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Prima le cose veramente importanti. Per Goffredo Copparoni: dove e quando? Solo un paio di settimane di preavviso, per favore, per organizzare i necessari giorni di ferie.

 

Ora alle cose meno importanti. Una precisazione sul mio tifo agonistico. Che io tifassi per la Jugoslavia contro l'Italia lo sanno anche i sassi, per cui mi sembra strano che ci sia ancora qualcuno che se ne meravigli. Al di là delle mie origini etniche che in questo caso c'entrano molto relativamente, la ragione principale per la quale tifavo visceralmente per la Jugoslavia era esattamente quella riportata da Vilfan l'altra sera. I miei sentimenti erano esattamente, totalmente gli stessi suoi e dei suoi compagni di nazionale. Che magari il Campionato italiano fosse di un pelo superiore anche a livello di risultati rispetto a quello jugoslavo io, come penso anche gli jugoslavi stessi, non lo mettevo assolutamente in dubbio, che però in Jugoslavia, con tutti e soli giocatori locali senza uno straniero (leggi americano) che fosse uno si giocasse un basket più bello, più creativo, più appagante e in definitiva molto più bello questo l'ho sempre creduto fermamente e nulla è sopravvenuto in questi anni a farmi cambiare idea. E io in ogni sport ho sempre tifato spudoratamente per quelli che a mio avviso giocavano meglio. Per dire: nell'hockey tifavo sempre URSS contro Cecoslovacchia. Solo su questo impianto potrebbe eventualmente aggiungersi anche il fattore etnico, ma spero che mi crederete se vi dico che le vere motivazioni erano quelle suddette. Tanto più che da bambino, prima di entrare in contatto con lo sport jugoslavo (ricordate sempre, come scritto nel libro, che io ero uno sloveno, sottolineo, sloveno di Trieste e che la Jugoslavia era per me un concetto astratto), facevo un tifo tremendo per l'Italia, tanto che mi ricordo soffersi molto quando vidi che mio papà e gli altri che ascoltavano la radio con lui festeggiarono rumorosamente un famoso 6 a 1 per la Jugoslavia contro l'Italia nel calcio a Zagabria (dovevo avere 6 anni o giù di lì). (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto").

E proprio per questa semplice ragione che posso dare l'impressione di tenere meno alla Slovenia rispetto a quanto facessi nei confronti della Jugoslavia. Emotivamente invece le cose sono del tutto diverse: la Slovenia è la "mia" nazione, senza se e senza ma, e faccio il tifo per lei a prescindere. Però nel basket mi ha già dato troppe delusioni perchè possa essere entusiasta di come gioca, cosa che traspare dalle telecronache, per cui se perde meritatamente, o anche stupidamente, come accaduto milioni di volte, la cosa non mi sconvolge più di tanto, sempre nell'ottica del tifo in favore di chi gioca meglio o in questo caso del tifo contro chi demerita. Una piccola chiosa: la dissoluzione della Jugoslavia ha causato in me, come penso in tantissimi altri, una strana reazione emotiva che si è materializzata nel tempo. Se subito dopo la dissoluzione stessa facevo ancora e sempre il tifo per tutte le jugoslave (a parte i serbi che continuo a reputare i massimi colpevoli della morte jugoslava, ma sono, come detto, sloveno, per cui per favore non iniziate una polemica in merito perchè con me non avrebbe senso) col tempo e soprattutto con il progressivo ricambio dei giocatori che avevano giocato con la maglia jugoslava sono diventate nazioni come le altre, tanto che ora, per esempio, un Croazia-Belgio in qualsiasi sport dal punto di vista emotivo mi lascia totalmente freddo. Cioè faccio il tifo per chi mi sembra giochi meglio.

