Giocare a basket
- Scritto da Sergio Tavčar
Devo confessare una cosa: ieri per Zona sport mi era riuscito uno dei migliori commenti di questi ultimi tempi, per cui volevo riportarlo tale e quale nel blog. Però Fabio mi ha preceduto postando la trasmissione, per cui potete tranquillamente sentire quanto avevo da dire in merito alle Final Four dell'Eurolega. Onestamente non avrei nulla da aggiungere. Riassumendo: le Final Four di Londra ci hanno portato una buonissima ed una pessima notizia. La buonissima notizia è che, come nei film, la virtù è stata premiata, nel senso che a vincere è stata la squadra formata dai giocatori sicuramente sulla carta più scarsi come somma di tasso tecnico, ma che giocando a basket, giocando di squadra, hanno distrutto più che battere le supposte (nel senso proprio di cialde cilindriche…) corazzate che si sono trovati davanti. La pessima notizia è dall'altra parte la totale insipienza dimostrata dalle altre tre partecipanti che sulla carta apparivano squadroni formati da grandissimi giocatori. Il Barcellona è stato patetico. Contro il Real è stato tenuto in piedi da tiri assurdi di Marcelinho che, infatti, nel finale è ridiventato il Marcelinho solito, cioè una fulgida sciagura, regalando la vittoria al Real portato sulle spalle dall'infallibile fromboliere Reyes (!?). Inciso: non so da dove vengano le voci che vorrebbero che io reputi Reyes un brocco. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")
L'accento sulla zona
- Scritto da Sergio Tavčar
Prima di scrivere di basket vorrei una volta per tutte chiarire la questione della pronuncia dei nomi jugoslavi (intesi come area geografica – fra l'altro perché non cominciare a definire gli slavi dei Balcani come jugoslavi nel senso proprio dell'appartenenza geografica senza implicazioni politiche di alcun tipo come si usa dire anglosassoni o latini?) e in generale slavi. Premessa: come sapete la grafia dei nomi slavi comporta l'uso del segnetto che vedete sopra le c,s e z (per gli jugoslavi, perché i boemi, che l'hanno inventata, la usano anche sopra la r,t,e e probabilmente altre che non ricordo, anche perché il boemo non lo so...onestamente) che cambia la loro pronuncia, segno che colpevolmente viene omesso quando i nomi vengono scritti da altri, segnatamente latini e germanici che questo segno non lo conoscono, per cui si crea un grandissimo casino quando, in mancanza del segno, uno non sa come leggere correttamente il nome. Per fortuna, anche forse al traino dell'entrata nell'Unione europea di un gran numero di popoli slavi che fino al 2004 non c'erano (!), si sta pian piano cambiando mentalità e devo subito fare un plauso all'UEFA che è già da un paio di anni che scrive tutti i nomi slavi nel modo giusto, per cui finalmente quando giocano squadre ceche o slovacche riesco a leggere correttamente i nomi. Con sommo piacere ho visto che a ruota c'è andata la IAAF che nelle ultime manifestazioni internazionali ha avuto i nomi scritti in modo corretto sul pettorale degli atleti. Stranamente la FIBA, che pure dovrebbe essere più filoslava di tante altre Federazioni, per ora non lo fa ancora.
