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Allora: è deciso il posto dove andremo per la sconvenscion del 25 luglio. Previa consulto con l’MC Vremec ci troveremo all’osmica Marko Rebula di Slivno-Slivia, numero civico 6, come al solito verso mezzogiorno e mezzo per poi cominciare i lavori verso l’una. Slivno è un piccolo paesotto abbastanza isolato che però per chi arriva dall’Italia è facilissimo da trovare. Non vi occorrono navigatori satellitari, basta per una volta tanto seguire i cartelli stradali, quelli che una volta, quando eravamo molto meno tecnologici, ci indicavano la strada che peraltro trovavamo senza problemi, bastava seguirli con attenzione. Si esce dall’autostrada a Sistiana, si esce subito dopo lo svincolo (subito, attenzione!, perché se no si finisce diritti a Trieste), si gira verso Sistiana a destra, si arriva alla rotonda proprio all’inizio del paese (con la costiera triestina che arriva dalla sinistra) e si gira a destra (prima uscita dalla rotonda, per gli appassionati di navigatori). Il primo paese che si incontra subito dopo è proprio Slivno. Non si può sbagliare.

A proposito della piccola discussione con Llandre sulla tecnologia foriera di progressi illuminanti che portano l’umanità verso livelli sconosciuti, inesplorati e inebrianti. I quali ovviamente non lo sono certamente per me, perché, anche per essere un appassionato di fantascienza, tutti gli scenari futuri che prevedono gli uomini dotati di chip che fanno quello che le macchine dicono loro di fare mi appaiono lugubri e angoscianti e sono per me il segno che si va verso la distruzione dell’umanità come tale. Sulla questione secondo me la parola definitiva l’ha detta Stefano che riporto in toto:

“Seconda cosa: se prendiamo i circa 196.000 anni che precedono i 'nostri' ultimi 4.000 dobbiamo ipotizzare che il pianeta con le sue insidie concedesse poche chance di fronte a comportamenti poco sagaci: non riconoscere una pianta velenosa da una commestibile era evidentemente errore poco rimediabile, come pure non accorgersi dell'arrivo di animali pericolosi, non curare di tenere acceso il fuoco o semplicemente perdere il contatto con la propria 'famiglia-clan'.
Questo selezionava i più adatti dal punto di vista intellettivo. Possiamo dire che il processo di selezione per qualità intellettiva sia ancora in corso? O peggio, che si sia interrotto 2 o 3000 anni fa e ci si trovi in fase devolutiva?”

Se continuo il ragionamento posso tranquillamente affermare che quanto detto da Stefano in fondo in forma dubitativa dal mio punto di vista non lascia dubbio alcuno. Anche perché sono perfettamente d’accordo sul fatto che l’intelligenza globale dell’umanità è una costante e dunque più siamo, meno siamo mediamente intelligenti. E qui casca in ballo la tecnologia: la quale ha svolto un lavoro importante nel far sopravvivere persone che in un mondo veramente meritocratico (in soldoni, in un mondo nel quale a comandare erano quelli che sapevano riconoscere i funghi velenosi) sarebbero state spazzate via subito – uno stupido all’epoca era un peso per tutti e prima si autoeliminava meglio era, mentre ora gli viene, giustamente, sia chiaro, permesso di sopravvivere grazie agli aiuti che gli da il mondo esterno. Però in definitiva la sua presenza, volenti o nolenti, è un peso per la comunità e più imbecilli sopravvivono, peggio è per la comunità. Basta vedere quanto succede negli Stati Uniti o in Brasile, dove la massa di idioti è riuscita nell’impresa di eleggere a capo della propria nazione un pazzo totale che in questo momento sembra totalmente avulso da qualsiasi contatto con la realtà che lo circonda oppure semplicemente un mentecatto cattivo, razzista e sessista, di stampo praticamente terrapiattista. O, per non andare lontano, anche qui c’è un buon quarto di noi che stravede per un tribuno fondamentalmente ignorante e che si vanta di esserlo.

