intervista_sergio

 

Link all'intervista di DailyBasket a Sergio Tavčar: la rivoluzione del tiro da 3

Un breve commento all'intervista con Trinchieri che Tommaso ha postato molto opportunamente per il, secondo me, eccellente livello "umano" al quale si è svolta. Non mi importa cosa sia stato detto, se sono state dette stupidaggini o cose profonde, ognuno ha la sua opinione ed è giusto così. Quello che mi preme dire è che nell'intervista si è parlato di cose importanti fra due persone che si capivano e che ragionavano trovandosi sullo stesso pianeta. Insomma, sono proprio contento di quello che è andato in onda. Vi invito a vederla, quelli che non avete ancora avuto il modo di farlo. Ancora una postilla proprio su Trinchieri che sembra sia stato discusso in questi giorni, tanto che sembrava potesse essere addirittura esonerato. Mi pare di sognare: l'anno scorso fa le nozze con i fichi secchi, gli vendono Micov e Šermadini, si qualifica lo stesso per l'Eurolega, fa ottime cose (meno che contro l'Olimpija, che gli è costata la seconda fase) e poi, non contenti, gli vendono anche Markoišvili e pretendono che vinca col broccaccio che hanno preso per fare il play (con Mazzarino che è sempre più matusalemmico e Tabu che è quello che è). Ed ora che sono ormai defunti fisicamente per gli sforzi fatti, tipo Siena, se non peggio, si accorgono di avere una squadra che stenta? E l'allenatore, cosa cavolo c'entra, in tutto questo? Mi sembra un po' la storia della barzelletta dell'acrobata che si tuffava dai 20 metri su uno straccio imbevuto d'acqua e che un giorno, schiantandosi, imprecò in uno dei suoi ultimi rantoli: "chi è il deficiente che mi ha strizzato lo straccio?".

Attualità intanto con l'infortunio di Gallinari che è obiettivamente una tegola che si abbatte sulle possibilità degli azzurri in Slovenia più come un meteorite di quelli che cadono in Siberia che non come un mattone che cade dal tetto. Diciamocelo chiaramente: con Gallinari (senza Bargnani e soprattutto Belinelli!! - non dimentichiamocelo mai) l'Italia vale 100, senza non più di 60-70. Potete fare i nomi che volete, potete convocare questo o quello ma senza l'uomo che lega insieme la squadra facendo diventare più bravi tutti i compagni, come aveva fatto durante le qualificazioni, il rendimento della squadra non può che calare bruscamente. Spero vivamente che possa recuperare in tempo, se no al Bonifica fra qualche mese me la vedo veramente brutta. A proposito, che ne dite di prendervi le ferie proprio per quel periodo e di indire una sconvescion continua facendo base da me in redazione (con visita guidata di Tv Koper...) e poi andare ogni giorno tutti assieme in palazzetto a vedere le partite? Ripeto: da Trieste centro al Bonifica sono 20 minuti di macchina, per cui l'unico problema è di comprare la vignetta autostradale slovena (quella da 15 giorni) se non si vuole arrivare a Capodistria per la strada normale che in quel periodo è intasata di turisti. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

89248_trinchieri2_medium-1

Scusate il ritardo, ma ero impegnato con i Mondiali di sci nordico e, visto che faccio telecronache di fondo ad ogni abdicazione di papa, dovevo prepararmi, per cui il basket è abbastanza sceso nella lista delle priorità del mio interesse.

