vincere successivamente una partita in più rispetto a quelle che non hanno ancora perso. Esempio perfetto Italia e Slovenia. L’Italia, perso contro i dominicani, deve vincere due partite di fila per passare il turno, dopo la Serbia anche Portorico, mentre la Slovenia contro la Germania, a sua volta imbattuta, si gioca solo il primo posto nel girone e una posizione più o meno vantaggiosa nei quarti. Per me, onestamente, è una formula eccellente che, fra l’altro, scongiura, o per meglio dire, limita di tantissimo i possibili calcoli (secondo me del tutto legittimi e assolutamente sportivi – ognuno fa i propri interessi ed è solo colpa della formula se porta a situazioni del genere) le possibili combine con sconfitte apposta nelle partite finali di un girone numeroso per potersi scegliere avversari più comodi per la fase a eliminazione diretta.

Per finire una battuta che mi ha suggerito ieri sera mio fratello, inventata da lui che è in queste cose addirittura più perfido di me, sull’eliminazione della Francia. Che ho fra l’altro festeggiato, memore delle mie sfortune infantili, con un balletto solitario di una decina di minuti nel quale ho espresso tutta la mia gioia per l’evento. Allora: fra le squadre eliminate al primo turno trovate l’intruso. Facile: senza dubbi la Finlandia.