Come forse saprete per me la “Bibbia” sulle magnifiche e progressive sorti dell’umanità è la Trilogia galattica di Isaac Asimov, libro che mi ha stimolato già dai tempi del liceo, quando lo lessi per la prima volta, a ragionare sui meccanismi che regolano la nostra vita politica e sociale e sulle dinamiche che regolano le società civili. In tutti questi anni, seguendo quanto descritto da Asimov, ho provato a capire i trend sociali tentando, secondo le sue linee guida, di prevedere a grandi linee verso dove si stesse andando. Non ho mai sbagliato e dunque ritengo che quanto da lui intuito fosse semplicemente la realtà di come siamo e di come ci comportiamo. Nella Trilogia la tecnologia in un lontano futuro è sviluppata ovviamente al di là di quanto noi si possa solamente immaginare, ma a regolare le cose per come e quando succedono è sempre e solo la dinamica umana e sociale e quella non cambia mai secondo le ferree leggi scoperte da Hari Seldon sulla psicostoriografia. E se Asimov ha ragione, come sono sicuro che abbia viste le amplissime prove che mi ha offerto, ci attendono tempi molto, ma molto bui dai quali usciremo probabilmente solamente con una catastrofe sociale che travolgerà il mondo come lo conosciamo adesso e dalla quale ne uscirà un’umanità sicuramente ridimensionata di numero, ma probabilmente più attenta verso le cose veramente importanti e sicuramente molto migliore. Poi ricomincerà il processo di oblio dei valori veramente fondamentali e si ricomincerà anche ad andare nella direzione del burrone come si sta facendo adesso, dapprima lentamente, poi sempre più velocemente fino ad una nuova catastrofe. E così via secondo quanto è successo da sempre. Come potete arguire sono filosoficamente molto vicino, per non dire attaccato, alla teoria vichiana (e ovviamente “asimoviana”) dei corsi e ricorsi.

Poi c’è stata la visita dei due Presidenti a Trieste con la firma dei documenti che in un futuro lontano (se tutto va bene una decina di anni) dovrebbero ridare il Narodni Dom alla comunità slovena e con la visita congiunta ai due monumenti del ricordo a Basovizza, il monumento in ricordo dei quattro fucilati sloveni (per noi sloveni martiri, per gli italiani ancora e sempre terroristi – a proposito due cose: per me austro-ungarico fino al midollo Guglielmo Oberdan, al quale è intitolata la piazza attaccata a quella dove c’è il Dom, rimane a pieno titolo un semplice terrorista, e allora perché può essere un martire per gli italiani di Trieste e non lo possono essere i quattro fucilati per me e per tutti gli sloveni di Trieste? E poi, grazie Franz per la precisazione sulla data, però a quanto ne so i quattro erano affiliati a un gruppo contiguo al TIGR e non ne erano membri) e il monumento innalzato sulla fossa di Basovizza in memoria delle persecuzioni post belliche sugli italiani. Ovviamente come temevo la stampa italiana ha calcato sul fatto che Pahor (annotazione per i giornalisti dei media elettronici, cioè parlati: nello sloveno l’”h” si pronuncia molto marcatamente, per cui sentire Paor o addirittura Paòr, manco fosse francese, ha dato molto fastidio) abbia recato omaggio alla foiba con ciò sottintendendo che la Slovenia si sia finalmente resa conto di essere un popolo genocida che si è accanito sugli italiani solamente in quanto tali per odio razziale. Ora lasciamo stare il fatto che il monumento stesso è eretto in un luogo in realtà totalmente insignificante dal punto di vista storico, in quanto è provato che nel fosso tutto quello che si potrebbe trovare scavando sarebbero carcasse di animali e spazzatura varia, o al limite cadaveri di soldati tedeschi uccisi nell’ultima battaglia sull’altipiano prima della liberazione, ma su questo ovviamente si può giustamente obiettare che un luogo è un simbolo di qualcosa di molto più importante e storicamente pregnante, ma il messaggio che esce da questo tipo di lettura è umiliante e profondamente ingiusto nei confronti della mia gente che nei secoli ne ha subite di tutti i colori dai popoli contigui che la vedevano sempre come un gruppo insignificante di persone da “convertire” alla loro presunta “civiltà” o in subordine semplicemente da estirpare perché non desse più fastidio, e viene colpevolizzata perché una volta tanto ha avuto la forza di reagire e fare capire a tutti che non era carne sottomessa da macello. Sono tanto più avvilito perché normalmente la storia viene scritta dai vincitori. E per una volta tanto che abbiamo vinto, no, stavolta la storia la scrivono gli sconfitti. Non vale. Siamo proprio insignificanti, non c’è nulla da fare. Vallo a spiegare: verso il 1890 l’”Istat” austro-ungarica, ufficio teutonicamente preciso nelle sue valutazioni, stabilì che nei territori abitati dagli sloveni (Carinzia, Carniola, Carso e Stiria meridionale) non esisteva più il fenomeno dell’analfabetismo. Cinquanta anni dopo l’esercito di un popolo che aveva ancora circa il 20% di analfabeti, dopo aver occupato un quarto di Slovenia grazie al famigerato trattato di Rapallo e aver cominciato un capillare processo di genocidio culturale e linguistico, invase la Slovenia fino alla Sava pretendendo di portarvi la “civiltà” romana. Cosa che penso sia abbastanza comprensibile che abbia suscitato un certo qual “risentimento” nella popolazione locale.

