Innanzitutto grazie. Grazie per avermi migliorato l'umore con i vostri commenti al mio ultimo post che testimoniano del fatto che i frequentatori di questo sito sono persone che non vogliono smettere di pensare con la propria testa e che discutono in modo pertinente pur avendo opinioni diverse su molte cose. Insomma, quello che speravo che questo blog diventasse e, lasciatemelo dire, ne sono un tantino fiero.

In questi tempi, devo dire, ho visto poco basket, più o meno solo spezzoni di partite. Il mio interesse era rivolto ovviamente ai due mondiali di sport invernali che sono finiti domenica, quello di sci e quello di biathlon. Per non parlare del fatto che da giovedì sono in pista con i commenti dei mondiali di sci di fondo dalla Val di Fiemme (Tommaso Manià commenterà invece i salti), per cui ho visto il più possibile delle gare di questi ultimi tempi di questo sport (che fra l'altro mi piace tantissimo, per cui non è stato nessun tipo di sacrificio, sia ben chiaro). Mi sono entusiasmato alle gesta della Maze, dei saltatori sloveni che per un pelo non hanno vinto la tournee tedesca a squadre (c'è voluta la migliore Norvegia per batterli – di 9 punti su un totale di oltre 1400!), dell'allucinante successo di Jesenice che, unica cittadina al mondo, andrà alle Olimpiadi con la sua squadra di hockey, mi sono meravigliato per le ragazze aostane e di Anterselva che hanno vinto un incredibile bronzo nella staffetta di biathlon, insomma il mio interesse è rimasto lontano dal basket. Ho visto solo alcune partite di Coppa Italia, ovviamente Varese-Milano (ma non avevo già scritto tempo fa che Varese mi sembrava semplicemente migliore di Milano?) e la finale che Siena ha vinto in sostanza perchè l'esperienza acquisita giocando partite chiave nelle competizioni internazionali è fondamentale. Poi puoi fare quel che vuoi, ma un 0 a 19 all'inizio lo paghi, non c'è via di scampo. Fra l'altro durante la partita mi chiedevo continuamente perchè Vitucci non mettesse De Nicolao su Brown, essendo l'unico giocatore di Varese con lo stesso passo di Brown e dunque poteva impedirgli di tirare le sue famose triple sotterranee (le scocca infatti partendo da altezze infime, anche se supplisce a ciò con la sua eccezionale velocità di esecuzione) costringendolo a penetrare o comunque a fare cose che avrebbe preferito non dover fare (segreto di ogni difesa individuale). E infatti guarda caso, appena lo ha fatto, Siena ha segnato zero punti nei primi sei minuti dell'ultimo quarto ed è stata salvata solo dalla decisiva tripla di Hackett che è stata il canestro di tutta la Coppa Italia. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto") 

Ringrazio innanzitutto tutti quelli che si sono ricordati del mio compleanno e mi hanno fatto gli auguri. Purtroppo più vanno avanti gli anni, più il giorno del genetliaco è semplicemente un passo in più verso la vecchiaia e poi...lasciamo stare, per cui c'è ben poco da festeggiare. Dovete scusare quest'inizio un tantino macabro, perché non sono proprio dell'umore giusto. Le riflessioni sul tempo che passa si sono infatti sommate ad una semplice constatazione che ho fatto guardando in TV varie partite di basket, fra RAI, Sky e Sportitalia (oddio, Sky piuttosto poco, perché dopo pochi minuti delle loro telecronache dell'NBA ho un riflesso automatico tipo Dottor Stranamore e il dito schizza incontrollato verso il bottone del cambio canale) e che mi ha portato alla conclusione che sono ormai già pronto per il ricovero in un ospizio per dementi senili visto il totale sfasamento delle mie sensazioni e delle mie reazioni rispetto a quanto esimi colleghi mi raccontano dal teleschermo. Io vedo una cosa, loro me ne dicono un'altra. Io sono convinto che la giocata in campo sia stata eccellente e loro non ne fanno menzione o mettono l'accento su tutte le fasi dell'azione meno quella che dal mio punto di vista è stata quella decisiva. Il giocatore in campo fa una scemenza totale e sento che invece ha fatto una cosa buona, se non magnifica. Per non parlare dei fischi arbitrali. Salto dalla sedia urlando: "passi, maledizione!" quando vedo uno che effettua un'entrata in quarto tempo e mi rendo conto di essere stato probabilmente l'unico spettatore ad averlo fatto, in quanto per i commentatori è tutto regolare. Uno viene spinto platealmente mentre tira, gli arbitri fischiano fallo (dal mio punto di vista routine assoluta), i commentatori opinano, viene mostrato il replay che mi da assolutamente ragione (sempre dal mio punto di vista di demente senile) e i commentatori invece opinano ulteriormente per cui io comincio a dare in escandescenze e contemporaneamente ringrazio Dio che vivo da solo per cui non paleso a nessuno il mio comportamento da invasato totale. Oppure ancora: le valutazioni che sento sui singoli giocatori. Uno mi sembra un imbecille assoluto che ruba il pane ad altri guadagnando soldi per profanare il basket e sento che è un giocatore di sicuro rendimento che, forse quello sì, non sta attraversando un particolare momento di buona forma. Oppure il contrario: vedo uno che mi sembra giocatore di basket (sapete qual'è la mia definizione di giocatore di basket: è quello che in campo sa cosa fa e soprattutto cosa si dovrebbe fare – che poi ci riesca è un particolare per me irrilevante) che dopo aver fatto quattro-cinque cose assolutamente egregie (ovviamente non viste da nessuno dei commentatori) fa una piccola stupidaggine per la quale viene puntualmente massacrato a sangue. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

