Campionati eVropei
- Scritto da Sergio Tavčar
Innanzitutto una precisazione su un argomento che pensavo esaurito. Gli sloveni, come già ampiamente dimostrato nel mio libro, sono un popolo con una fantasia particolarmente limitata, per cui scrivono come leggono (con una sola eccezione che riporterò fra poco in breve). E dunque il mio cognome, scritto Tavčar, si legge in tutto e per tutto Tavčar con la »a«, e non so da dove vi sia venuta l'idea che la »a« fosse diventata »e«. Potete credermi, so come mi chiamo. E se proprio volete saperla tutta, il cognome stesso è diffusissimo in tutta Slovenia (scritto da Maribor a Sežana, da Kranj a Novo Mesto sempre esattamente con la stessa grafia) perchè è la versione, corrotta nel tempo secondo le regole linguistiche slovene, dell'appellativo »deutscher« riferentesi alla cospicua quantità di protestanti tedeschi che si rifugiarono in Slovenia ai tempi della Controriforma. Sull'eccezione: lo sloveno possiede un suono, chiamato dai tecnici, mi pare, »u corta bilabiale«, che viene scritto indifferentemente con la »v« o con la »l« e che viene pronunciato, appunto, come una u strettissima e cortissima (un po' come quando uno si scotta e fa »au«). In fondo alle parole e davanti ad una consonante dunque, quando si legge in sloveno (forse ne sarà interessato Edoardo, per questo la faccio tanto lunga), la »v« o la »l« diventano il suono suddetto, per cui il mio cognome viene letto Tauciar con la u molto corta e stretta. Per curiosità al momento dell'introduzione dell'Euro la Slovenia sostenne una feroce battaglia con la Commissione europea (poi ovviamente persa) per poter scrivere ufficialmente il nome della valuta in sloveno come »evro«, essendo il dittongo »eu« completamente alieno alla lingua slovena. Ora peraltro, anche se non ufficialmente, la moneta viene chiamata dappertutto, anche nei giornali, evro, letto ovviamente euro alla slovena (un po' come in Italia dove inesorabilmente il plurale di euro sta diventando sempre più euri). Per finire: se sentite una persona al mondo che parlando inglese dice »ai heu« per dire io ho non può che essere uno sloveno che si tradisce leggendo la v finale alla sua maniera. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")
La (ex) Jugoslavia dei sogni
- Scritto da Sergio Tavčar
Rapporto dal vostro inviato a Stožice sul torneo di basket ex-YU. A mo' di titoli: Serbia molto, molto forte, con l'unico guaio di essere troppo consapevole di esserlo. Croazia allenata sorprendentemente bene ed altrettanto sorprendentemente umile, ma pur sempre con un tasso troppo deficitario di attributi. Slovenia non giudicabile per aver affrontato il torneo come fossero match di preparazione qualsiasi, ma dal potenziale notevole. Bosnia-Erzegovina con fior di giocatori, ma allenata malissimo soprattutto dal punto di vista della selezione e della filosofia di gioco. Montenegro squadra rognosa, combattiva, osso duro per chiunque se solo oltre a Peković sotto canestro avesse anche un'affidabile batteria di tiratori. Macedonia sicuramente la più debole di tutte, ma neanche tanto, soprattutto se i suoi folli tiratori da fuori dovessero indovinare la giornata in cui entra tutto. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto").