Allora un po' di miscellanea traendo gli spunti dai vostri copiosi commenti al mio post precedente. Comincio subito dagli sport invernali, visto che sono ancora "fresco". Prima di tutto sul biathlon. Che a me piace tantissimo e lo guardo sempre, soprattutto quando sono in programma gare a inseguimento o in linea. Il fatto che abbini sci di fondo e tiro, due sport che in teoria nulla hanno in comune, non mi sembra per niente un motivo invalidante per non apprezzarlo. La genesi è ovvia: il biathlon è nato come sport tipicamente militare, una specie di pentathlon moderno invernale. Era infatti la palestra principale per le truppe scelte invernali che, ovviamente, dovevano sapere andare sugli sci e, quando serviva, sparare nel modo più preciso possibile ai nemici. Se controllate, vedrete infatti che il biathlon fino a non tantissimi anni fa faceva parte della Federazione mondiale di pentathlon moderno e solo quando i tedeschi (quando si spara...) hanno capito che aveva un grandissimo potenziale attrattivo per gli spettatori hanno fatto in modo che si emancipasse fondando l' IBU (International Biathlon Union) come Federazione a parte. Ora il biathlon è tanto popolare che in Germania, ma anche in Norvegia, addirittura, oltre che per esempio in Slovenia ed in altre nazioni relativamente (agli sport invernali intendo – non sia mai che sottovaluti i nostri grandi fratelli slavi del nord!) minori tipo la Repubblica ceca e altre, la prima scelta di coloro che si avvicinano al fondo. Che appunto vengono dirottati al fondo solo se proprio non riescono a tenere un fucile in mano. Esemplare il caso della biathleta tedesca Miriam Goessner che ha fatto una capatina in Val di Fiemme durante una pausa della Coppa del mondo subito dopo i suoi Mondiali ed è arrivata a cinque decimi di secondo dal bronzo nella 10 km a tecnica libera (a 21 secondi dalla Bjoergen!) ed è stata di gran lunga la miglior tedesca ai Mondiali. Oppure la finlandese Kaisa Maekaeraeinen, 13.esima nella stessa gara e terza miglior finlandese. O, se per quello, la svizzera Selina Gasparin, di gran lunga la miglior fondista del suo Paese pur facendo di professione la biathleta. Ricorderete anche che Ole Einar Bjoerndalen vinse una gara di Coppa del mondo di fondo e che Lars Berger, anche se in circostanze particolari, fu addirittura Campione del mondo a Sapporo. Il quale Berger ha una sorella, Tora, che quest'anno domina nel biathlon e che se gareggiasse nel fondo sarebbe del livello almeno della Steira o della Skofterud, e qui parliamo dei massimi vertici mondiali. Il livello generale è dunque spaventoso, la diffusione di questo sport è capillare, al via delle staffette ce n'è molte di più che nel fondo, le gare sono appassionanti e fino all'ultima sessione al poligono non si sa chi vincerà, onestamente cosa si vuole di più? (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

Innanzitutto grazie. Grazie per avermi migliorato l'umore con i vostri commenti al mio ultimo post che testimoniano del fatto che i frequentatori di questo sito sono persone che non vogliono smettere di pensare con la propria testa e che discutono in modo pertinente pur avendo opinioni diverse su molte cose. Insomma, quello che speravo che questo blog diventasse e, lasciatemelo dire, ne sono un tantino fiero.

In questi tempi, devo dire, ho visto poco basket, più o meno solo spezzoni di partite. Il mio interesse era rivolto ovviamente ai due mondiali di sport invernali che sono finiti domenica, quello di sci e quello di biathlon. Per non parlare del fatto che da giovedì sono in pista con i commenti dei mondiali di sci di fondo dalla Val di Fiemme (Tommaso Manià commenterà invece i salti), per cui ho visto il più possibile delle gare di questi ultimi tempi di questo sport (che fra l'altro mi piace tantissimo, per cui non è stato nessun tipo di sacrificio, sia ben chiaro). Mi sono entusiasmato alle gesta della Maze, dei saltatori sloveni che per un pelo non hanno vinto la tournee tedesca a squadre (c'è voluta la migliore Norvegia per batterli – di 9 punti su un totale di oltre 1400!), dell'allucinante successo di Jesenice che, unica cittadina al mondo, andrà alle Olimpiadi con la sua squadra di hockey, mi sono meravigliato per le ragazze aostane e di Anterselva che hanno vinto un incredibile bronzo nella staffetta di biathlon, insomma il mio interesse è rimasto lontano dal basket. Ho visto solo alcune partite di Coppa Italia, ovviamente Varese-Milano (ma non avevo già scritto tempo fa che Varese mi sembrava semplicemente migliore di Milano?) e la finale che Siena ha vinto in sostanza perchè l'esperienza acquisita giocando partite chiave nelle competizioni internazionali è fondamentale. Poi puoi fare quel che vuoi, ma un 0 a 19 all'inizio lo paghi, non c'è via di scampo. Fra l'altro durante la partita mi chiedevo continuamente perchè Vitucci non mettesse De Nicolao su Brown, essendo l'unico giocatore di Varese con lo stesso passo di Brown e dunque poteva impedirgli di tirare le sue famose triple sotterranee (le scocca infatti partendo da altezze infime, anche se supplisce a ciò con la sua eccezionale velocità di esecuzione) costringendolo a penetrare o comunque a fare cose che avrebbe preferito non dover fare (segreto di ogni difesa individuale). E infatti guarda caso, appena lo ha fatto, Siena ha segnato zero punti nei primi sei minuti dell'ultimo quarto ed è stata salvata solo dalla decisiva tripla di Hackett che è stata il canestro di tutta la Coppa Italia. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto") 