Leggendo i vostri commenti è solo ovvio che quello che mi ha subito coinvolto è stato il richiamo al pezzo di Valerio Bianchini in merito al problema delle retrocessioni che, dice lui in soldoni, è un retaggio del passato che nelle condizioni attuali è un freno allo sviluppo del basket professionistico. E' solo ovvio che sono queste le tematiche che da sempre mi appassionano e la mia mente è andata indietro al tempo in cui scrivevo (con estremo piacere) sul bellissimo "house organ" della Scavolini che si chiamava Open ed era diretto nientemeno che dalla leggenda del basket pesarese Franco Bertini. Nel gennaio del '96 uscì un mio pezzo che parlava proprio di questo, allora a livello quasi di vaticinio per quanto sarebbe potuto accadere nel futuro. Ora il futuro è già qua, ma, andando a ripescare la preziosa copia della rivista e rileggendo l'articolo, ho visto (anche qui con molto piacere, non lo nego affatto) che quanto scrissi allora era un quadro abbastanza giusto di quelli che allora si potevano intravvedere quali trend. Per cui oggi, anche a mo' di intermezzo prima di ritornare a cose attuali (anche se continuare a parlare di NBA e Popovich mi abbatte perché evidentemente la gente estrapola pezzi del mio ragionamento ignorando del tutto il contesto globale, per cui mi sono stufato di parlare ai sordi), vi proporrò gli scorci più salienti di quel pezzo che, lo ricordo benissimo, mi piacque tantissimo quando lo scrissi considerandolo una delle migliori cose che mai avessi messo su carta e che, come tutte le cose che credo ottime, poi non aveva avuto alcun tipo di eco. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto") 

Felice anno nuovo a tutti. Sfrutto un po' di semi-ferie per qualche piccola riflessione anche su quanto è stato proposto nei vostri commenti.

Prima di tutto una puntualizzazione sull'affare Popovich. Mi sembra molto "all'italiana" dire che poteva far finta che, per esempio, Parker aveva un piccolo stiramento al quarto muscolo della falange destra perché nessuno potesse dirgli niente. Modo questo molto farisaico e, permettetemi, mediterraneo per parlare a suocera perché nuora intenda (o viceversa, non me lo ricordo mai). Cosa che però per uno che ha fatto importanti scuole militari mi pare completamente inconcepibile per non dire aliena. Lui è andato immediatamente "to the point" dicendo semplicemente che il calendario era demenziale, per cui lui i suoi vecchietti li teneva a riposo e, come dicono sempre loro, gli americani, "damn to the torpedos". Cioè io faccio così perché mi sembra l'unica cosa da fare e voi datemi tutte le multe che volete (appunto, al diavolo i siluri), ma la salute dei miei giocatori viene prima di tutto. Cioè l'esatto contrario della, scusate, imperante paraculaggine che sembra uno dei tratti più distintivi, ma soprattutto obbligatori, di tutti i coach di ogni sport del vecchio continente. In definitiva la cosa che ai miei occhi l'ha fatto diventare un idolo assoluto è proprio quella che gli viene imputata, e cioè di non esser stato "diplomatico", eufemismo per ipocrita. La quale, se ci pensate, è anche un formidabile gesto di difesa della propria squadra che, sono sicuro, i giocatori, anche quelli non coinvolti, avranno apprezzato tantissimo aprendo la strada affinché tutti i successivi mega-cazziatoni del loro vulcanico coach potessero cadere su terreno fertile e ricettivo. Ed è inoltre un'altra dimostrazione che anche nel mondo dell'NBA continua ad esserci qualcuno che pensa che il basket sia ancora uno sport e non solo un mix di esibizioni Togni-Orfei. Non solo, ma lo scandalo suscitato in modo tanto palese non potrà non portare ad una riflessione sui ritmi imposti dal calendario che, ormai è lampante, ha l'unico scopo di sfruttare in ogni modo la compagnia di giro delle stelle del basket parificandole ai pagliacci del wrestling (loro sono i clown del circo, i cestisti gli acrobati). Sul fatto che lo spettacolo debba essere rutilante, ossessivamente presente e dunque sfruttato dal punto di vista del guadagno fino all'ultimo cent possibile, si può anche essere parzialmente d'accordo, che però debba essere tracciata una linea ben precisa affinché vengano rispettati almeno i più basilari interessi dello sport che sta alla base del circo è altrettanto importante, oserei dire fondamentale.

