Tanti spunti di cronaca, per cui oggi mi è venuta voglia di scrivere, cosa normalmente rarissima. Comincio subito con i nostri playoff e ovviamente con l'eliminazione di Milano. Secondo me, e quanto sto per scrivere sarà una specie di fil rouge di questo intervento, le ragioni per cui Milano da tempo immemorabile non fa risultato è che in tutto questo tempo non è mai stata una squadra. È già da lunghissimo tempo che continuo a insistere sul fatto che, guardando giocare Milano, non riesco mai a capire, alla serba, chi beve e chi paga, chi cioè deve fare cosa, come e quando. Un tipico esempio, detto ora detto alla triestina, di una scarpa ed uno zoccolo. Ci sono dei play che, quando sono in campo, forzano la loro filosofia di gioco, salvo poi cambiare del tutto registro quando subentra l'altro. Ci sono tanti giocatori, il primo che mi viene in mente è ovviamente Gentile, ma non è che Hairston o Langford siano poi tanto diversi, che in campo fanno un po' di tutto senza che mai si sappia perché lo facciano, e proprio in quel momento. Ora uno dei mantra del basket moderno è che l'interscambiabilità dei ruoli sia un valore aggiunto, in quanto proporrebbe sempre nuove sfide alla difesa che in questo modo faticherebbe a adeguarsi. E in teoria è vero, ed è vero anche in pratica quando i giocatori dai ruoli molteplici sono campioni. I primi esempi che mi vengono in mente sono quelli della fantastica squadra di Dean Smith alle Olimpiadi di Montreal (nella quale sia Dantley che May che anche lo stesso Kupchak potevano giocare dappertutto) o il ruolo che aveva Toni Kukoč nella Jugoplastika dei miracoli. La differenza sta nel fatto che questi campioni sanno giocare nei vari ruoli nei quali vengono impiegati a seconda del momento. Mi spiego: se uno in un dato momento deve giocare da ala piccola, fa in quel momento quello che è chiamata a fare un'ala piccola, se fa l'ala forte gioca da ala forte eccetera. Se uno invece, Gentile mi scuserà, gioca da ala piccola e in quel ruolo fa invece la guardia o viceversa, tutto quello che fa è un grandissimo casino che fa perdere alla squadra tutti i possibili punti di riferimento. Versatilità sì, certamente, però per favore in ogni azione ci deve essere un play, una guardia, un'ala piccola, un'ala forte e un centro. Chi occupa quel ruolo è insignificante, però il ruolo deve essere coperto. Non esiste azione in cui due giocano da play, nessuno da guardia, nessuno da ala piccola, due da ali forti e uno che fa da centro che esce per tirare da tre. A me sembra ovvio che quando succedono queste cose l'unica cosa che in campo posso avere è il caos totale. E infatti non per niente, secondo me, ogni attacco di Milano dava l'idea che tutto succedeva per caso. Dall'altra parte c'era Siena che invece, per quanto il roster fosse sicuramente inferiore prendendo in esame i singoli giocatori, dava l'impressione che tutti fossero al loro posto con le gerarchie molto definite. Ho già scritto parlando della Coppa Italia che il giocatore chiave è diventato Hackett, cosa confermata dalla serie contro Milano (che, ricordo, senza il suicidio in gara due, sarebbe probabilmente finita 4 a 2), giocatore che ha fatto un grandissimo salto di qualità mentale diventando il perno della squadra, quello dotato della responsabilità di farla giocare con tutti gli altri suoi sottoposti. Secondo me Banchi ha fatto un capolavoro con Bobby Brown che soprattutto nella gara decisiva ha fatto il gregario, rispondendo sempre alla meglio quando è stato chiamato in causa. Ho letto che nella serie è stato in ombra e che non è più il Brown che spopolava in Eurolega. Per me chi scrive queste cose di basket non capisce un'emerita mazza. Se la squadra ce l'ha in mano Hackett è solo banalmente ovvio che non possa averla Brown. Due Napoleoni insieme sono molto peggio di un solo Badoglio. E poi: avete mai visto Carraretto, o Ress, o Eze, o Kangur, o Sanikidze eccetera fare qualcosa che non vi sareste aspettati da loro? Io no, e proprio per questo penso che Siena abbia vinto. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

