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Sbrighiamo subito le cose veramente importanti. Dico subito che, per come si sta strutturando il lavoro estivo nella nostra redazione, il periodo migliore per organizzare la nostra sconvenscion sarebbe o l'ultima settimana di giugno o la prima di luglio. L' idea è quella di fissare l'appuntamento o per il venerdì o per il sabato. Dico subito che un amico ha proposto magari per tutti e due i giorni. Personalmente non avrei assolutamente nulla in contrario e se uno pensa di pernottare a Trieste fra i due giorni abbinando magari il tutto ad un giro turistico della nostra splendida città gli dico subito che farebbe un affare. A questo punto mi aspetto una consultazione frenetica fra chi pensa di venire, aggiungendo però subito che la cosa sarebbe molto opportuna che fosse svolta attraverso i vari canali dei moderni network sociali dei quali fate sicuramente parte e non a mo' di commento sul sito che sarebbe bello fosse riservato solamente ai commenti sui miei post – cioè andando avanti come finora. Mi aspetto che uno di voi prenda in mano la situazione e che faccia un'approfondita ricerca comunicandomi poi alla fine quando la cosa sarebbe fattibile in modo che poi mi metta in moto per l'organizzazione. Nel senso che devo sapere circa quanta gente intende partecipare per scegliere ovviamente il luogo più adatto. Aggiungo solo che quando sono in ferie sono in ferie, cioè disponibile 24 ore su 24, che in compagnia non sono certamente mai il primo ad andarmene, semmai il contrario, e che dunque i tempi sono l'ultimo dei problemi.

Passando ora ai controcommenti su quanto avete scritto dopo il mio ultimo post. Allora nell' ordine:

1) mi ha fatto venire una fitta al cuore l'unico commento che c'è stato sul mio fantaracconto che secondo me tocca invece il cuore stesso del problema del futuro del basket non solo in Italia, ma nel mondo intero. Skuer si chiede chi vincerebbe fra le squadre del passato e quelle del presente, lasciando intendere che lui crede che vincerebbero facile quelle moderne. Se è per quello ne sono convinto anch'io, ma il punto è completamente fuori bersaglio. Chi vince? Risposta: un sonoro chissenefrega!!! condito da una saporita pernacchia. Il problema è tutto qua: le vittorie nei campionati giovanili sono totalmente irrilevanti, insignificanti, anzi più che inutili controproducenti come ho avuto più volte modo di dire anche parlando di casi concreti. I giocatori si creano come si creavano una volta: nel mio racconto è solo ovvio che sono perfettamente convinto che gli unici giocatori veri in potenza potevano essere Tonino e Marco, i due della prima partita, mentre il megascontro della seconda scena era totalmente inutile. Finchè non ci si rende conto di questa semplice verità, smettendo di alimentare inutili settori giovanili delle grandi squadre che succhiano soldi per niente, mentre gli stessi soldi, anzi molti di meno, si potrebbero devolvere all'attività di base delle società piccole legandole solo all'obbligo di dare a chi le supporta il giocatore vero che ne dovesse eventualmente uscire, non si creeranno giocatori. Ne sono fermamente convinto, anche perché tutti i fatti mi danno continuamente ragione. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

2) cestisti che farebbero meglio a darsi all'atletica. A volte mi sembra di parlare ai sordi: eppure avevo premesso subito che l'atletica è uno sport complesso, che richiede gesti tecnici sofisticatissimi e che pensare che dirottare sic e simpliciter le disgrazie cestistiche verso l'atletica sarebbe tempo perso. Il discorso è ovviamente più profondo: la domanda chiave è: perché i talenti atletici non vengono da subito indirizzati all'atletica e li si lascia giocare impunemente a basket, dove fanno solo danni? Eppure con lo spirito di questi tempi, nei quali si sta perdendo irreparabilmente il gusto del divertimento, nel quale gli allenamenti sono sempre più torture invece che esplosioni di gioia e creatività, darsi all'atletica dovrebbe essere meno traumatico che nei tempi passati, quando sport significava, appunto, diporto, secondo la sua origine etimologica inglese. Oggigiorno i giocatori sono ben contenti di andare a fare pesi in palestra per apparire più belli e più fighi, mentre una volta solo l'idea di fare allenamento atletico faceva venire l'itterizia più o meno a tutti. E dunque lo spirito per dedicarsi all'atletica dovrebbe essere quello giusto. Più o meno quello che volevo dire era questo. Sempre ferma restando la constatazione di Vittori che mi sembra indiscutibile visto lo smisurato livello intellettuale del grandissimo professore.