Un'altra premessa: le pronunce jugoslave sono facilissime perché, a differenza di inglesi o francesi per esempio (ma anche degli italiani: uno straniero di primo acchito magnifico lo leggerebbe mag-nifiko e non certamente manjifiko), a lettera uguale corrisponde suono uguale, per cui storpiare i nomi jugoslavi per una persona di cultura accettabile è perfettamente inaccettabile. Unica eccezione in alcuni casi lo sloveno (per esempio la pronuncia del mio cognome), ma sono regole normalmente eufoniche di immediata comprensione. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")
Intervista DailyBasket - La rivoluzione del tiro da 3
- Scritto da Sergio Tavčar
Link all'intervista di DailyBasket a Sergio Tavčar: la rivoluzione del tiro da 3
Senza (dis)soluzione
- Scritto da Sergio Tavčar
Un breve commento all'intervista con Trinchieri che Tommaso ha postato molto opportunamente per il, secondo me, eccellente livello "umano" al quale si è svolta. Non mi importa cosa sia stato detto, se sono state dette stupidaggini o cose profonde, ognuno ha la sua opinione ed è giusto così. Quello che mi preme dire è che nell'intervista si è parlato di cose importanti fra due persone che si capivano e che ragionavano trovandosi sullo stesso pianeta. Insomma, sono proprio contento di quello che è andato in onda. Vi invito a vederla, quelli che non avete ancora avuto il modo di farlo. Ancora una postilla proprio su Trinchieri che sembra sia stato discusso in questi giorni, tanto che sembrava potesse essere addirittura esonerato. Mi pare di sognare: l'anno scorso fa le nozze con i fichi secchi, gli vendono Micov e Šermadini, si qualifica lo stesso per l'Eurolega, fa ottime cose (meno che contro l'Olimpija, che gli è costata la seconda fase) e poi, non contenti, gli vendono anche Markoišvili e pretendono che vinca col broccaccio che hanno preso per fare il play (con Mazzarino che è sempre più matusalemmico e Tabu che è quello che è). Ed ora che sono ormai defunti fisicamente per gli sforzi fatti, tipo Siena, se non peggio, si accorgono di avere una squadra che stenta? E l'allenatore, cosa cavolo c'entra, in tutto questo? Mi sembra un po' la storia della barzelletta dell'acrobata che si tuffava dai 20 metri su uno straccio imbevuto d'acqua e che un giorno, schiantandosi, imprecò in uno dei suoi ultimi rantoli: "chi è il deficiente che mi ha strizzato lo straccio?".
Attualità intanto con l'infortunio di Gallinari che è obiettivamente una tegola che si abbatte sulle possibilità degli azzurri in Slovenia più come un meteorite di quelli che cadono in Siberia che non come un mattone che cade dal tetto. Diciamocelo chiaramente: con Gallinari (senza Bargnani e soprattutto Belinelli!! - non dimentichiamocelo mai) l'Italia vale 100, senza non più di 60-70. Potete fare i nomi che volete, potete convocare questo o quello ma senza l'uomo che lega insieme la squadra facendo diventare più bravi tutti i compagni, come aveva fatto durante le qualificazioni, il rendimento della squadra non può che calare bruscamente. Spero vivamente che possa recuperare in tempo, se no al Bonifica fra qualche mese me la vedo veramente brutta. A proposito, che ne dite di prendervi le ferie proprio per quel periodo e di indire una sconvescion continua facendo base da me in redazione (con visita guidata di Tv Koper...) e poi andare ogni giorno tutti assieme in palazzetto a vedere le partite? Ripeto: da Trieste centro al Bonifica sono 20 minuti di macchina, per cui l'unico problema è di comprare la vignetta autostradale slovena (quella da 15 giorni) se non si vuole arrivare a Capodistria per la strada normale che in quel periodo è intasata di turisti. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")
Zona Sport - intervista a Trinchieri
- Scritto da Administrator
In nome del basket
- Scritto da Sergio Tavčar
Scusate il ritardo, ma ero impegnato con i Mondiali di sci nordico e, visto che faccio telecronache di fondo ad ogni abdicazione di papa, dovevo prepararmi, per cui il basket è abbastanza sceso nella lista delle priorità del mio interesse.
Allora un po' di miscellanea traendo gli spunti dai vostri copiosi commenti al mio post precedente. Comincio subito dagli sport invernali, visto che sono ancora "fresco". Prima di tutto sul biathlon. Che a me piace tantissimo e lo guardo sempre, soprattutto quando sono in programma gare a inseguimento o in linea. Il fatto che abbini sci di fondo e tiro, due sport che in teoria nulla hanno in comune, non mi sembra per niente un motivo invalidante per non apprezzarlo. La genesi è ovvia: il biathlon è nato come sport tipicamente militare, una specie di pentathlon moderno invernale. Era infatti la palestra principale per le truppe scelte invernali che, ovviamente, dovevano sapere andare sugli sci e, quando serviva, sparare nel modo più preciso possibile ai nemici. Se controllate, vedrete