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Scrivo questo contributo dal mio ufficio che abbandonerò per un po’ di tempo (in attesa che mi facciano il contratto per le collaborazioni esterne – non ho alcuna intenzione di abbandonare del tutto al mia professione, è semplicemente che lavorando a gettone potrò finalmente fare il mio “vero” lavoro, cioè arrivare, fare il servizio e, una volta finitolo, andarmene a casa senza la terrificante rottura di palle del cartellino da stampare dopo un tot di ore decise a pene di segugio, come fossimo impiegati dietro ad un burocratico sportello) dopo che fra circa due ore stamperò per l’ultima volta il cartellino prima di pagare la cena ai colleghi ed andarmene in pensione.

 

Sergio Tavčar timbra il cartellino di Telecapodistria per l'ultima volta (foto MKF)

 

In attesa della decisione sul luogo della sconvenscion, purtroppo per Lofoten e Buck che mi sento di confermare per il 22 di questo mese, visto che più avanti si va, più fa caldo, più la gente va in ferie e dunque la gente è mediamente meno presente, vorrei fare il punto sui playoff del campionato. Devo dire che dopo gara uno di Cremona-Venezia avevo paura di dovermi rimangiare tutto quanto scritto con tanta boriosa sicurezza nel contributo precedente. Venezia aveva giocato bene, Cremona male, esattamente il contrario di quanto mi attendevo. Non è che poi Cremona abbia giocato molto meglio e Venezia tanto peggio, per cui se ora il risultato è di 2 a 1 per Cremona posso concludere che in definitiva, qualsiasi cosa succeda d’ora in poi, la mia previsione non era poi tanto campata in aria. Quello che si può dire dopo tre partite è che Venezia tutto sommato è meno peggio di quanto pensassi: ha gerarchie ben definite sotto con Watt in prima e Vidmar in seconda battuta, gli esterni sanno quello che dovrebbero fare, le guardie fanno le guardie anche qui con gerarchie molto chiare, insomma in qualche modo devo ricredermi. L’unica cosa che mi lascia un po’ perplesso e che forse è alla base delle due sconfitte di Venezia finora è che non sono riuscito a capir bene il perché per esempio si punti tanto su Daye, che è un giocatore molto bello da vedersi quanto inesistente nei momenti nei quali la partita si decide e che è dunque un giocatore da rotazione e non certo un punto fermo della squadra. E’ il classico giocatore che metti in campo quando le cose vanno bene per dare la spallata decisiva, mentre quando le cose sono serie è meglio che guardi la partita dalla panchina. La stessa cosa vale secondo me per Stone che ha sì compiti difensivi (anche se l’idea che mi son fatto è che Crawford, che è un giocatore bravissimo, utile, molto intelligente, ma ben lontano dall’essere il campione che tentano di convincerci che sia, nelle prime due partite si sia molto annullato da solo), ma che in attacco non si riesce a capire cosa dovrebbe fare visto che è un gran tuttofare che però a volte propone l’altra faccia della medaglia, cioè fa tante cose e tutte male. E poi, secondo me massimo peccato, le gerarchie nei momenti chiave sono quelle prefissate e non si gioca secondo quanto fa Cremona e soprattutto Sassari e che ho spiegato l’altra volta con il più banale buonsenso che nei momenti chiave tira chi in quella partita l’ha messa e non quello che fino a quel momento ha sbagliato quasi tutto, per quanto bravo in teoria sia. E guarda caso ieri Venezia ha affidato il tiro decisivo (o se l’è preso da solo, non cambia il senso del discorso) a Haynes, uno che fino a quel momento aveva qualcosa come 1 su 5 da tre con l’unico tiro segnato nel primo quarto, a quanto mi ricordo, con il risultato che il tiro lo ha sbagliato e Venezia ha perso. Cremona dall’altra parte aveva Saunders che aveva segnato tutti i tiri importanti per quanto, a giudicare anche dalla sua meccanica di tiro, tutto sembra fuor che un tiratore dalla distanza, per cui non c’è stato problema ad affidargli il tiro chiave che infatti ha messo.

Per me sono queste piccolissime cose che fanno la vera differenza e lascio a voi i vari discorsi sull’intensità difensiva e tutte quelle cose che sono sì importantissime, fondamentali, ma che nei playoff tutti, a parte Milano ovviamente, mettono in campo al massimo, per cui da questo punto di vista le cose si elidono o, se volete, si pareggiano. E quando una partita finisce al supplementare puoi ben dire che sono i piccolissimi dettagli, le scelte quasi invisibili, che fanno la vera differenza.

Su questa serie, tirando le somme di quanto successo finora, posso dire che secondo me è molto più equilibrata di quanto mi aspettassi (Cremona ha un gioco più sano, Venezia ha più giocatori) e che dunque tutto può ancora succedere, anche se continuo a ritenere Cremona favorita.

