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Sto per andare in ferie dopo aver finito le mie telecronache della serie finale del campionato sloveno (3 a 1 per il Helios Domžale sullo Zlatorog Laško in una serie che non ha visto ancora una volta al via né Olimpija né Krka, ma che è stata molto meglio giocata rispetto a quella dello scorso anno fra due squadre decenti che praticano un basket sano) lasciando ai colleghi il compito di commentare gli Europei di calcio e in attesa di tornare al lavoro per le Olimpiadi, per cui ora avrò anche un po’ più di tempo e dunque, a chi interessa, penso che mi farò vivo più spesso. Anche perché sono un pigro totale, per cui penso che rimarrò a casa durante questo mese e dunque avrò molto più tempo da riempire quando mi sarò rotto le scatole di prendere il sole (sempre che arrivi) o di risolvere sudoku.

 

Un paio di note en passant. Milano mi sta sorprendendo (scrivo sul 2 a 0), nel senso che sembra aver trovato di colpo il lume della ragione e stia facendo quello che era solo logico dovesse fare: spingere come ossessi sotto canestro e far valere la brutale superiorità fisica sugli acciaccati emiliani segnando da sotto o dopo svariati rimbalzi consecutivi in attacco. Ogni tanto qualcuno segna da fuori e apre la scatola, la difesa sembra concentrata e competente, Gentile si è rassegnato a fare il giocatore come tutti gli altri senza voler dimostrare di essere “il” fenomeno, per cui se continua così non vedo come possa perdere, ragion per cui mi toccherà rimangiarmi amaramente tutto quanto scritto nel post precedente.

Secondo: tutta la diatriba FIBA-ULEB meriterebbe una serie infinita di post, che dico, meriterebbe un instant book in quattro volumi, e non è detto che non ci ritorni quando la nebbia si sarà un po’ diradata e comincerò a capirne qualcosa di più. Mi era stato chiesto di scrivere qualcosa, ma non l’ho fatto per una semplicissima ragione: quando dico o scrivo una cosa mi piace essere ragionevolmente sicuro di quello che dico o scrivo. Se non lo sono, lascio perdere. In tutta questa faccenda mi manca il dato fondamentale. Accertato che è stata la FIBA a cominciare tutto questo casino (siamo d’accordo? a me sembra di sì) la domanda è ovviamente: cosa pensa di ricavarne e dove sta andando a parare? E qui casca l’asino. Io, e come me penso tutti, inizio una disputa quando ho, o almeno credo di avere, sufficienti briscole in mano per poter sperare di vincerla. Se non le ho, non la comincio. E allora, quali carte di atout, di grazia, pensa di avere in mano la FIBA? E soprattutto perché ha messo in piedi tutto ‘sto casino? Per poter far disputare le qualificazioni europee durante la stagione in termini prefissati? Non lo posso credere che sia per questo, perché in questo caso sarebbero semplicemente troppo imbecilli e mi rifiuto di credere che siano tanto idioti da segarsi il ramo sul quale stanno seduti. Il dato che anche i fenomeni della FIBA dovrebbero dare per scontato è ovviamente che esattamente tutti i migliori giocatori europei (Datome escluso) sono nell’NBA, per cui alle qualificazioni non potrebbero né soprattutto vorrebbero partecipare. Per poi giocare cosa? Un campionato europeo che già ora giocano solo per carità di patria? E dunque le qualificazioni stesse sarebbero una farsa giocata da giocatori di seconda fascia che qualificherebbero nazionali a capocchia, anzi alla rovescia, perché più scarsa è una nazione, meno giocatori NBA ha. Con ciò ovviamente screditando alla base la fase finale della competizione stessa. Alla quale, per bene che andasse, parteciperebbero comunque nazionali formate da giocatori totalmente diversi da quelli che hanno giocato le qualificazioni. E’ giusto? E’ sportivo? In definitiva fra calcio e basket la differenza è che nel calcio la vera NBA è l’UEFA (tutti i migliori giocatori mondiali sono in Europa, pari pari a quello che è l’NBA nel basket), per cui può fare i calendari a piacimento, calendari ai quali, se ci fate caso, si adeguano in tutti gli altri continenti (e segnatamente in Sudamerica che per il calcio è quello che è l’Europa per il basket), per cui le qualificazioni le giocano tutti i migliori, unica cosa che ha senso. Nel basket bisognerebbe semplicemente tentare di mettersi d’accordo con l’NBA per riuscire a strappare, che ne so, due settimane di pausa per poter permettere ai giocatori europei di raggiungere le loro nazionali. Fantascienza? Appunto. (Forse neanche tanto: e sfruttare la pausa dell’All Star Weekend, magari allungandola a due settimane?). Per cui bisogna mettersi il cuore e studiare qualcosa d’altro. Anzi, inutile neanche studiare. Basta andare avanti come si è fatto fino a adesso, compromesso secondo me molto buono e che funziona.

