Commento Europei 5
- Scritto da Sergio Tavčar
Questo preambolo per dire che ieri contro la Grecia l'Italia è stata eccezionale proprio da questo punto di vista che, come avranno capito già da tempo i frequentatori di questo sito, è quello che io reputo fondamentale per decidere se una squadra può o non può. Belinelli che palleggia nei momenti decisivi e cerca Datome a destra mentre a sinistra Gentile chiama insistentemente la palla (he wants the ball, diceva Rick Barry per definire un GCP, direbbe Franz), Melli che viene redarguito da Pianigiani per un movimento a suo avviso sbagliato e Melli (il giovane imberbe e impaurito) che si incazza come una iena, risponde per le rime spiegando che l'errore era di tutti meno che suo, che richiamato in panchina continua a insistere sulla sua versione con alla fine ambedue che rimangono della propria opinione, si danno la mano e l'incidente finisce lì, ecco tutto ciò mi lascia credere che questa sia una squadra vera, che gioca perchè la squadra vinca e non perchè qualcuno faccia miglior figura degli altri. E poi le facce: sono almeno 30 anni che non vedo giocatori italiani con queste facce. Qualcuno, quando l'ho detto in sala stampa, mi ha obiettato che nel 2004 l'Italia vinse un argento olimpico e che le facce anche lì erano toste (se è per quello secondo me ancora migliori erano quelle dell'Europeo '03 in Svezia), ma io continuo ad essere della mia opinione, perchè le facce greche erano quelle dell'incoscienza e quasi dell'incredulità (ricorderete la semifinale contro i lituani, loro sì che avevano le mutande piene di materia maleodorante, mentre i nostri in modo incosciente, in trance, segnavano da metà campo?), mentre queste capodistriane sono facce cattive e nel contempo decise, facce di quelli che sanno che al momento giusto la metteranno. Non so cosa abbiano fatto a Belinelli, se è stato in visita da qualche neurochirurgo di avanguardia, ma quello che ha fatto ieri io non l'avevo mai visto e neanche lontanamente non osavo pensare che ne fosse capace. Partita assolutamente perfetta, salvo forse un tiro uno in tutta la partita un pò senza senso. 7 rimbalzi, 4 recuperi (non so perchè la statistica ufficiale gliene dia solo tre, io ne ho contati 4, se non 5) 54% al tiro e soprattutto messi i due tiri chiave, la bomba all'ultimo secondo del primo tempo e il tiro in caduta libera del più 4 nel finale, 7 su 7 ai liberi, tutti fondamentali. Questo solo per quanto riguarda i numeri, che però sono solo una piccolissima parte di quello che ha fatto in realtà, che è stato quello di emanare una leadership non forzata, ma derivante dall'impegno e dalla capacità profusi e proprio perciò riconosciuta senza invidie dai compagni. Giuro, se me l'avessero detto due anni fa che in Slovenia avrebbe giocato così avrei pensato che scherzassero amaramente. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")
Commento Europei 4
- Scritto da Sergio Tavčar
Ora alle cose meno importanti. Una precisazione sul mio tifo agonistico. Che io tifassi per la Jugoslavia contro l'Italia lo sanno anche i sassi, per cui mi sembra strano che ci sia ancora qualcuno che se ne meravigli. Al di là delle mie origini etniche che in questo caso c'entrano molto relativamente, la ragione principale per la quale tifavo visceralmente per la Jugoslavia era esattamente quella riportata da Vilfan l'altra sera. I miei sentimenti erano esattamente, totalmente gli stessi suoi e dei suoi compagni di nazionale. Che magari il Campionato italiano fosse di un pelo superiore anche a livello di risultati rispetto a quello jugoslavo io, come penso anche gli jugoslavi stessi, non lo mettevo assolutamente in dubbio, che però in Jugoslavia, con tutti e soli giocatori locali senza uno straniero (leggi americano) che fosse uno si giocasse un basket più bello, più creativo, più appagante e in definitiva molto più bello questo l'ho sempre creduto fermamente e nulla è sopravvenuto in questi anni a farmi cambiare idea. E io in ogni sport ho sempre tifato spudoratamente per quelli che a mio avviso giocavano meglio. Per dire: nell'hockey tifavo sempre URSS contro Cecoslovacchia. Solo su questo impianto potrebbe eventualmente aggiungersi anche il fattore etnico, ma spero che mi crederete se vi dico che le vere motivazioni erano quelle suddette. Tanto più che da bambino, prima di entrare in contatto con lo sport jugoslavo (ricordate sempre, come scritto nel libro, che io ero uno sloveno, sottolineo, sloveno di Trieste e che la Jugoslavia era per me un concetto astratto), facevo un tifo tremendo per l'Italia, tanto che mi ricordo soffersi molto quando vidi che mio papà e gli altri che ascoltavano la radio con lui festeggiarono rumorosamente un famoso 6 a 1 per la Jugoslavia contro l'Italia nel calcio a Zagabria (dovevo avere 6 anni o giù di lì). (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto").