A questo punto però, se tanto mi dà tanto, mi sa tanto che la serie finale, chiunque ci arrivi fra Venezia e Cremona anche se la gara decisiva la potrebbe giocare in casa, sarà a senso unico, visto quello che ha fatto Sassari a Milano. Su Milano ha scritto tutto Buck e non si può che sottoscrivere in pieno. A me disturba il fatto che, a quanto leggo, per l’anno prossimo pensano di continuare nell’equivoco di queste ultime stagioni affidandosi a giocatori ai quali, anche a giudicare dal linguaggio del corpo che propongono in campo, sembra non fregare nulla di quanto succede, se perdono o vincono è un dettaglio che non inficia il loro conto in banca (come mai l’unico che si è impegnato a Sassari è stato Kuzminskas che infatti sarà anche l’unico dei forti ad andarsene? Che abbia cominciato la sua vera battaglia, quella per il prossimo contratto? Qualche pensiero malizioso, volenti o nolenti, viene subito) e nulla più. In queste condizioni anche Gherardini in cabina di regia e magari John Wooden in panchina ben poco possono fare, figurarsi Pianigiani che ha per me il grossissimo difetto, mi dispiace dirlo perché, per quanto quasi tutti a questo punto sono dell’opinione che ha Franz su di lui, continuo ad essere convinto che tecnicamente avrebbe anche le idee giuste, di non aver nessun tipo di carisma né di appeal presso i giocatori che proprio quasi ostentatamente non se lo filano. Io immagino nei miei folli sogni me stesso se fossi stato sulla panchina di Milano la mia reazione quando James ha fatto quel tiro totalmente decerebrato da nove metri che tutti hanno notato e commentato. Indipendentemente da ogni considerazione sul mio contratto con una realtà così importante dal punto di vista finanziario, cioè detto in breve anche a costo di essere licenziato in tronco, avrei rincorso James per il campo con il preciso intento di fargli il massimo del male possibile e, se mi avessero (per mia fortuna) impedito di sopprimerlo sul posto, lo avrei incatenato e relegato a pane e acqua nelle segrete del Forum. Certe cose semplicemente non esistono. E se vengono fatte allora quello che le ha perpetrate vola il più lontano possibile dalla mia presenza. La tentazione può resistere al passar del tempo e la vendetta è un piatto che si consuma freddo. E Pianigiani cosa ha fatto? Nulla! Si è lamentato (peraltro giustamente) con gli arbitri. Sulla inaudita idiozia di James nulla. Non potrò mai capirlo.

Dall’altro lato dello spettro delle squadre di basket c’è Sassari. Che in fatto di giocatori in roster, letti uno per uno rispetto a quelli di Milano fanno un po’ quasi ridere per la storia che hanno, per quanto sono costati, insomma per quello che sulla carta dovrebbe essere il loro valore. Solo che giocano e io per gente che gioca e vuole vincere da squadra vi regalo tutti i vostri Yearbook che potete stiparvi in un posto che decenza vuole non venga nominato. Dico solo che in gara uno il protagonista è stato Gentile, in gara due Polonara, in gara tre Smith (che nelle prime due gare era stato sul penoso spinto) secondo l’aurea regola che la palla deve essere data obbligatoriamente per prima cosa a quello che in quella giornata la mette spesso e volentieri, qualsiasi siano le sue statistiche comparate, analizzate, pesate, estrapolate e elaborate dal computer. Così si vince. Inutile dire che per la finale farò un tifo sfegatato per il Poz, amico mio, di cui ho ancora il berretto invernale che mi ha regalato quando ci siamo visti mentre faceva il vice di Mršić al Cedevita. Il quale Cedevita intanto, piccola divagazione, sembra stia fallendo nel senso che il padrone ha deciso che non valeva la pena di buttare via soldi in una squadra che a Zagabria nessuno riconosce come sua, tutti facendo storicamente il tifo per l’attualmente disastrata Lokomotiva, poi Cibona, ed ora si è recato a Lubiana per vedere di mettere insieme una specie di joint venture Cedevita-Olimpija che non si sa bene come dovrebbe strutturarsi. Comunque vada a finire ho l’impressione che siamo alla vigilia della morte congiunta del basket tanto sloveno che croato.

Sulla faccenda che avete tirato in ballo dei tiri liberi posso dire meno male che vado in pensione e dunque potrò scrivere su questo sito il trattato ponderoso che la questione richiede. Per ora solo il “titolo”, diciamo così: “Perché in tutte le attività umane che presuppongono movimenti ripetitivi, dalla musica allo sport, la tecnica viene acquisita e allenata in modo maniacale, in tutte le attività meno che nel basket moderno?”.

Per finire voglio riportarvi a mo’ di curiosità e anche per tirare acqua al mio mulino quanto ho letto oggi sul Delo in merito a quanto detto ieri in uno stage per arbitri di calcio a Brdo (la Coverciano slovena) da Damir Skomina (accento piano sulla “i”), l’arbitro della finale di Champions’ (capodistriano purosangue che parla benissimo l’italiano e che i nostri Arden e Robi conoscono da sempre). Ad una domanda su come gli arbitri di vertice si preparino a una partita di tale importanza ha detto: “Il reparto analitico dell’UEFA consegna allo staff arbitrale prima della partita da 60 a 70 pagine di materiale per ogni squadra. Non entro nei dettagli, ma posso darvi due esempi. Sui calci da fermo è importante sapere quale sia il destinatario preferito dei cross per poter sapere in anticipo quale sarà la zona più calda nella quale puoi attenderti tirate di maglia. Altro esempio: devi assolutamente scoprire chi sia il leader della squadra per poter stabilire un contatto con lui ed avere il controllo della situazione. Non è assolutamente detto che il leader sia il capitano (e infatti Icardi…NdST). Esistono leader silenziosi che bisogna assolutamente portare dalla propria parte. Sono questi i particolari che fanno la differenza”.

Insomma cosa scrive già da tempo Sergio su come si tratta una squadra? Tale e quale senza esser ricorso al mega reparto analitico dell’UEFA, solo avendo lavorato per anni sul campo con i ragazzi. Adesso però ci sono i Mondiali femminili. Sarei molto curioso di sapere cosa scriverà il reparto analitico su come si tratta una squadra di femmine. Se pensano di fare come con i maschi ne vedremo delle belle.