Tornando alle carte che ha in mano la FIBA uno, più le cerca, meno ne trova. Quest’anno c’era il bluff della minaccia olimpica, in realtà una clamorosa tigre di carta, come spiegherò subito (e infatti, pur senza alcuna contropartita se non dichiarazioni diplomatiche dal significato concreto nullo, sono subito ritornati a più miti consigli). E per gli anni a venire fino a Tokio? Zero Kelvin. Vi buttiamo fuori dagli Europei? E noi, e parlo di Spagna, Turchia, Russia, Grecia, Italia, Francia, magari anche Germania, baltiche e ex jugoslave, ne organizziamo uno nostro e voi andate a farvi friggere. Attenzione: non parlo qui di Federazioni, ma di club e giocatori, in realtà quelli che hanno esattamente tutti i coltelli, asce, machete, quel che volete, dalle parti del manico (leggi soldi). Ci buttate fuori dai Campionati nazionali? E noi organizziamo una serie di leghe sovranazionali, tanto i campionati nazionali sono di questi tempi nella maggior parte dei Paesi europei, a parte appunto Spagna, Turchia, Russia e Grecia, di livello medio talmente basso che per avere competitività bisogna allargare per forza i vari bacini di interesse. Del resto non per niente sono nate la Lega Adriatica, quella Baltica e via dicendo che sono i veri campionati di riferimento per praticamente tutte le realtà importanti di quei Paesi che non sono quei pochissimi elencati sopra. Ci buttate fuori dalle Olimpiadi (minaccia estrema)? Sfiga. Poi andate voi a spiegare a Bach e compagnia perché il torneo di basket ha fatto schifo. E se non sarete convincenti il basket la volta prossima non ci sarà più alle Olimpiadi non producendo audience e dunque soldi, il che al CIO attuale è l’unica cosa che interessa. E’ veramente quello che volete?

Ecco perché dico che non capisco e che molte cose mi sfuggono. Perché di grazia persone apparentemente sane di mente comincerebbero una guerra dotandosi di pistole a acqua mentre dall’altra parte li attendono i bazooka? Con l’NBA, la padrona assoluta del basket mondiale, che non occorre essere indovini per capire da che parte stia. E infine: è bastata la sentenza di un oscuro tribunale per smascherare tutto il bluff che fra l’altro si è dimostrato illegale oltre che sportivamente demente. E tutto ciò in attesa della scontata sentenza della Commissione Europea che dovrebbe tagliare definitivamente la testa al toro.

Per riassumere: il basket, condizionato com’è dai calendari imposti dall’NBA, dovrebbe come compito principale nel breve periodo trovare un equilibrio fra l’attività internazionale a livello di nazionali gestito ovviamente dalla FIBA e l’attività di club che purtroppo, NBA incombendo, normalmente collide con quelle che sono le esigenze del basket per nazionali (ricordo, nel calcio la UEFA gestisce ambedue le attività, per cui non è mai in conflitto con se stessa). Un compromesso perfetto per ambedue non potrà mai essere raggiunto, tanto meno se una delle due parti (fra l’altro, curiosamente, quella nettamente più debole) ingaggia battaglia. Perfetto no, ma soddisfacente secondo me sì. Come detto l’attività com’è strutturata adesso mi sembra funzionante. Migliorare si può, ma stravolgere no. E come quelli della FIBA non ci arrivino è il mistero ultimo che mi fa pensare che ci sia qualcosa dietro. Perché se no sarebbero semplicemente scemi.

