Salve a tutti. Mi scuso per il prolungato silenzio, dovuto ad un accumularsi di cose. La prima è il fatto che sono stato abbastanza impegnato, soprattutto nei fine settimana, con le mie trasferte promozionali, nelle quali sono stato peraltro trattato in modo regale e ringrazio veramente di cuore tutti quelli che mi avete ospitato. Il problema è che, come scritto nel pezzo precedente, ho dovuto cominciare a fare queste trasferte senza essermi prima rimesso del tutto dal malanno che mi aveva fatto ricoverare, per cui è stato un periodo abbastanza faticoso e appena adesso che ho più pace me ne rendo conto. Avevo tutta l’intenzione di scrivere la settimana scorsa, ma nel frattempo il venerdì prima alla fine della serata di Udine, andando a cena, sono inciampato come un idiota in una di quelle micidiali zampette invisibili che tengono in piedi le transenne divisorie per i lavori in corso (e che sono la causa delle più rovinose cadute nelle volate ciclistiche) finendo diritto disteso sul mento. Per fortuna sono carsolino e non ho problemi di osteoporosi, perché se no ora sarei con tutta una serie di chiodi nelle mandibole. Tecnicamente mi sono solo fortemente contuso la mandibola inferiore con un grosso taglio al mento, ma il fatto è che il giorno dopo sono venuti a galla tutti i dolori per le varie contusioni subite anche al costato e sul polso sinistro, per non parlare del fatto che non sentivo le mandibole e non riuscivo a deglutire se non a grande fatica. Insomma una settimana miserevole dalla quale sono per fortuna ora uscito.

E infatti scrivo. Il problema è però, e questa è la seconda e più importante ragione del mio silenzio, di cosa. Dal mio punto di vista in campo cestistico non sta succedendo esattamente nulla meritevole di un commento, di una chiosa, di una precisazione. Tutto sta andando come ampiamente previsto con le due squadre italiane in Eurolega, diciamocelo chiaramente, palesemente incapaci di poter ambire a lottare per le posizioni attorno alla soglia del vertice. Poco fisico, poche rotazioni valide, gioco tutto da scoprire (sempre che ci sia veramente qualcosa da scoprire). C’è stato solo uno sprazzo all’inizio del derby di Eurolega nel quale Milano ha giocato in modo sorprendentemente eccellente, veramente di squadra, senza che in campo vi fosse nessuno che si sentisse unto dal Signore, e infatti è andata avanti di brutto con Bologna che faceva la figura, come dicono gli sloveni, di quello che cammina scalzo sulle spine. C’era però in quasi contemporanea un’altra partita molto più importante (penso fosse Olympiacos-Fenerbahce, o Efes, non ha particolare importanza chi fossero, l’unica cosa importante era che il confronto fra le due partite era semplicemente impietoso), per cui, quando ho girato nuovamente sul derby, ho visto con enorme sorpresa che era avanti Bologna e ancora adesso, malgrado l’accalorata spiegazione che ci ha dato Buck, non riesco a capire come sia potuto succedere. Poi ha vinto lo stesso Milano, ma in una partita che è stata veramente la classica partita nella quale ha vinto chi ha commesso la penultima stupidaggine. Per quanto riguarda il campionato non sono in grado di dare giudizi, se ne vede troppo poco, o per meglio dire si potrebbe dire che se ne vede abbastanza, ma personalmente non sono in grado di resistere per molto, anche a causa, come detto più volte, dei commenti che sono dal mio punto di vista inascoltabili (anche se, a onor del vero, ora le sbracature intollerabili sono state di molto ridotte e a volte si può quasi guardare senza cominciare a sbraitare). Volevo vedere Trieste nell’unica partita trasmessa che è stata anche l’unica che ha finora perso, per cui forse è meglio se non la trasmettono più. Del resto se in testa c’è Trento, che rifila un trentello a Milano dopo aver perso in settimana in Eurocup a Ulm (che sarà anche dove è nato Einstein, ma sembra che, almeno in campo, non abbia avuto epigoni), vorrà pur dire qualcosa.

Sono contento che una buona parte di voi potrà partecipare alla sconvenscion. Confermo la data e Vremec sa già cosa cercare. Sarete ovviamente avvisati e ragguagliati in tempo sul dove e come. Mi dispiace che non ci potrà essere Stefano, che definire aficionado è usare un understatement, come dicono i fighi), e a cui ovviamente auguro soprattutto di accorciare il più possibile il tempo che ci vorrà per ricreare il naturale canale delle cose, diciamo così.