3) squadra americana per le Olimpiadi. Non mi interessa. Vista la concorrenza, Spagna esclusa, potrebbero venire anche quelli dei college che avrebbero ottime possibilità di vincere (volete proprio saperlo? Secondo me ne avrebbero di più!). Il punto è: che tipo di basket proporranno? Visti i trascorsi non mi sembra che ci si possa attendere nulla di buono. Del resto il loro livello intellettuale è facilmente dimostrato dalle loro dichiarazioni sulle Olimpiadi che dimostrano semplicemente come siano come uomini degli imbecilli, o per meglio dire, siano amorfi, senza personalità, carattere nè capacità di capire cosa sia lo sport. Insomma circa come Federer che non vede l'ora di andare alle Olimpiadi per andare al Villaggio olimpico, o Steffi Graf che a Seul girava beata in bicicletta per il Villaggio stesso divertendosi un mondo e mandando in crisi i coach della nazionale di atletica (a proposito del discorso di cui sopra) perché durante gli allenamenti dava la paga a tutte le loro olimpioniche di professione.

4) tabellini statistici ed assist. Leggere per favore un mio vecchio post in cui parlo proprio di questo. Ribadendo il concetto nel quale credo fermamente, che cioè le statistiche siano l'ultimo stadio delle bugie (come dicono gli americani: esistono le bugie, le grandi bugie e le statistiche), sono però prontissimo a concedere che un'analisi statistica "vera" della partita sia più che utile. E per analisi statistica vera intendo il fattore per me fondamentale: tiri forzati concessi agli avversari sul totale dei tiri da loro tentati, dato fondamentale per capire se la difesa ha fatto il suo dovere, e percentuale di tiri aperti da noi tentati sul totale di tiri fatti con relativa media di realizzazione, altro dato fondamentale per capire se l'attacco è stato buono e se il basso punteggio che abbiamo fatto è colpa del fatto che abbiamo sbagliato tiri aperti oppure perché abbiamo dovuto fare solo tiri forzati. Sulle palle perse stesso discorso: palle perse stupide (passi, 24 secondi, tre secondi, palla fuori, palleggio sulla riga, passaggio direttamente in out) versus palle perse virtuose (mancati assist per errori di esecuzione tecnica sia nel passaggio stesso che nella posizione del ricevente che nella ricezione stessa). Palle recuperate: stesso discorso, solo speculare - palle buttate via da loro versus palle da loro perse per pressione nostra. Ed infine sugli assist: l'assist è per me (vecchia scuola) un passaggio smarcante che il compagno deve solo depositare a canestro. Dunque è per definizione assist anche il passaggio dal proprio canestro al compagno libero nella metà campo avversaria che poi va a segnare in terzo tempo. Un passaggio contro la zona dopo il quale il compagno tira da tre segnando è un passaggio qualsiasi che con l'assist (concettualmente) non ha proprio nulla da spartire. L'assist deve dunque essere un qualcosa di più: un canestro segnato praticamente da chi il passaggio l'ha fatto per premiarlo in qualche modo risarcendolo dei due punti che sono moralmente suoi, ma che vanno a referto per il compagno.