infatti che il biathlon fino a non tantissimi anni fa faceva parte della Federazione mondiale di pentathlon moderno e solo quando i tedeschi (quando si spara...) hanno capito che aveva un grandissimo potenziale attrattivo per gli spettatori hanno fatto in modo che si emancipasse fondando l' IBU (International Biathlon Union) come Federazione a parte. Ora il biathlon è tanto popolare che in Germania, ma anche in Norvegia, addirittura, oltre che per esempio in Slovenia ed in altre nazioni relativamente (agli sport invernali intendo – non sia mai che sottovaluti i nostri grandi fratelli slavi del nord!) minori tipo la Repubblica ceca e altre, la prima scelta di coloro che si avvicinano al fondo. Che appunto vengono dirottati al fondo solo se proprio non riescono a tenere un fucile in mano. Esemplare il caso della biathleta tedesca Miriam Goessner che ha fatto una capatina in Val di Fiemme durante una pausa della Coppa del mondo subito dopo i suoi Mondiali ed è arrivata a cinque decimi di secondo dal bronzo nella 10 km a tecnica libera (a 21 secondi dalla Bjoergen!) ed è stata di gran lunga la miglior tedesca ai Mondiali. Oppure la finlandese Kaisa Maekaeraeinen, 13.esima nella stessa gara e terza miglior finlandese. O, se per quello, la svizzera Selina Gasparin, di gran lunga la miglior fondista del suo Paese pur facendo di professione la biathleta. Ricorderete anche che Ole Einar Bjoerndalen vinse una gara di Coppa del mondo di fondo e che Lars Berger, anche se in circostanze particolari, fu addirittura Campione del mondo a Sapporo. Il quale Berger ha una sorella, Tora, che quest'anno domina nel biathlon e che se gareggiasse nel fondo sarebbe del livello almeno della Steira o della Skofterud, e qui parliamo dei massimi vertici mondiali. Il livello generale è dunque spaventoso, la diffusione di questo sport è capillare, al via delle staffette ce n'è molte di più che nel fondo, le gare sono appassionanti e fino all'ultima sessione al poligono non si sa chi vincerà, onestamente cosa si vuole di più? (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")
Coach di mestiere
- Scritto da Sergio Tavčar
Innanzitutto grazie. Grazie per avermi migliorato l'umore con i vostri commenti al mio ultimo post che testimoniano del fatto che i frequentatori di questo sito sono persone che non vogliono smettere di pensare con la propria testa e che discutono in modo pertinente pur avendo opinioni diverse su molte cose. Insomma, quello che speravo che questo blog diventasse e, lasciatemelo dire, ne sono un tantino fiero.
In questi tempi, devo dire, ho visto poco basket, più o meno solo spezzoni di partite. Il mio interesse era rivolto ovviamente ai due mondiali di sport invernali che sono finiti domenica, quello di sci e quello di biathlon. Per non parlare del fatto che da giovedì sono in pista con i commenti dei mondiali di sci di fondo dalla Val di Fiemme (Tommaso Manià commenterà invece i salti), per cui ho visto il più possibile delle gare di questi ultimi tempi di questo sport (che fra l'altro mi piace tantissimo, per cui non è stato nessun tipo di sacrificio, sia ben chiaro). Mi sono entusiasmato alle gesta della Maze, dei saltatori sloveni che per un pelo non hanno vinto la tournee tedesca a squadre (c'è voluta la migliore Norvegia per batterli – di 9 punti su un totale di oltre 1400!), dell'allucinante successo di Jesenice che, unica cittadina al mondo, andrà alle Olimpiadi con la sua squadra di hockey, mi sono meravigliato per le ragazze aostane e di Anterselva che hanno vinto un incredibile bronzo nella staffetta di biathlon, insomma il mio interesse è rimasto lontano dal basket. Ho visto solo alcune partite di Coppa Italia, ovviamente Varese-Milano (ma non avevo già scritto tempo fa che Varese mi sembrava semplicemente migliore di Milano?) e la finale che Siena ha vinto in sostanza perchè l'esperienza acquisita giocando partite chiave nelle competizioni internazionali è fondamentale. Poi puoi fare quel che vuoi, ma un 0 a 19 all'inizio lo paghi, non c'è via di scampo. Fra l'altro durante la partita mi chiedevo continuamente perchè Vitucci non mettesse De Nicolao su Brown, essendo l'unico giocatore di Varese con lo stesso passo di Brown e dunque poteva impedirgli di tirare le sue famose triple sotterranee (le scocca infatti partendo da altezze infime, anche se supplisce a ciò con la sua eccezionale velocità di esecuzione) costringendolo a penetrare o comunque a fare cose che avrebbe preferito non dover fare (segreto di ogni difesa individuale). E infatti guarda caso, appena lo ha fatto, Siena ha segnato zero punti nei primi sei minuti dell'ultimo quarto ed è stata salvata solo dalla decisiva tripla di Hackett che è stata il canestro di tutta la Coppa Italia. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")
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