Nuotatori emergenti
- Scritto da Sergio Tavčar
Mi sono molto piaciuti i vostri commenti sui mondiali di nuoto, sport che mi sta molto a cuore, in quanto è il mio secondo sport, anzi il primo, l'unico che ho praticato a livello amatoriale avendo un tantino di talento e dunque battendo regolarmente quelli della mia categoria, e che dunque commento per Telecapodistria da sempre, per meglio dire dalle Olimpiadi di Monaco in poi (Spitz, Calligaris, Shane Gould...) compresi ovviamente questi ultimi Mondiali. Anzi, pensandoci bene, i mondiali di nuoto sono l'unica manifestazione a livello mondiale che ho commentato tutti, dalla prima edizione di Belgrado '73, quand'ero lì , fino a questi ultimi. Non occorre ribadire quali siano stati i nuotatori più in vista, perchè li hanno visti tutti, da Lochte a Sun passando per la Pellegrini attraverso la Soni fino a quell'incredibile ragazzona del Midwest che ha tutta l'aria di essere una fenomena per molti anni a venire, viste le sue incredibili doti atletiche che mi fanno tanto ricordare una versione femminile di Ian Thorpe. Vorrei fare solo due considerazioni su temi che avete sfiorato. La prima riguarda la »gracilità« di Luca Dotto. Dico solo: ben venga! Grazie a Dio hanno abolito le paperette gonfiabili che facevano stare a galla anche quel bisonte delle piscine che era Alain Bernard, per cui finalmente vincono di nuovo quelli che hanno il miglior rapporto fra potenza ed acquaticità , cioè quelli che che spingono meglio (nel senso di massimo rendimento) trovandosi il più possibile in posizione idrodinamica. Tornando alla mia prima esperienza di cronista di nuoto, a Belgrado non riuscivo letteralmente a staccare gli occhi di dosso da Roland Matthes, il mitico dorsista della DDR che è stato senza alcun dubbio il talento più strepitoso che mai abbia frequentato le piscine. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")
Dalla Danimarca alla Georgia
- Scritto da Sergio Tavčar
La cosa migliore che c'è nell'avere interlocutori attenti e preparati sta nel fatto che a volte non serve chiarire o ribattere: ci pensa già qualcuno dei partecipanti alla discussione a chiarire il tuo stesso punto di vista, per cui non c'è nulla da aggiungere. Tipo la risposta data da Edoardo sulla mia opinione in merito alla pronuncia dei nomi stranieri da parte dei miei colleghi. Appunto. Non credo di essermi defilato, ma di avere detto esattamente qual'è la nostra posizione a Capodistria ed alla quale tentiamo di attenerci tutti. Su una cosa comunque vorrei chiosare: mi da fastidio essere accusato di snobistico filologismo filoslavo. E allora il mio snobistico filologismo filotedesco? Il problema è che, essendo nato in una terra di frontiera (con tutti i suoi lati negativi, che sono di tipo materiale, ma con innumerevoli lati positivi dal punto di vista proprio dell'educazione genetica quasi alla multiculturalità ed al rispetto per gli altri, non solo, ma mettendoti spesso nelle vesti dell'"altro" vedi le cose quasi da una prospettiva stereoscopica) sono portato da sempre ad essere curioso per le lingue straniere, parlandone anche alcune. Per esempio, oltre ad essere bilingue sloveno-italiano dalla nascita (papà sloveno, madre triestina di lingua italiana), per un fatto di routine per le nostre genti ho una cospicua parte di parentela a Vienna che parla solo tedesco. Per cui, pur non avendo mai parlato quella lingua, ne mastico qualche parola, riesco a farmi capire, insomma ce l'ho nell'orecchio e non mi trovo mai spaesato quando vado a trovare mio cugino che ci vive. E dunque mi disturba e lo reputo un sintomo di provincialismo, per non dire di becera ignoranza, il dire: "tanto a chi frega in Italia come si dice un nome straniero". Ad ogni persona che si chiami tale e che non voglia vivere nell'ignoranza dovrebbe interessare. Se poi la maggioranza, come tutti sappiamo, è molto più stupida anche rispetto alle nostre più nere aspettative, ciò non toglie che almeno le persone normali (quelle per esempio che frequentano questo sito) dovrebbero essere interessate a queste banali questioni di cultura generale. Rovesciando il discorso, ascoltando le telecronache sulla TV slovena, soprattutto le stazioni private che trasmettono il campionato di calcio italiano, si sentono pronunce esilaranti, o tragiche, fate voi, dei nomi dei giocatori italiani, per cui, mettendosi dall'altra parte della barricata, l'ultima cosa che uno vorrebbe è che uno spettatore si tenesse la pancia dalle risa sentendo te storpiare i nomi dei giocatori del suo Paese. Una vergogna che mai vorrei provare. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")
Mi pronuncio così!
- Scritto da Sergio Tavčar
Devo intervenire, perché l'occasione è troppo ghiotta. Avete infatti aperto un'interessantissima discussione sulle pronunce dei nomi stranieri nelle telecronache e potete ben capire che avete toccato un nervo scoperto per uno che è più di 40 anni che fa questo mestiere.