Ringrazio innanzitutto tutti quelli che si sono ricordati del mio compleanno e mi hanno fatto gli auguri. Purtroppo più vanno avanti gli anni, più il giorno del genetliaco è semplicemente un passo in più verso la vecchiaia e poi...lasciamo stare, per cui c'è ben poco da festeggiare. Dovete scusare quest'inizio un tantino macabro, perché non sono proprio dell'umore giusto. Le riflessioni sul tempo che passa si sono infatti sommate ad una semplice constatazione che ho fatto guardando in TV varie partite di basket, fra RAI, Sky e Sportitalia (oddio, Sky piuttosto poco, perché dopo pochi minuti delle loro telecronache dell'NBA ho un riflesso automatico tipo Dottor Stranamore e il dito schizza incontrollato verso il bottone del cambio canale) e che mi ha portato alla conclusione che sono ormai già pronto per il ricovero in un ospizio per dementi senili visto il totale sfasamento delle mie sensazioni e delle mie reazioni rispetto a quanto esimi colleghi mi raccontano dal teleschermo. Io vedo una cosa, loro me ne dicono un'altra. Io sono convinto che la giocata in campo sia stata eccellente e loro non ne fanno menzione o mettono l'accento su tutte le fasi dell'azione meno quella che dal mio punto di vista è stata quella decisiva. Il giocatore in campo fa una scemenza totale e sento che invece ha fatto una cosa buona, se non magnifica. Per non parlare dei fischi arbitrali. Salto dalla sedia urlando: "passi, maledizione!" quando vedo uno che effettua un'entrata in quarto tempo e mi rendo conto di essere stato probabilmente l'unico spettatore ad averlo fatto, in quanto per i commentatori è tutto regolare. Uno viene spinto platealmente mentre tira, gli arbitri fischiano fallo (dal mio punto di vista routine assoluta), i commentatori opinano, viene mostrato il replay che mi da assolutamente ragione (sempre dal mio punto di vista di demente senile) e i commentatori invece opinano ulteriormente per cui io comincio a dare in escandescenze e contemporaneamente ringrazio Dio che vivo da solo per cui non paleso a nessuno il mio comportamento da invasato totale. Oppure ancora: le valutazioni che sento sui singoli giocatori. Uno mi sembra un imbecille assoluto che ruba il pane ad altri guadagnando soldi per profanare il basket e sento che è un giocatore di sicuro rendimento che, forse quello sì, non sta attraversando un particolare momento di buona forma. Oppure il contrario: vedo uno che mi sembra giocatore di basket (sapete qual'è la mia definizione di giocatore di basket: è quello che in campo sa cosa fa e soprattutto cosa si dovrebbe fare – che poi ci riesca è un particolare per me irrilevante) che dopo aver fatto quattro-cinque cose assolutamente egregie (ovviamente non viste da nessuno dei commentatori) fa una piccola stupidaggine per la quale viene puntualmente massacrato a sangue. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

Leggendo i vostri commenti è solo ovvio che quello che mi ha subito coinvolto è stato il richiamo al pezzo di Valerio Bianchini in merito al problema delle retrocessioni che, dice lui in soldoni, è un retaggio del passato che nelle condizioni attuali è un freno allo sviluppo del basket professionistico. E' solo ovvio che sono queste le tematiche che da sempre mi appassionano e la mia mente è andata indietro al tempo in cui scrivevo (con estremo piacere) sul bellissimo "house organ" della Scavolini che si chiamava Open ed era diretto nientemeno che dalla leggenda del basket pesarese Franco Bertini. Nel gennaio del '96 uscì un mio pezzo che parlava proprio di questo, allora a livello quasi di vaticinio per quanto sarebbe potuto accadere nel futuro. Ora il futuro è già qua, ma, andando a ripescare la preziosa copia della rivista e rileggendo l'articolo, ho visto (anche qui con molto piacere, non lo nego affatto) che quanto scrissi allora era un quadro abbastanza giusto di quelli che allora si potevano intravvedere quali trend. Per cui oggi, anche a mo' di intermezzo prima di ritornare a cose attuali (anche se continuare a parlare di NBA e Popovich mi abbatte perché evidentemente la gente estrapola pezzi del mio ragionamento ignorando del tutto il contesto globale, per cui mi sono stufato di parlare ai sordi), vi proporrò gli scorci più salienti di quel pezzo che, lo ricordo benissimo, mi piacque tantissimo quando lo scrissi considerandolo una delle migliori cose che mai avessi messo su carta e che, come tutte le cose che credo ottime, poi non aveva avuto alcun tipo di eco. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")