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Uno dei grandi vantaggi che si hanno a lavorare a TV Capodistria, per come è strutturato il nostro lavoro, è che si deve comunque avere un'infarinatura di qualsiasi sport ci sia al mondo. Vista l'esiguità del nostro numero è prassi da sempre che a redigere le notizie giornaliere del TG sportivo sia una sola persona, che viene lasciata sempre sola ed abbandonata, per cui o conosce un po' di tutti gli sport oppure è semplicemente fregato. Personalmente ho fatto anche tantissime telecronache di vari sport, cosa che diventa ancora più acuta quando si devono seguire manifestazioni sportive tipo Olimpiadi, dove 5 giornalisti devono seguire 25 sport diversi e dunque bisogna fare di necessità virtù e acquisire una qualche conoscenza dello sport che dovrai seguire. Ciò ovviamente porta al fatto che, dovendo seguire più o meno tutto quello che succede a livello agonistico, uno entra in contatto con tutti gli sport col risultato che certi cominciano a piacergli, per cui continua a seguirli ed a informarsi, e certi altri proprio non gli vanno giù e non li segue più. Personalmente sono tanti gli sport che non mi attirano, per cui, se a qualcuno interessa, dirò che quelli che mi piacciono, oltre ai miei "istituzionali" basket, nuoto e tennis, sono, oltre al golf di cui ho già parlato, degli sport di squadra soprattutto l'hockey (su ghiaccio, ovviamente, gli altri, non me ne vogliano gli appassionati, mi sembrano tutti dei surrogati, compreso quello sport antico e nobilissimo che è l'hockey su prato) e il football americano, degli sport individuali invece tutti quelli che presuppongono straordinarie doti mentali, sia di creatività che di capacità di soffrire e di dare sempre il meglio di se stessi andando a volte anche oltre ai propri limiti, più precisamente del primo gruppo tutti gli sport della racchetta (tennis tavolo, badminton) e quelli prettamente mentali (dagli scacchi allo snooker) e del secondo, oltre ovviamente alla regina degli sport, l'atletica, lo sci, sia alpino che di fondo assieme al biathlon, ed il canottaggio in primis. Ci sarebbe anche la ginnastica artistica, ma ai miei occhi ha regolamenti troppo astrusi, per cui non riesco a capire quanto e perché uno sia forte e la cosa mi dà tantissimo fastidio, ed io sono fatto in modo tale che, quando una cosa non riesco a capirla, non mi interessa più. (Per continuare a leggere clicca sotto su leggi tutto)

L'hockey ho dovuto seguirlo dall'inizio per questioni di lavoro (chi ha letto il libro conoscerà la storia) e devo dire subito che mi ha affascinato al primo impatto. Intanto, se si prescinde dal portiere, si gioca in cinque contro cinque come l'amato basket, solo a velocità talmente supersonica (le partite di hockey vanno viste dal vivo, in TV tutto viene schiacciato e non si riescono a percepire la velocità e la violenza degli scontri) che i giocatori sono costretti a pensare ed eseguire in frazioni di secondo, per cui il gioco di squadra è assolutamente fondamentale, perché nelle varie situazioni un giocatore o è lì dove deve essere oppure il disco non potrà riceverlo (o intercettarlo, se è in difesa). Figurarsi la discussione sulle spaziature! O tutto funziona come un orologio svizzero oppure va immediatamente a ramengo. Trovo affascinante il parallelo col basket soprattutto per come nell'hockey, proprio per la rigidità dei movimenti collettivi, sviluppi le azioni di contropiede con le aperture giuste, la conduzione del disco per vie centrali, gli inserimenti dai lati, tutto come dovrebbe essere fatto nel basket e non viene fatto. Per non parlare che si tratta di uno sport dove le mammolette possono anche rimanere a casa, perché oltre ad una incredibile forma fisica bisogna avere un pelo sullo stomaco tremendo per solo pensare di riuscire a sostenere tutti gli scontri che si avverano e nei quali vince il più forte e coraggioso. Simulazioni? Ma scherziamo? Come nel rugby un eventuale simulatore sarebbe subito lapidato per prima cosa dai compagni di squadra per lavare la vergogna di essersi fatti ridere dietro. Non per niente una delle godurie sportive che ricordo con più piacere della mia carriera è stata un'indimenticabile URSS-Cecoslovacchia dal vivo alle Olimpiadi di Innsbruck del '76 quando a volte per lo stupore quasi dimenticavo di commentare.

Se ci pensate bene il football americano somiglia tantissimo a questo gruppo di sport che piacciono a me dove l'amalgama ed il gioco di squadra sono fondamentali. È uno sport estremamente scientifico (ed il tutto sembra ancora più inverosimile visto che la maggior parte degli atleti non sembra proprio formata da aquile dell'intelletto) dove nulla è lasciato al caso, sia in attacco che in difesa che nelle situazioni speciali, nel quale o uno fa quello che deve o non gioca più, ed in tutto ciò i giocatori devono sgobbare come somari da soma facendosi un mazzo enorme per correre, placcare, spingere, subire colpi tremendi senza lamentarsi. Ed un'altra cosa mi piace: anche i giocatori più oscuri, dei ruoli meno vistosi, tipo i due pacchetti di mischia, direbbero i rugbisti, sia di difesa che di attacco, svolgono comunque un lavoro fondamentale che a volte, per un placcaggio mal eseguito o viceversa, magari per un placcaggio del quarterback (sì, lo so, i blitz arrivano dalle retrovie di solito, ma è tanto per dire) può essere l'ago della bilancia in un successo più della prestazione delle varie superstar della squadra tipo quarterback, running back, tight end o wide receiver oppure un linebacker o safety in difesa.