Comincio con un aneddoto, proprio per inquadrare il problema. Nel '90 in Argentina esordì nella nazionale jugoslava un corpulentissimo centro di Čačak acquistato dall'Olimpija, Radisav Čurčić (pronunciato Ciurcic) che aveva dato buona prova di sé negli appena conclusi Goodwill Games (ricordate?) e che poi, oltre che al Maccabi giocò anche in Italia, mi sembra a Sassari. Appena arrivato a Buenos Aires fui avvicinato dai colleghi italiani che mi chiesero notizie su di lui e si informarono se fosse possibile fare un intervista a "Kurcich", come lo chiamavano loro. Dissi che per l'intervista non avrebbero dovuto esserci problemi, ma che per favore facessero attenzione nell'avvicinarlo assolutamente non chiamandolo così, perché ne andava della loro incolumità fisica. Lascio al fido Edoardo spiegarvi cosa Kurcich significhi in serbo-croato. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")
Giovani, donne e il tennis di una volta
- Scritto da Sergio Tavčar
Veramente tanta roba. Tra attualità e spunti proposti dai frequentatori ci sarebbe da scrivere un romanzo. E meno male che siamo d'estate, nella quale tutto dovrebbe essere fermo. Mondiali basket juniores. Grazie ad Eurosport che ce li ha mostrati, anche se io ovviamente non l'ho saputo fino a ieri, quando comunque sono riuscito a vedere la finale, fra l'altro ottimamente arbitrata dal mio amico Guerrino Cerebuch col quale ho avuto qualche settimana fa una bella discussione tipo tavola rotonda di quelle pesanti (c'era anche Claudio Arrigoni) durante un bellissimo clinic organizzato a Trieste da Alberto Tonut. Per chi mi segue, o avendo letto il libro o leggendo questi interventi, sarà solo normale sentirmi dire che una finale fra Serbia e Lituania, visto come io vedo il basket attuale, tutto può dirsi fuori che una sorpresa. Inciso. Tralasciando il merito della telecronaca (purtroppo, almeno io, su Eurosport2 non ho la possibilità di cambiare audio) in italiano, la cosa che mi ha sconvolto del telecronista è che, a parte Bogdanović (voi che lo sapete, è per caso fratello di Luka? - sembrano uguali), per il resto non ha indovinato un nome che sia uno dei giocatori in campo, e dire che avevano sulle maglie i nomi scritti giusti, con tutti i segni diacritici al loro posto, sia i serbi che i lituani. A me che sono slavo di sentimenti e cultura dà un enorme fastidio, soprattutto adesso che un numero consistente di popoli slavi è entrato nell'Unione Europea, la totale ignoranza dei giornalisti italiani rispetto alle basilari regole di pronuncia delle lingue slave che pure sono molto facili, basta sapere come si pronunciano "č", „ž", „š", „ć" e „đ", cioè nell'ordine c di cielo, j francese di jour, s di scena, c tenera per esempio del veneto "ciapar" e j dura per esempio di jolly. Mentre se non hanno il segno sopra sono sempre, senza eccezioni, nell'ordine per le prime tre la doppia zeta di mazzo, la zeta, anche se molto più tenera e virante verso la s, di zanzara, la s normale all'italiana (volendo essere precisi, molto più sibilante). Per non dire della j, che è sempre e comunque la i consonantizzata. Tutto qua. Uniche fulgide eccezioni i telecronisti ora a Mediaset e Sky che sono passati per Capodistria (Massimo Marianella per esempio) e l'ovvio Bragagna che però ogni tanto, per voler essere troppo preciso, la fa un po' fuori dal vaso. Fine inciso. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")
Se Atene piange...
- Scritto da Sergio Tavčar
Come potete facilmente capire mi sono preso un po' di pausa. Sono in ferie a far un emerito...nulla e dunque non ho voglia di far, appunto, niente, neanche scrivere, che pure mi piace e mi stimola (normalmente). Ci sono stati però in questo periodo alcuni importanti appuntamenti sportivi che ovviamente mi sono goduto spaparanzato in poltrona. So che non vi potrebbe fregare di meno, ma intanto mi sono goduto la trionfale cavalcata di uno dei miei idoli, Rory McIlroy, negli Open USA di golf vendicando così nel migliore dei modi l'incredibile flop che fece all'ultimo giro del Masters. E poi ovviamente, metabolizzata la sconfitta di Federer contro Tsonga, delusione immane se mai ce n'è stata una, che purtroppo sembra confermare l'ipotesi che il Fenomeno abbia perso definitivamente la voglia di uccidere gli avversari (e del resto se non ha vinto stavolta contro Nadal al Roland Garros l'impressione è che non ce la farà mai più, visto che mai come stavolta era palesemente più forte), mi sono goduto ogni secondo dell'asfaltata che il buon Nole ha messo in opera nei confronti di Rafa. Intanto spezzo una lancia, e lo faccio con enorme piacere, in favore della coppia di commentatori Sky Elena Pero e Paolo Bertolucci che, dal mio punto di vista, hanno fatto una telecronaca praticamente perfetta, con i tempi giusti, con le osservazioni giuste, con l'enfasi giusta al momento giusto, insomma niente da dire. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto").
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