Sempre parlando di basket devo ovviamente una risposta a Llandre. Se lui tenta inutilmente da tempo di convincermi che oggigiorno c’è molto più atletismo rispetto a una volta, io, dalla mia parte, è altrettanto il tempo che tento di fargli capire (e a tutti voi del resto) che il punto non è affatto questo e che il nocciolo della discussione sta altrove. Mi ricordo sempre di un’intervista che sentii fatta a Kevin McHale quando era direttore sportivo e che diceva che era venuto da lui un suo scout che gli aveva magnificato in lungo e largo le doti di un ragazzo che aveva visto e che lo aveva impressionato per il fisico e per come correva e saltava. Al che Kevin gli fece la semplice domanda: “Ma sa giocare a basket?”. Ecco, esattamente qui sta il punto. Se una volta, quando il basket era ancora un gioco logico per gente intelligente, leggi era il classico sport da college, i criteri di selezione prevedevano che, intanto, uno sapesse giocare a basket e poi se aveva anche il fisico tanto meglio, ovviamente, oggidì i criteri, da quando il basket professionistico è diventato la proiezione diretta del gioco da campetto, la selezione viene effettuata al contrario, cioè uno deve avere il fisico e poi in qualche modo qualcuno gli insegnerà a giocare (non certamente il college, perché oggigiorno essere buzzurro senza educazione formale sembra un motivo di vanto e, prima ci si libera della fastidiosa formalità dell’anno obbligatorio di college, meglio è). Ragion per cui il fatto che ci siano molti più fisici in giro rispetto a una volta è una diretta conseguenza della, dal mio punto di vista, totalmente perversa selezione che viene fatta. La cosa è per me del tutto normale e Llandre non ha nulla di cui convincermi. Ripeto, il problema è che in questo modo si va sempre più verso il tiro al bersaglio continuo e al sempre più stucchevole e insopportabile salto in alto con palla. A questo proposito quando sono stato un paio di settimane fa a Udine per presentare il libro il mio editore Mauro mi ha suggerito un eventuale tema per un mio prossimo libro: “Perché non scrivi qualcosa tipo Sergio Tavčar e l’NBA?”. Devo dire che l’idea mi è piaciuta e mi sono venute subito molte idee legate ai vivi ricordi di come vivevo l’NBA da ragazzo e giovane appassionato di basket e, attraverso tutti i cambiamenti che ci sono stati, esiziale è stato per me quello che a metà degli anni ’90 ha portato il basket da sport di college a sport da playground promuovendo a protagonisti gente che ai tempi felici sarebbe rimasta nella memoria del folclore legato ai fenomeni da campetto che per la mentalità dell’epoca sarebbero rimasti, come in effetti lo furono,  tali e basta, come vivo adesso l’NBA, detto in breve con un sentimento di rigetto totale, ideologico quasi. Voi che ne dite? E’ un buon argomento da sconvenscion?

Per finire un paio di note personali che spero mi perdonerete, ma che vorrei dividere con voi perché devo dire che mi hanno dato grossa soddisfazione. Ieri, mentre scrivo, cioè mercoledì 6, c’è stata a Lubiana in un cinema multisala situato in un shopping mall modernissimo nella zona periferica di Rudnik a sud della città, la presentazione del film fatto in Croazia sulla vita (molto romanzata comunque, se vi va di vederlo, con alcuni gravi errori fattuali) di Dražen Petrović che (se…purtroppo) in questi giorni avrebbe compiuto i 60 anni. Erano presenti gli autori e gli attori del film (una coproduzione croato-sloveno-serba…come cambiano i tempi) e una nutrita rappresentanza di personaggi sloveni del massimo spicco legati al basket. Sono stato invitato dalla collega di Capodistria Claudia Raspolič (che per la cosa ringrazio di tutto cuore) a prendere parte alla trasferta anche per aiutarla nelle interviste e sono andato con grande piacere. E alla fine, come si dice, il lupo perde il pelo ma non il vizio. E’ stato più forte di me. Ho preso il microfono in mano e ho fatto un paio di interviste con Jure Zdovc, Pero Vilfan e Zmago Sagadin parlando con loro in modo quasi colloquiale di come vedono il basket moderno. Mi sono divertito un sacco tornando a quello che è stato il mio lavoro e spero vivamente che Arden e Tommaso trovino il modo (sembra una stupidaggine, ma in questo momento sono tecnicamente un intruso che ha preso in mano in microfono che non avrebbe dovuto prendere) e lo spazio per inserire queste interviste, che dal mio punto di vista sono riuscite benissimo, in qualche prossima edizione di Zona Sport. Che ovviamente in questo caso vi invito a vedere.

Sempre parlando di basket c’è su Youtube un documentario (che ha avuto anche una menzione d’onore in un importante festival, mi sembra in Spagna, dedicato ai documentari sportivi) sulla nascita, sviluppo e poi purtroppo declino di quello che è stato per quasi vent’anni il festival sportivo più importante in Slovenia, dedicato all’inizio esclusivamente al basket scolastico (elementari, ricordo fino ai 15 anni, e medie), la mitica ŠKL o Šolska Košarkarska Liga (Lega cestistica scolastica – basta digitare nella ricerca su Youtube la dicitura completa slovena e vi si presenta subito il sito), il formidabile motore che ha dato uno slancio decisivo a tutto il movimento cestistico in Slovenia e che avrebbe dovuto essere un punto di riferimento per tutti coloro che avessero voluto mettere in piedi un movimento veramente interessante e coinvolgente al massimo. Vi consiglio di vederlo (è sottotitolato in inglese, per cui è comprensibilissimo), anche per la curiosità di vedere le premiazioni dei giovanissimi MVP della manifestazione che si chiamavano via via Jaka Lakovič, Boki Nachbar, Primož Brezec, Uroš Slokar, Sani Bećirović e tanti altri, o per vedere una bambina Tina Maze che lancia la manifestazione stessa, o ancora per vedere un lungo filmato familiare della famiglia Dončić che gioca col piccolo Luka, che intanto schiaccia con voluttà nel canestrino messo quasi rasoterra, e col padre che dice: “Se vorrà essere un giocatore di basket, lo sarà, si vedrà…”. A voi, penso, potrà interessare, a me, lo confesso, qualche lacrima è spuntata senza poterla (né soprattutto volerla) trattenere.