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Quel che è troppo, è troppo. Quando poi sono tirato in ballo personalmente per le vostre sterili e, scusate, stupide diatribe con dialogo fra sordi e conseguenti passaggi, esaurite le argomentazioni di tipo apodittico (è così perché è così) agli insulti più volgari, allora la misura è assolutamente colma. Mi ha fatto veramente male leggere da qualcuno che sarei io quello che fa tacere coloro che non la pensano come la maggior parte dei frequentatori di questo blog per far in modo che prevalgano le opinioni di coloro che sostengono le mie tesi. Tutto sopporto, ma non i falsi facilmente documentabili. Basta ritornare infatti al post nel quale esortavo soprattutto Edoardo a non rispondere agli interventi incensatori delle magnifiche e rutilanti somme qualità del basket di Oltreoceano per fare in modo che questo vomitevole andazzo finisse una buona volta per tutte. La gentile richiesta di non continuare a parlare dell’NBA (tutti! non solo i suoi talibani) è venuta dopo. E’ assolutamente offensivo pensare che io possa sentire il bisogno di venir incensato e che goda nell’avere un codazzo di cortigiani accondiscendenti. Chi mi conosce di persona per le varie sconvenscion non potrà che confermarlo. Del resto, se in tutti questi anni ho voluto per libera scelta rimanere a TV Capodistria con gratificazioni sia finanziarie che di esposizione mediatica incomparabilmente minori che se non  fossi andato a lavorare in qualche grande TV, una ragione pur ci sarà. Comunque complimenti: non pensavo che alla mia età qualcosa potesse ancora pungermi tanto sul vivo.

 

A me piace scrivere e dividere le mie opinioni con persone intelligenti che magari non le condividono, ma che discutono pacatamente adducendo argomenti validi, ma leggendo costernato il codazzo di totali stupidità cattive che ho visto in coda al post di ieri, dico solennemente: BASTA! Finitela! Non voglio più leggere insulti. Non mi diverto più quando le cose prendono questa piega, per cui penso che questi miei commenti quotidiani siano molto in dubbio d’ora in poi. Minaccia di privarvi delle mie illuminate opinioni? Ma fatemi un piacere! Ripeto, io scrivo per divertirmi, dico la mia, e se a qualcuno piace va bene, se no amici come prima. Tento solo di scrivere cose logiche, di buon senso, di quel buon senso che tante volte manca completamente. E quando manca non mi diverto più.

Per esempio leggo Marco che, cifre alla mano, in modo secondo me geniale spernacchia il famoso oracolo del plus-minus. Poi si materializza qualcuno che va contro la logica più basilare suffragata da numeri incontrovertibili, basando il suo ragionamento sul fatto che, se così si fa in America, allora è giusto a prescindere. E’ solo ovvio che il plus-minus sia una puttanata galattica. Manca infatti il riscontro più elementare e ovvio: assieme al giocatore in questione chi erano gli altri quattro in campo? E contro quale quintetto avversario si giocava? E’ solo ovvio che se io, giocatore scarso, gioco in un quintetto con i quattro più forti della mia squadra contro il quintetto delle riserve avversarie avrò un plus-minus nettamente migliore rispetto al mio compagno nettamente più forte che è stato in campo con me e altri tre panchinari contro il primo quintetto avversario. A me queste cose sembrano talmente banali che non vale neanche la pena discuterne. Eppure c’è gente che lo fa. E la cosa mi sconvolge.

Visto che non sono proprio dell’umore giusto, per parlare dell’Italia mi limito a tradurre quanto scritto per la mia rubrica sul Primorski uscita oggi (dunque scritta ieri sera subito dopo la partita, prima di leggere i giornali nonché i vostri commenti), sperando che l’amico Jan (il redattore) non mi denunci per violazione di copyright (Jan, prosim te, oprosti mi in spregledaj!).

Alla fin fine l’Italia ce l’ha fatta. Niente da dire, ieri a Berlino si è consumato un dramma cestistico, difficile etichettarlo diversamente. Se guardiamo alle cose con occhi sobri e non ci lasciamo influenzare dalle urla belluine dei commentatori di Sky allora bisogna senz’altro dire che l’Italia ieri a Berlino ha giocato male, molto peggio rispetto alla prova scintillante della sera prima contro una Spagna assolutamente irriconoscibile. Nuovamente in attacco ha giocato molto piano, senza alcun tipo di gioco in profondità, con un tipo di gioco che, se possibile, ha riprodotto in modo ancora più scarno e monotono quello che si pratica nell’NBA. Uno dei giocatori si lancia in uno contro uno, tira lui, se non ci riesce riapre a un altro che prova la stessa cosa e così avanti fino all’infinito. A me è stato insegnato, e anche io stesso ho provato a insegnarlo, che il basket è uno sport collettivo e che l’azione migliore è quella che coinvolge tutti e cinque i giocatori in campo (e fra di loro soprattutto i centri) e che in ogni momento ciascuno di loro deve essere pericoloso per il canestro avversario. Va be’, ora si gioca in modo diverso e bisogna rassegnarsi. Un gioco del genere però non lo apprezzerò mai, neanche sotto tortura, come mai mi piacerà. Nel contempo bisogna però ammettere che gli italiani hanno giocato in modo molto responsabile in difesa, per quanto abbiano lasciato a Schroeder troppe consecutive azioni individuali con conseguente penetrazione fino al canestro (e provare almeno una volta a andare in tre su di lui per vedere l’effetto che fa?), in generale però hanno chiuso molto bene sotto i tabelloni andando bene a rimbalzo, e inoltre finalmente in attacco sono emerse gerarchie ben definite. Ora finalmente si sa chi tira per primo, chi è la seconda opzione, chi la terza e così via. E questa è stata anche la salvezza dell’Italia, in quanto il canestro decisivo per il supplementare e poi quello fondamentale del supplementare sono stati segnati da Danilo Gallinari che è di gran lunga il miglior giocatore italiano per conoscenza del gioco, intelligenza e coraggio.