Passando all'ultima parte del mio intervento vorrei, come promesso, fare qualche considerazione sui ruoli 4 e 5, cioè ala alta e centro, due ruoli secondo me complementari, ma profondamente diversi sia concettualmente che proprio tatticamente e sui quali, come su quello del play, si fa molta confusione. Partendo dalla piramide delle responsabilità decisionali in campo è solo ovvio che nelle gerarchie del gioco a comandare su tutti sia il play (ritmi di gioco, scelta dei giochi eccetera), mentre i suoi "ufficiali", chiamiamoli così, sono la guardia e l'ala alta (il 2 ed il 4), che devono essere coloro che decidono, una volta impostato dal play il gioco, come il gioco stesso debba svolgersi (conclusione personale, scarico, riapertura...), mentre il 3 ed il 5 hanno compiti fondamentali, ma da terminali dell'attacco. Cioè loro eseguono: il 3 con il tiro o la penetrazione, il 5 con la conclusione da sotto (nel basket moderno anche da fuori, anche se personalmente la conclusione da fuori del lungo la odio: se tira lui da sette metri, chi cavolo abbiamo sotto per prendere il rimbalzo?) o in uno contro uno, avendo sempre come incombenza primaria quella di prendere il rimbalzo (appunto). Ponendo l'attenzione sul 4 e sul 5 e tenendo a mente quest'ottica è solo ovvio che i loro ruoli siano totalmente diversi. Il 4 è praticamente un play avanzato e deve essere normalmente un giocatore di grandissima intelligenza cestistica. Il primo nome che viene in mente di quelli di oggidì (non fatemi pensare a Ćosić, perché mi verrebbe un terribile attacco di malinconia) è quello di Luis Scola, mentre attualmente in Europa di 4 puri, anche ad arrovellarmi la mente per trovarne altri, più di due proprio non riesco a scovarli. Che giocano fra l'altro nella stessa squadra, pestandosi i piedi, ma riuscendo a convivere proprio per la loro straordinaria intelligenza cestistica, parlo ovviamente di Erazem Lorbek e di Pete Mickeal. Chi ha giocato in modo sontuoso da 4 agli Europei è stato Pero Antić, e non per niente la Macedonia è arrivata tanto in alto. Ora all'Olympiacos sembra tutto un altro giocatore, praticamente nè carne nè pesce. Chiaro che uno come Kirilenko potrebbe giocare da 4 in modo straordinario. Però lui è un fuoriclasse della serie di Toni Kukoč, uno cioè che ridurre in campo ad un ruolo solo (come hanno fatto con ambedue nell'NBA!) è semplicemente delittuoso, trattandosi di giocatori a 360 gradi che per la loro intelligenza possono ricoprire più ruoli addirittura nella stessa azione senza prevaricare sui compagni arrogandosi prerogative altrui. Cioè riescono miracolosamente a giocare dappertutto senza fare casino, detto in soldoni. Avere un 4 di valore è praticamente avere un tesoro in cassaforte. Bisogna però saperlo usare: deve essere il giocatore che imposta la fase decisiva dell'azione trovandosi al posto giusto al momento giusto. Per esempio in lunetta negli attacchi contro la zona dopo averla mossa per un po' di tempo. Da quella posizione un 4 bravo è devastante: può tirare lui, può giocare alto-basso col 5, può riaprire al compagno meglio piazzato, può giocare in 1 contro 1 scaricando su un eventuale tagliante, insomma se sa giocare non lo fermi. Non per niente ascoltando il famoso clinic di Itoudis a Nova Gorica, quello che disse in merito alla preparazione del match contro il Tau è stato: "La nostra prima e inderogabile priorità in quella partita è stata quella di non far prendere il pallone a Scola, a costo che tutti gli avversari rimanessero magari liberi. Tanto, non avendo il passaggio automatico per Scola, poi col pallone per i primi momenti non sapevano che farsene."

Il 5 è dunque il braccio armato del 4. La miglior coppia di 4 e 5 che io abbia mai visto dopo Ćosić e Jerkov è stata quella meravigliosa dell' Argentina dei miracoli Scola-Oberto. Il quale Oberto faceva tutti i movimenti giusti dettati da quelli di Scola, facendo le diagonali (direbbero i calciatori) giuste in attacco, soprattutto lasciando che Scola menasse le danze con lui di supporto. Voglio dire che uno comandava e l'altro eseguiva (benissimo!) e vederli giocare era poesia pura. Oggigiorno di coppie del genere non ce ne sono più, proprio perchè i giocatori sono impostati ad essere un po' tutto, che poi si rivela più niente che qualcosa. E' chiaro, gli allenatori bravi trovano sempre il modo di surrogare queste mancanze escogitando giochi che in dati momenti dell'azione portino i due centri a fare qualcosa che somigli ad un movimento di collaborazione, però, sarò fissato, ma avere un 4 di ruolo che sappia il fatto suo è secondo me un vantaggio enorme, perché, come quando si ha un bravo play, l'allenatore può semplicemente dire: "Fai tu!" che tanto sa che la farà giusta. E se solo l'allenatore non è uno dei sempre più numerosi narcisisti moderni, sa altrettanto bene che facendo così farà bella figura lui con tutta la squadra. E senza neanche faticare. Il che è il massimo.