Commento (a margine degli) Europei 3 - Incontro Meneghin-Vilfan
- Scritto da Administrator
Giornata di riposo per il nostro girone ieri e anche per quello della Slovenia, per cui non ci sono stati stress. C'è stato di sera in centro l'incontro promosso dalle massime autorità politiche sotto la spinta del Forum italo-sloveno, un gruppo di persone della società civile che si è prefisso lo scopo di contribuire al raggiungimento della seconda fase dei rapporti italo-sloveni, dalla comprensione alla condivisione dicono loro con uno slogan molto azzeccato, nel quale il sottoscritto ha condotto un dibattito con Dan Peterson, Dino Meneghin e Peter Vilfan. Buonissimo successo, tanta gente in piedi ad ascoltare da fuori, presenti tutti i colli grossi della politica (fuori che i due sindaci di Trieste e Capodistria, trattenuti da altri impegni, ma ben rappresentati) compresa la ministra slovena per gli sloveni all'estero (che è fra l'altro una della minoranza italiana in Slovenia che dunque conosce la problematica a puntino per averla vissuta sulla propria pelle) e l'Ambasciatrice d'Italia in Slovenia. Delle cose più interessanti dirò poi in fondo. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto)
Commento Europei 2
- Scritto da Sergio Tavčar
Avete tutti visto ieri sera la Turchia. Per cui mi sembra inutile ripetere quanto detto ieri, perchè ve ne sarete accorti di persona che è un'accozzaglia di gente senza capo nè coda, nella quale non si riesce a capire chi debba giocare cosa, dove e come, nè quando debba ricevere la palla. Insomma la classica ciambella riuscita senza buco, classica squadra di Tanjević quando i pezzi non vanno al posto giusto. E nelle sue squadre, quando i pezzi vanno per conto loro, allora sono sparsi dappertutto in modo irrimediabile. Avete presente la Milano di Scariolo? Ecco, tale e quale. E la cosa che più mi ha colpito è il fatto che nella loro mente era scattato il tempo del garbage time a metà del terzo quarto, quando il ritardo era ancora del tutto recuperabile, soprattutto da una squadra che aveva le armi per farlo, leggi peso sotto canestro e possibilità di mettere tiri pazzi. Per cui non vedo proprio come possa battere la Grecia che contro i russi ha fatto il suo compitino, si è portata per pura differenza di valori in campo a più 20 e che ha poi assistito infastidita, come la Jugoslavia dei tempi d'oro, al velleitario finale picchiante dei russi (Šved 17 tutti nell'ultimo quarto, col primo canestro a meno 20 o giù di lì) dando la netta impressione di quelli che: "ma non vedete che siete dei brocchi e che vi stracciamo quando ci pare e piace? Perchè insistete che vi rendete ridicoli?". (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")
Commento Europei 1
- Scritto da Sergio Tavčar
Allora subito una brutta notizia. Pensavo durante gli Europei di avere tempo. Alla faccia! Che vi descriva la giornata tipo. Sveglia alle 7. Colazione e incombenze mattutine varie. Alle 9 a Capodistria in Redazione. Giornali e caffè. Visione del materiale girato il giorno prima in Palazzetto. Scrittura servizio Tg. 12 montaggio servizio. 13 pranzo e caffè con stacco fino alle 14 e 30. Poi stesura del pezzo quotidiano per il Primorski dnevnik, quotidiano della minoranza slovena in FVG, rubrica che tengo molto volentieri perchè posso finalmente fare un po' il profeta in Patria (cosa che, lo sapete, non è proprio di tutti i giorni), poi dovrei scrivere il pezzo per il blog, sempre che la prima partita della giornata non sia importante, andare alle 17 e 45 in Palazzetto per le ultime due partite (e oggi, proprio mentre scrivo, incombe Italia-Turchia che ovviamente non ho nessunissima intenzione di perdermi). Alla fine delle partite caccia ai protagonisti per le interviste, alle 23 e 30 salto in Redazione a consegnare il girato (e a timbrare il cartellino di uscita!) e poi verso mezzanotte a casa direttamente in letto. Morale della favola, non avrò proprio il tempo materiale per tenere il promesso blog quotidiano. Mi dispiace. Farò del mio meglio, anche se spero possiate capirmi. Domani per esempio dovrei riuscire a scrivere qualcosa, perchè c'è la giornata di riposo. Si fa per dire, perchè in serata io e Dan Peterson condurremo nell'Armeria del Museo (per chi è già a Capodistria o pensa di andarci si trova nel più centro che più centro non si può, in Piazza della Loggia o Piazza Tito, ed è l'edificio bianco che si vede a destra se si guarda dalla Loggia verso il Palazzo Pretorio) una serata con ospiti d'onore Dino Meneghin e Peter Vilfan nella quale rivivremo il basket irripetibile dei loro tempi commentando anche dopo tanti anni la famosa rissa di Limoges nella quale furono coinvolti ambedue da protagonisti.