Breve intermezzo per rimarcare che so benissimo che il problema della Maze non erano le mutande, spero che mi sia dato credito, da professionista dell'informazione, di essermi informato bene sulla cosa, ma era tanto per semplificare e ridicolizzare un problema che in realtà secondo me è stato sollevato ad arte proprio per gli scopi di spionaggio industriale a cui ho già accennato. Ed a proposito di sci e di simulazioni cosa ne dite di Hirscher? Siete come me che sono convinto che il furbacchione debba essere sospeso almeno per una gara ogni volta che viene colto con i piedi nel sacco? O siete più buoni? Io comunque non faccio testo, perché se nello sport non riesco a sopportare un tipo di persone sono gli imbroglioni, fra i quali ovviamente annovero a pieno titolo i tuffatori del calcio.

Ed ora al punto forte. Cos'è il talento? Maledizione, mi viene da dire, ho cercato di dirlo già milioni di volte, ma evidentemente sono il classico predicatore nel deserto. Il talento è TESTA, head, cabeza, tete, kopf, glava, con i suoi corollari cuore e attributi. Tutto, ma proprio tutto, il resto viene dopo. Continuo a non riuscire a capire i ragionamenti di quelli che si ostinano a dire: "è un grande talento, ma non ha testa". Sarebbe come a dire: "oggi è una bellissima giornata, peccato che diluvi". Non ha senso. Nel caso di un artista la predisposizione, il famoso talento, cos'altro è se non una particolare configurazione dei neuroni che fa sì che il suo cervello abbia un'inclinazione maggiore rispetto al resto dell'umanità verso una specifica attività? Ed il cervello dove sta? In pancia? Ed è sempre il cervello che fa sì che questa predisposizione possa o meno venir sviluppata nella sua pienezza e che uno diventi un campione nel suo campo. Nello sport vale lo stesso con la differenza che qui il lato voglia, abnegazione, caparbietà, capacità di imparare dai propri errori, umiltà di sapere che non si finisce mai di imparare, insomma tutte queste doti caratteriali che sono lo spartiacque fra il mediocre ed il campione, sono ancora più importanti perché il gesto tecnico lo si può imparare con un'infinità di ripetizioni (che però devono essere fatte!), per cui avere il gesto tecnico già nel sangue è sì di aiuto, ma non certamente fondamentale. Ed in più la testa per esempio nel basket è, ed è proprio lì secondo me il succo ultimo del talento, la capacità di capire nel più profondo lo sport che si pratica, di capire in ogni istante cosa bisogna fare, quale sia la soluzione giusta, avere sempre la visione complessiva di quel che accade. Senza di questo semplicemente non si può parlare di talento. Una locuzione giusta dovrebbe essere: "È un grandissimo talento per il basket, peccato che proprio non abbia fisico." Cioè esattamente alla rovescia di come si ragiona perversamente oggigiorno.

Agganciandomi a quanto appena detto mi viene in mente quanto ci dicevamo ieri con Tommaso Manià in redazione. Lui si lamentava che un'altra delle ragioni per cui proprio non può più seguire l'NBA è l'ambiente stesso in cui si gioca, sempre più rutilante e variopinto con i palazzetti tutti uguali, con allestimenti anche grafici e scenografici di puro stile circense, pacchiano da dar fastidio fisico. Verissimo, non ci avevo pensato. A suo tempo vedere il mitico parquet a quadrati del Boston Garden faceva venire un brivido alla schiena dall'emozione che si provava ad assistere ad un evento che si svolgeva in un vero e proprio tempio, mentre dall'altra parte c'era il sapore hollywoodiano del Forum, c'era la grandezza maestosa del Madison Square Garden, c'era lo Spectrum di Dr.J, ogni palazzo dello sport aveva una sua anima. Ora quest'anima è sparita come anche visivamente stanno sparendo tutti i contenuti sportivi che il basket NBA poteva ancora avere. Siamo in puro circo, cosa che purtroppo mi sembra irreversibile e testimone indiscutibile (ricordate che i trend sportivi sono sempre in anticipo su quelli sociali) della decadenza della nostra civiltà occidentale. Stiamo scendendo la china dell'imbarbarimento in quanto ormai la gente vuole solo divertirsi in modo acefalo, passivo, facendosi attrarre da lustrini e spettacoli. Basta non pensare. Come dimostrano anche i blockbuster cinematografici, storie piene di effetti speciali dove una blanda ed oleografica traccia filoecologica sembra il massimo dell'impegno possibile, vedi Avatar, o anche i romanzi di successo (pare, perché io proprio non riesco a leggerli, ma amici fidati mi raccontano). La società intera sta andando verso la deriva della semplificazione più spinta, cosa che ovviamente ha il vantaggio che pensare è inutile, anzi sconsigliato: o sei con noi o contro di noi, o sei bianco o sei nero, o sei buono o sei cattivo. Mentre si sa che una civiltà progredisce quando si sanno distinguere le cose, perché solo da sintesi di pensiero esce un qualsiasi progresso in qualsiasi campo. A me sembra ovvio che le prossime generazioni saranno culturalmente colonizzate dal potente riflusso asiatico, dove ci sono in agguato popoli che sono in numero oceanico, uno che quasi duemila anni fa è stato il faro dell'intera umanità in fatto di benessere culturale e economico e che ha inventato la matematica (scusate se è poco) e l'altro che continua a ritenere che l'armonia del corpo e dell'anima sia data dall'equilibrio fra lo ying e lo yang, i due principi contrari che regolano l'universo. Che cioè credono diversamente da noi che ogni cosa racchiuda in sé anche pezzi del suo contrario.