Devo confessare una cosa: ieri per Zona sport mi era riuscito uno dei migliori commenti di questi ultimi tempi, per cui volevo riportarlo tale e quale nel blog. Però Fabio mi ha preceduto postando la trasmissione, per cui potete tranquillamente sentire quanto avevo da dire in merito alle Final Four dell'Eurolega. Onestamente non avrei nulla da aggiungere. Riassumendo: le Final Four di Londra ci hanno portato una buonissima ed una pessima notizia. La buonissima notizia è che, come nei film, la virtù è stata premiata, nel senso che a vincere è stata la squadra formata dai giocatori sicuramente sulla carta più scarsi come somma di tasso tecnico, ma che giocando a basket, giocando di squadra, hanno distrutto più che battere le supposte (nel senso proprio di cialde cilindriche…) corazzate che si sono trovati davanti. La pessima notizia è dall'altra parte la totale insipienza dimostrata dalle altre tre partecipanti che sulla carta apparivano squadroni formati da grandissimi giocatori. Il Barcellona è stato patetico. Contro il Real è stato tenuto in piedi da tiri assurdi di Marcelinho che, infatti, nel finale è ridiventato il Marcelinho solito, cioè una fulgida sciagura, regalando la vittoria al Real portato sulle spalle dall'infallibile fromboliere Reyes (!?). Inciso: non so da dove vengano le voci che vorrebbero che io reputi Reyes un brocco. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

Prima di scrivere di basket vorrei una volta per tutte chiarire la questione della pronuncia dei nomi jugoslavi (intesi come area geografica – fra l'altro perché non cominciare a definire gli slavi dei Balcani come jugoslavi nel senso proprio dell'appartenenza geografica senza implicazioni politiche di alcun tipo come si usa dire anglosassoni o latini?) e in generale slavi. Premessa: come sapete la grafia dei nomi slavi comporta l'uso del segnetto che vedete sopra le c,s e z (per gli jugoslavi, perché i boemi, che l'hanno inventata, la usano anche sopra la r,t,e e probabilmente altre che non ricordo, anche perché il boemo non lo so...onestamente) che cambia la loro pronuncia, segno che colpevolmente viene omesso quando i nomi vengono scritti da altri, segnatamente latini e germanici che questo segno non lo conoscono, per cui si crea un grandissimo casino quando, in mancanza del segno, uno non sa come leggere correttamente il nome. Per fortuna, anche forse al traino dell'entrata nell'Unione europea di un gran numero di popoli slavi che fino al 2004 non c'erano (!), si sta pian piano cambiando mentalità e devo subito fare un plauso all'UEFA che è già da un paio di anni che scrive tutti i nomi slavi nel modo giusto, per cui finalmente quando giocano squadre ceche o slovacche riesco a leggere correttamente i nomi. Con sommo piacere ho visto che a ruota c'è andata la IAAF che nelle ultime manifestazioni internazionali ha avuto i nomi scritti in modo corretto sul pettorale degli atleti. Stranamente la FIBA, che pure dovrebbe essere più filoslava di tante altre Federazioni, per ora non lo fa ancora.

Un'altra premessa: le pronunce jugoslave sono facilissime perché, a differenza di inglesi o francesi per esempio (ma anche degli italiani: uno straniero di primo acchito magnifico lo leggerebbe mag-nifiko e non certamente manjifiko), a lettera uguale corrisponde suono uguale, per cui storpiare i nomi jugoslavi per una persona di cultura accettabile è perfettamente inaccettabile. Unica eccezione in alcuni casi lo sloveno (per esempio la pronuncia del mio cognome), ma sono regole normalmente eufoniche di immediata comprensione. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto") 

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Link all'intervista di DailyBasket a Sergio Tavčar: la rivoluzione del tiro da 3

Un breve commento all'intervista con Trinchieri che Tommaso ha postato molto opportunamente per il, secondo me, eccellente livello "umano" al quale si è svolta. Non mi importa cosa sia stato detto, se sono state dette stupidaggini o cose profonde, ognuno ha la sua opinione ed è giusto così. Quello che mi preme dire è che nell'intervista si è parlato di cose importanti fra due persone che si capivano e che ragionavano trovandosi sullo stesso pianeta. Insomma, sono proprio contento di quello che è andato in onda. Vi invito a vederla, quelli che non avete ancora avuto il modo di farlo. Ancora una postilla proprio su Trinchieri che sembra sia stato discusso in questi giorni, tanto che sembrava potesse essere addirittura esonerato. Mi pare di sognare: l'anno scorso fa le nozze con i fichi secchi, gli vendono Micov e Šermadini, si qualifica lo stesso per l'Eurolega, fa ottime cose (meno che contro l'Olimpija, che gli è costata la seconda fase) e poi, non contenti, gli vendono anche Markoišvili e pretendono che vinca col broccaccio che hanno preso per fare il play (con Mazzarino che è sempre più matusalemmico e Tabu che è quello che è). Ed ora che sono ormai defunti fisicamente per gli sforzi fatti, tipo Siena, se non peggio, si accorgono di avere una squadra che stenta? E l'allenatore, cosa cavolo c'entra, in tutto questo? Mi sembra un po' la storia della barzelletta dell'acrobata che si tuffava dai 20 metri su uno straccio imbevuto d'acqua e che un giorno, schiantandosi, imprecò in uno dei suoi ultimi rantoli: "chi è il deficiente che mi ha strizzato lo straccio?".