Saltando di palo in frasca voglio parlare di fuoriclasse. Come sapevano benissimo i latini, “qui bene distinguit bene docet”. Si tratta di trovare una definizione per il termine fuoriclasse. La quale può essere di più tipi, tutti legittimi perché siamo in presenza di gusti e percezioni individuali e dunque, se voglio continuare a fare il latino, “tot capita tot sententiae”. Il mio “caput” mi fa credere (sapete benissimo che ne sono convinto, ma voglio essere diplomatico – dimenticate quanto avete appena letto NdA) che fuoriclasse in uno sport di squadra sia semplicemente colui che rende la squadra nella quale gioca migliore rispetto alla somma delle capacità individuali dei suoi compagni. Più eleva il rendimento della squadra, più fuoriclasse è, detto in soldoni. Purtroppo la lingua batte dove il dente duole e non si può non parlare della sensazione mediatica del momento, ovviamente Steph Curry. Il quale è un grandissimo specialista, forse il più grande di tutti i tempi, ve lo concedo, ma sempre specialista rimane, mentre la categoria del fuoriclasse appartiene a un’altra categoria di giudizio. Per esempio uno dei più grandi fuoriclasse di tutti i tempi, Magic Johnson, come tiratore era onestamente mediocre. Lasciamo stare che con gli anni si è costruito un tiro meccanico sì, ma efficace, e che soprattutto, essendo appunto un fuoriclasse, i tiri decisivi non li ha mai sbagliati, ma il suo impatto sul gioco della sua squadra è stato monumentale facendo rifulgere in tutto il suo valore un quasi 40-enne Jabbar (altro straordinario e sicuramente irripetibile nel suo ruolo specialista) e rendendo un giocatore di basket utile alla causa anche una pippa gigantesca come Kurt Rambis. Fuoriclasse è stato Larry Bird (come sapete il mio preferito, ma qui, e non lo dico per vezzo, ma seriamente, è questione di gusti) e ovviamente il più grande di tutti è stato Michael Jordan, anche lui, ci crederete o meno, visto a inizio carriera come tutto meno che un tiratore (che poi avesse imbucato il tiro decisivo per far vincere North Carolina era stata una sorpresa per tutti – evidentemente non sapevano ancora con chi avessero a che fare). Tutti quelli che non hanno visto sue partite intere e vedono su You Tube solo i highlights si saranno messi a ridere su quanto scritto. Il problema però è che i highlights mostrano solo le azioni decisive e MJ, da fuoriclasse ineffabile, nelle azioni decisive non ha mai sbagliato, per cui tutti pensano che segnasse sempre e comunque, il che è tutt’altro che vero, in quanto in partita tirava in effetti poco e solo quando serviva. Concretamente quando, per quanto lui si sforzasse di metterli in partita, nessuno dei compagni ci prendeva, per cui era costretto a mettersi in proprio per vedere di salvare la partita. Se avesse fatto il giocatore moderno, tipo James Harden, credetemi, sotto i 70 in partita non sarebbe mai andato. Solo che Chicago mai avrebbe vinto sei titoli. Con giocatori (Wennington, Longley, Scott Williams, Harper, lo stesso Pippen che una volta rimasto senza Jordan è stato ridimensionato drasticamente) in realtà non certamente fenomenali, ma che lui faceva girare al di là del loro massimo. Proprio per questo aveva osteggiato ferocemente l’arrivo a Chicago di Kukoč, un altro fuoriclasse nel suo ambito, che però rischiava di mandare a escort tutti gli equilibri della squadra e del gruppo se solo avesse voluto fare a Chicago quello che faceva nella Jugoplastika. E infatti dopo un lavoro ai fianchi che non si può che definire feroce mobbing Kukoč è stato lobotomizzato finendo per fare anche lui il gregario. Cosa che mi ha fatto più volte dire che proprio per questa sua acquiescenza non posso annoverarlo fra i più grandi giocatori jugoslavi di tutti i tempi. Se lo fosse stato veramente, si sarebbe ribellato, avrebbe chiesto il trasferimento da qualche altra parte dove avrebbe potuto fare il fuoriclasse. Europeo e dunque impossibile che in America ti sia data in mano una squadra? E allora andate a cagare, torno in Europa. Certe cose, tipo la dignità personale, non devono avere prezzo.