Anche oggi ho i minuti contati. In questo momento sono le 16 e 24 e il deadline sono le cinque, perchè alle 17 e 45 inizia Turchia-Italia. Per cui quanto riesco a scrivere nella prossima mezz'ora sarà scritto, il resto sarà per una prossima volta. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")
L'attacco che fa la musica
- Scritto da Sergio Tavčar
Le ragioni le capisco del resto fin troppo bene. Capita anche a me di provare la frustrazione immensa di chi dice una cosa e un altro lo attacca su tutto un altro piano del quale non era neanche conscio che esistesse. Come se tu parlassi delle varietà di mele e un altro ti dicesse guarda che quelle pere sono molto meglio. Per esempio la ormai trita e ritrita questione sul fatto che io sarei un inguaribile offensivista. Llandre l'ho conosciuto alla penultima sconvescion, le quali servono proprio a questo, ed è sicuramente una persona civile, intelligente e istruita. Dunque conoscendolo e apprezzandolo di persona non posso con lui andare all'attacco lancia in resta come farei con chiunque altro che mi parlasse di pere mentre io parlo di mele. E allora dico la parola definitiva esponendo la mia teoria e mettendo i paletti che spero dirimano la questione una volta per sempre. Nel senso che chi non è d'accordo con l'impianto della mia teoria si tenga pure le sue opinioni, ma, per favore, lo imploro, non venga a rompermi le scatole in continuazione con affermazioni che dal mio punto di vista non stanno né in cielo né in terra.
Per esporre il mio impianto teorico vorrei essere il più cartesiano possibile e cominciare dal mio "cogito, ergo sum". In ogni teoria infatti bisogna partire da qualche assioma, da qualche affermazione che non possa essere dimostrabile, ma che si deve dare per ovvia e acquisita. Il mio assioma fondamentale è questo e lo scrivo in lettere maiuscole: NEL BASKET NON ESISTE DIFESA CHE POSSA IMPEDIRE A UN ATTACCO BEN FATTO DI TROVARE IN OGNI AZIONE UN TIRO APERTO. Chi non è d'accordo con questo assioma vada su un altro sito, perché con me non ha niente da chiedere. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")
In diretta (?) da Capodistria
- Scritto da Sergio Tavčar
Altra informazione di servizio. Sembra ormai ufficiale che per un inghippo non dovuto a noi non avremo i diritti a trasmettere le partite dell'Europeo. Se da una parte questo mi secca un sacco, per usare l'eufemismo più blando che riesco a trovare, in quanto sarà dal '71(!) che per la prima volta non farò le telecronache di un Europeo con la somma ironia che si tratterà dell'Europeo che sarà giocato a casa mia, a 200 metri in linea d'aria dalla mia redazione, dall'altra parte vuol dire che avrò tutto il tempo del mondo durante gli Europei per intervenire sull'andamento degli stessi con commentini (brevi e lapidari, non esageriamo!) giornalieri su questo sito. Sempre che la cosa sia gradita. Se non lo è ditemelo, perché non ho mai problemi quando si tratta di evitare di dover lavorare. (Per continuare clicca sotto su "leggi tutto")
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