Attualità intanto con l'infortunio di Gallinari che è obiettivamente una tegola che si abbatte sulle possibilità degli azzurri in Slovenia più come un meteorite di quelli che cadono in Siberia che non come un mattone che cade dal tetto. Diciamocelo chiaramente: con Gallinari (senza Bargnani e soprattutto Belinelli!! - non dimentichiamocelo mai) l'Italia vale 100, senza non più di 60-70. Potete fare i nomi che volete, potete convocare questo o quello ma senza l'uomo che lega insieme la squadra facendo diventare più bravi tutti i compagni, come aveva fatto durante le qualificazioni, il rendimento della squadra non può che calare bruscamente. Spero vivamente che possa recuperare in tempo, se no al Bonifica fra qualche mese me la vedo veramente brutta. A proposito, che ne dite di prendervi le ferie proprio per quel periodo e di indire una sconvescion continua facendo base da me in redazione (con visita guidata di Tv Koper...) e poi andare ogni giorno tutti assieme in palazzetto a vedere le partite? Ripeto: da Trieste centro al Bonifica sono 20 minuti di macchina, per cui l'unico problema è di comprare la vignetta autostradale slovena (quella da 15 giorni) se non si vuole arrivare a Capodistria per la strada normale che in quel periodo è intasata di turisti. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

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Scusate il ritardo, ma ero impegnato con i Mondiali di sci nordico e, visto che faccio telecronache di fondo ad ogni abdicazione di papa, dovevo prepararmi, per cui il basket è abbastanza sceso nella lista delle priorità del mio interesse.

Allora un po' di miscellanea traendo gli spunti dai vostri copiosi commenti al mio post precedente. Comincio subito dagli sport invernali, visto che sono ancora "fresco". Prima di tutto sul biathlon. Che a me piace tantissimo e lo guardo sempre, soprattutto quando sono in programma gare a inseguimento o in linea. Il fatto che abbini sci di fondo e tiro, due sport che in teoria nulla hanno in comune, non mi sembra per niente un motivo invalidante per non apprezzarlo. La genesi è ovvia: il biathlon è nato come sport tipicamente militare, una specie di pentathlon moderno invernale. Era infatti la palestra principale per le truppe scelte invernali che, ovviamente, dovevano sapere andare sugli sci e, quando serviva, sparare nel modo più preciso possibile ai nemici. Se controllate, vedrete infatti che il biathlon fino a non tantissimi anni fa faceva parte della Federazione mondiale di pentathlon moderno e solo quando i tedeschi (quando si spara...) hanno capito che aveva un grandissimo potenziale attrattivo per gli spettatori hanno fatto in modo che si emancipasse fondando l' IBU (International Biathlon Union) come Federazione a parte. Ora il biathlon è tanto popolare che in Germania, ma anche in Norvegia, addirittura, oltre che per esempio in Slovenia ed in altre nazioni relativamente (agli sport invernali intendo – non sia mai che sottovaluti i nostri grandi fratelli slavi del nord!) minori tipo la Repubblica ceca e altre, la prima scelta di coloro che si avvicinano al fondo. Che appunto vengono dirottati al fondo solo se proprio non riescono a tenere un fucile in mano. Esemplare il caso della biathleta tedesca Miriam Goessner che ha fatto una capatina in Val di Fiemme durante una pausa della Coppa del mondo subito dopo i suoi Mondiali ed è arrivata a cinque decimi di secondo dal bronzo nella 10 km a tecnica libera (a 21 secondi dalla Bjoergen!) ed è stata di gran lunga la miglior tedesca ai Mondiali. Oppure la finlandese Kaisa Maekaeraeinen, 13.esima nella stessa gara e terza miglior finlandese. O, se per quello, la svizzera Selina Gasparin, di gran lunga la miglior fondista del suo Paese pur facendo di professione la biathleta. Ricorderete anche che Ole Einar Bjoerndalen vinse una gara di Coppa del mondo di fondo e che Lars Berger, anche se in circostanze particolari, fu addirittura Campione del mondo a Sapporo. Il quale Berger ha una sorella, Tora, che quest'anno domina nel biathlon e che se gareggiasse nel fondo sarebbe del livello almeno della Steira o della Skofterud, e qui parliamo dei massimi vertici mondiali. Il livello generale è dunque spaventoso, la diffusione di questo sport è capillare, al via delle staffette ce n'è molte di più che nel fondo, le gare sono appassionanti e fino all'ultima sessione al poligono non si sa chi vincerà, onestamente cosa si vuole di più? (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")