E tutto ciò proprio quando gli italiani si sono dimostrati molto più seri e tutto sommato saggi di quanto essi stessi non si ritengano di essere (il che è una grande fortuna, in quanto si potrebbe solamente immaginare quanto intollerabili sarebbero gli italiani se si rendessero conto di esserlo – sarebbero addirittura peggio di quegli inguaribili defecatori di organi sessuali maschili che sono i francesi) per come hanno gestito il problema della pandemia. E l’Italia è stata la prima ad esserne colpita, per cui ha dovuto inventare sul momento cosa fare. Si poteva agire prima? Certo, ma intanto non si sapeva a cosa si andava incontro, e poi per chiudere tutto ci volevano attributi non da poco. Cosa fatta da un governo che sta in piedi solamente in funzione di “contro”. In un Paese dove la burocrazia, per tentare di combattere i furbi (in Italia “nisciun’ è fesso”) è pervasiva e totalizzante, fare quanto fatto è stato per me sorprendente. Avete presente che l’Italia è sempre la prima in tutto? E’ stata la prima ad avere inventato la medicina moderna, la prima ad aver inventato le banche, la prima ad aver avuto il Rinascimento, la prima ad aver avuto il fascismo, la prima ad aver avuto la “telecrazia” con Berlusconi eccetera. Eppure il mondo la sottovaluta. E infatti nella pandemia chi non ha fatto come l’Italia ora ne sta pagando le conseguenze. Sono convinto che la forza dell’Italia risieda nella storia che ha avuto: 1500 anni di invasioni varie con poteri sempre contrari al popolo, per cui il popolo ha sempre visto il potere come nemico. E dunque ha dovuto fare sempre tutto di nascosto contro la legalità ufficiale, arrangiandosi insomma e dunque diventando estremamente duttile e pronto a qualsiasi cambiamento che gli fosse utile. Però nel contempo quasi interiorizzando la necessità di fare gruppo quando le cose diventavano serie, per esempio nelle calamità naturali. Dall’altra parte ovviamente non esiste senso civico e il governo è sempre e comunque un nemico da ingannare in qualsiasi modo. Ci sono dunque tante realtà: quella ufficiale, quella realmente vissuta che però non si racconta (e anche per questo gli italiani continuano a credere di essere “brava gente”, cosa che noi sloveni sappiamo essere totalmente falsa), in un continuo gioco delle parti che, detto di straforo, ha anche fatto dell’Italia la culla del teatro moderno con la Commedia dell’ Arte e le sue maschere fisse, ma l’ha anche resa totalmente incomprensibile nella sua vera essenza. Incomprensibile anche a se stessa. Non c’è nulla da fare: con gli italiani meglio nulla avere a che fare, non sai mai da dove ti arriverà il colpo (volevo dire l’inc…a), ma che mondo monotono e triste sarebbe se non ci fossero gli italiani a movimentarlo!