Sempre in tema è il commento sulle parole di Gallinari (che così dimostra ancora una volta di essere una persona pensante) che dice che in America valgono solamente le statistiche, mentre il basket viene giudicato in Europa da tante altre cose che non rientrano nelle statistiche. Che sono quali? (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

Intanto, auguri a tutti, veramente di cuore perché voi che mi leggete vi reputo amici con i quali magari litigare, anche furiosamente, ma che condividono gli stessi interessi e le stesse passioni, il che è la definizione più calzante che ci possa essere per descrivere un amico. Sperando nel contempo che la tradizione delle sconvenscion si perpetui proprio per cementare questa amicizia che si può coltivare solo quando si è insieme anche fisicamente.

Non mi sono fatto vivo prima in quanto la scorsa settimana ero impegnato nel pomeriggio con i mondiali in vasca corta di nuoto di cui non ho fatto telecronache, ma sui quali poi ho fatto un ampio servizio per Zona sport, ma anche e soprattutto perché, per quanto sembri strano ai più, il nuoto mi piace e mi appassiona, dunque quando è in TV lo seguo a prescindere. Un po' come il golf. Del resto non avrei avuto molto da dire, in quanto nel basket non succede niente di nuovo. E, visto che da me ci si attende che parli di basket, non credo che interessino le mie riflessioni sui perché della incredibile metamorfosi di un'atleta di straordinario talento, che però finora, per limiti caratteriali che sembravano insormontabili, non aveva raggiunto che una minima parte dei successi che avrebbe potuto e dovuto ottenere, ora di colpo diventata una tigre che sbrana tutto quello che trova per strada. Parlo ovviamente di Tina Maze, l'unica eroina che in questo momento abbia lo sport sloveno. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto") 

Prima di tutto un breve resoconto del sorteggio per i gironi degli Europei di domenica 18 a Postumia. "Location" meravigliosa nella sala grande, detta dei concerti (se si stipano gli spettatori, ce ne stanno dentro fino a 10000!), del complesso delle grotte di Postumia, la più famosa attrazione turistica della Slovenia col suo complesso di straordinarie grotte carsiche, ognuna delle quali rappresenta un paesaggio da fiaba con le sue incredibili e sempre diverse concrezioni calcaree. La sala (o mega grotta) si raggiunge con un trenino a scartamento ridottissimo che, pur viaggiando tutt'altro che piano, per raggiungerla ci mette una decina di minuti attraversando grotte naturali, tunnel artificiali, costeggiando il fiume carsico che la attraversa (e che poi, tantissimi chilometri più a valle, si chiamerà Timavo), offrendo insomma sensazioni magnifiche. Io poi che sono leggermente agorafobo e che adoro le grotte ho goduto da matti. Il sorteggio invece, più che goderlo, mi ha divertito in modo inatteso, tanto che verso la fine ridevo quasi a crepapelle. Se quello infatti non è stato un sorteggio pilotato con tutte le palline che puntualmente ad ogni uscita davano la squadra che tutti si attendevano a quel punto, non so quale possa esserlo stato di più nella storia. Forse solo quello di Italia '90, quando Blatter fece cambiare una pallina a Sofia Loren. Il tocco da maestro è stato l'annuncio, a sorteggio eseguito, che si doveva attendere un po', perché doveva riunirsi l'apposita commissione per decidere in quale città fare disputare i singoli gironi. Quando si vedeva ad occhio nudo che tutto era stato predisposto per come, dopo neanche due minuti (sai che riunione!), si è verificato con tanto di solenne e ponderato annuncio in pompa magna. Perché sono tanto sicuro? (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

La stagione del basket è partita in pieno e le partite si susseguono a tamburo battente (esordio classico da basso servizio di "cucina", come si dice in gergo, scritto con la mano sinistra, tanto per significare quanto sono ispirato), tanto che in questi ultimi giorni ho visto addirittura scampoli delle prime partite dell'NCAA. Eppure, malgrado la frenetica attività, detto onestamente non ho argomenti che non siano la rifrittura di quanto detto e stradetto. Milano è sempre quella, Siena e Cantù pure, l'NBA continua ad essere inguardabile, in Eurolega chi si sapeva fosse forte gioca bene, chi si sapeva potesse avere problemi, li ha. E allora lasciatemi una specie di intermezzo slegato dall'attualità più stretta con alcune considerazioni generali.

Per essere più preciso parto dall'attualità per la prima considerazione. Mercoledì sera ero a Lubiana per effettuare due interviste per Zona sport con Andrea Trinchieri e Bruno Arrigoni, due personaggi che mi interessavano, il primo perché con la sua aria da "fighetto" meneghino di stampo classico, di quelli che a noi di provincia sa tanto di puzza sotto il naso, in campo mostra doti di sana comprensione del gioco che meravigliano, il secondo per le sue doti di conoscitore del basket che gli permettono ogni anno di prendere per Cantù giocatori sconosciuti, ma bravi, e soprattutto giocatori di basket secondo la mia accezione che già conoscete. Arrivato all'albergo dove alloggiava la squadra ho trovato Trinchieri che mi aspettava e che, salutandomi, ha cominciato a parlare in perfetto croato con tipica cadenza quarnerina (il Quarnaro, Kvarner in croato, è il golfo di Fiume, per chi non lo sapesse). 

(Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")