Europeo: il problema è ora trovare il modo e tempo di andare a vedere alle Stožice Italia-Slovenia in primis e poi magari Slovenia-Grecia o Italia-Croazia (sempre che...se perde oggi con la Slovenia potrebbe, mi sembra, ancora uscire, dovendo affrontare la Cechia nel confronto diretto) e soprattutto Italia-Spagna. Slurp, slurp! Farebbe Paperino. Pensare che la Svezia, che è, confermo, una squadra di tremendi pipponi, possa battere la Turchia (e fin qui, vista l'armata Brancaleone sfaldatasi nelle mani di Tanjević, ci potrebbe anche stare) e poi l'Italia di 20 è, permettetemelo, impossibile. Soprattutto perchè l'Italia, e questa è la notizia che mi attendevo, è una squadra vera, un gruppo di uomini che si aiutano a vicenda, dove ognuno prova a fare il meglio di quello che può senza egoismi e protagonismi (eroico, per lui ovviamente, in realtà normale e saggio, ieri Belinelli a rinunciare a tanti tiri che normalmente prenderebbe vista la giornata storta che ha vissuto) e che dunque riesce a vincere largamente anche partite nelle quali non entra un tiro che sia uno. E se qualcuno vi dice che è stata la difesa finlandese a disturbare le medie degli italiani sputategli in faccia perchè l'Italia per tutta la partita ha avuto la facoltà e la bravura di crearsi tiri apertissimi (Belinelli e Aradori soprattutto) che però proprio non volevano entrare, per quanti secondi di mira potessero prendere. Appena i suomi sono calati, quando è entrata la prima tripla (di Cinciarini -!- giustamente considerato MVP anche se il suo pur grandissimo lavoro su Koponen gli è stato molto facilitato da Koponen stesso), quando Aradori ha trovato due autostrade a canestro, insomma, appena la partita è arrivata a più 10 si è avuta la netta sensazione che fosse finita. E, credetemi, solo le vere squadre ti danno questa ben precisa sensazione che dal vivo (quando il body language dei giocatori è molto ben visibile e interpretabile) normalmente non tradisce mai. Scusatemi, ma gli zebedei mi stanno vorticando, dire di aver vinto contro gente che non la metteva mai non è poi 'sta gran cosa vuol dire, a mio modestissimo avviso, non aver mai giocato nella propria vita una partita vera di basket, o se la si è giocata, non averci capito niente, e in subordine capire ben poco dello sport in genere e del basket in particolare. Certo che sbagliavano, maledizione! Erano morti, defunti, estinti! Fisicamente e psicologicamente! Triturati nell'animo. Perchè allora all'inizio segnavano? Due triple Salin, una Moettoelae, una Rannikko e poi basta. Sarà un caso? E chi e come li aveva uccisi? Ma fatemi il piacere!

Poi c'è stata Turchia-Grecia. Mio fratello ha comprato i biglietti per questa partita ed è venuto a vederla assieme alla moglie e alla cognata con il figlio che, essendo nato in Grecia, è venuto con un bandierone ellenico per fare il tifo per i suoi. Prima di partire lo avevo avvertito al telefono che aveva fatto un pessimo affare perchè sarebbe stato un massacro. E così è stato. Tanjević dovrà spiegare l'importanza di Turkoglu che è stato di gran lunga il miglior giocatore greco, come prima era stato il miglior finnico e poi italiano. Eppure lo ha tenuto in campo per tantissimi minuti, tutti di troppo. E dire che i turchi all'inizio sembravano una squadra, con un play che provava a servire i lunghi, con Iljašova che sembrava un giocatore di basket vero (nel secondo quarto), insomma erano guardabili. Poi però (mentre scrivo sto guardando con un occhio la Formula Uno) i greci hanno imposto il loro nettamente maggior passo di gara ed è stata la classica notte fonda. Qualcuno di voi ha scritto, più che giustamente, che i greci sembravano una squadra di 30 anni fa. Cioè giocavano a basket. Eppure 30 anni fa Trinchieri era bambino a Abbazia (Opatija, per i non italiani) a innamorarsi del basket grazie a Dražen Petrović e dunque non può certamente essere considerato un fossile del passato. Che sia semplicemente un bravissimo allenatore? Che fa giocare la sua squadra secondo schemi umani con un play, uno di riserva che gli dà qualcosa di diverso, con due centri dalle gerarchie ben precise (uno Bouroussis e due Mavrokefalidis) con un'ala piccola vera, purissima, quale Perperoglou che finalmente gioca nel suo ruolo e non da guardia o qualcos'altro come fa nel club, con una serie di giocatori duttili che possono giocare in molti ruoli in modo intercambiabile e soprattutto, come ha acutamente osservato uno di voi, quando occupano un ruolo sanno come farlo e cosa serve, tipo Kaimakoglou, Printezis o Papanikolaou, con un marine dai compiti precisi quale Bramos e con il classico giovane promettente da svezzare quale Kavvadas. Insomma una squadra che è un piacere seguire. L'unica, finora? E ieri, bisogna ricordarlo, senza il faro, il catalizzatore principale, uomo assolutamente chiave, che è Spanoulis. Poi, che possano non vincere, in primis, per me fra qualche ora, contro l'Italia, può anche succedere, ma che per ora siano la squadra di basket di riferimento di questi Europei mi sembra indubbio.